Sofia scuote la testa, guardando un punto indefinito della stanza. «Ha semplicemente deciso che la sua immagine è più importante di me, di qualsiasi cosa ci sia stata tra di noi, e di tutto quello che ci sarebbe potuto essere.» replica.

Le mancano quasi più i momenti che non hanno avuto.

«E come si fa a prendere una deicisione simile? L'ho visto come ti guardava, quando eravamo a Palazzo Chigi ed era venuto a parlarti...è chiaro provasse qualcosa.»

«Forse quel qualcosa non era abbastanza.» sussurra, sempre con lo sguardo perso.

Lei non è abbastanza.

Abbastanza per opporsi a chiunque non voglia stiano insieme.

Abbastanza per fregarsene della stampa.
Abbastanza per accettare le conseguenze.
Abbastanza per rischiare di perdere consenso.

Non che pensa avrebbe dovuto rischiare il suo lavoro per lei, perché sa cosa significa amare ciò che si fa, e che responsabilità lui abbia, ma questo non vuol dire eliminarla completamente dalla sua vita, come se non avesse alcuna importanza.

La verità è che non importa quante volte si ripeta di essere forte e indipendente, e di non aver bisogno di nessuno, perché è la seconda volta che qualcuno la fa sentire come se non fosse abbastanza.

Ed è una sensazione orribile.

Lo era con Mattia, ma lo è ancora di più con il Presidente.

Con il primo era più una questione di principio.
Con Giuseppe Conte è questione che lei avrebbe messo da parte tutti per lui, mentre lui ha messo da parte lei.

E non c'è cosa più brutta quando sai che tu saresti disposto a certi sacrifici per qualcuno, ma non l'incontrario. Fa male, perché lui è sempre stato più che abbastanza per lei.

Mentre lei non è mai stata abbastanza.

«Stai piangendo.» le fa notare Cecilia, con un tono preoccupato.

Non l'ha mai vista piangere in tutti questi anni di amicizia.

«Non è vero.»

Lei non piange mai.

Si porta una mano sul volto, e sente effettivamente di essere bagnata. Neanche si era resa conto le fossero scese delle lacrime. Se le asciuga subito.

Cecilia l'abbraccia. «Lo sai che se vuoi sfogarti noi ci siamo.»

La ragazza si stringe a lei. «Lo so.»

«Vuoi venire a dormire da me?» le propone, non volendola lasciare sola.

Lei ci pensa su, perché forse non sarebbe una cattiva idea. Il pensiero di dormire da sola, in un appartamento che ora le sembra troppo grande per una persona, le fa venire un nodo alla gola. «Sì, grazie.»

Fortuna i suoi amici.

—-

È riuscita ad entrare a Palazzo Chigi tramite Marco Cecchi.

La mattina stessa era tornata in ufficio, con un nuovo caso pronto sulla scrivania, a cui, in realtà, non ha neanche ancora dato un'occhiata.

Decisa a riconquistare quello che le spetta, si è ritrovata nello stesso posto che aveva lasciato la sera prima, e aveva chiesto di chiamarle Marco, visto che non volevano lasciarla passare.

Insomma, un caso così importante non vuole farselo scappare.

Il bodyguard, per fortuna, sembra essere dalla sua parte. Non che le abbia detto chissá cosa, visto che non sono mai stati soli, ma si vedeva fosse molto dispiaciuto.

Protecting you. |GIUSEPPE CONTE|Where stories live. Discover now