Capitolo 68

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La notte scura e cosparsa di stelle luminose era stata attraversata da una scia che odorava di rose di campagna.

Il profumo della pelle, invitante, inebriante, appagante che trasformava in paura anche la più assoluta delle certezze.

Il silenzio del castello era stato intatto come un diamante incastrato nell'oro, così fragile all'apparenza, cullato dai sospiri innocenti che la notte porta via con sé, scura, ma così terribilmente rassicurante.

Mani che si agitavano, che scivolavano sulla pelle di seta impregnandola del loro gelo. Dita che si intrecciavano ritmicamente, unghie che affondavano nella carne con possesso, desiderio che scaturiva dai fiocchi di neve candidi che guizzavano su oceani in tramonto. Pelle da toccare e da mordere, da stringere e da accarezzare, su cui posare le guance divenute rosee.

Soltanto loro due in quella stanza illuminata dalla luce della mezzaluna immacolata che ancora una volta li guardava.

Lenzuola morbide, quelle, stropicciate per accogliere due corpi che sembravano danzare. Tessuto come il mare, increspato dalle onde in piena tempesta, turbolenza che non trovava la quiete nemmeno quando l'incanto sembrava finire.

Un oceano su cui nevicava.

Corpi che si sostenevano, che si baciavano quasi con disperazione, la malinconia della perdita di quel contatto dolce e pericoloso al tempo stesso, le spire della notte che li avvolgeva senza accennare a liberarli dalla sua prigione.

Notte, la loro unica salvezza.

Notte che li proteggeva, che li custodiva e che faceva indissolubilmente parte di loro, tenebre che li celavano a tutto ciò che era nemico e che li rendeva nello stesso tempo estranei a tutto quanto restasse fuori da quella camera.

La fredda tana del serpente.

Baci che riscaldavano, labbra rosse e gonfie che risaltavano come rose rosse che si ergevano in un giardino completamente innevato.

Così puro da abbagliare.

Lingue che si sfioravano e poi si toccavano, che si ritraevano e infine tornavano, l'umido tocco che lambiva la pelle delicata come petali di fiori e che proseguiva verso il basso, scivolava sinuosamente sul collo latteo e sulle dita che andavano poi a posarsi sul viso dolcemente ridente. Danza, quella delle loro labbra, danza lenta e sensuale che diveniva irruente quando prendeva il posto delle parole che giacevano ancora incastrate in gola.

Bassi mormorii che si infrangevano sulle mura.

Ansiti, lievi sospiri che incorniciavano i baci e l'abbraccio dei loro corpi nudi, nivei come farfalle bianche che stregano i sensi e incantano lo sguardo.

Occhi roventi, bocche che ridono.

Sguardi che percorrono la pelle, che si soffermano sulle dita ancora saldamente strette tra di loro e sulle labbra, quelle labbra da baciare, da assaporare e da possedere prima che possano sfuggire come fili di vento che si perdono tra le montagne. Occhi che si incontrano, che si vedono e si guardano, occhi che comunicano ciò che la voce non può esprimere ma che celano al loro interno segreti intoccabili.

Freddi occhi d'argento colato che si imbattono in una corona dorata troppo in alto per loro, un oro così dolce da disarmare e desiderare al tempo stesso, occhi con cui ci si brucia e con cui si ha paura di fondersi.

Sguardi che si parlano e si sfiorano, intensi come il sole che bagna un lago ghiacciato.

Argento che si scioglie, sottomettendosi ai raggi che infrangono una maschera portata per tutta la vita. Pezzi di ghiaccio che galleggiano sulle acque tormentate, acqua baciata dai raggi e che brillano sotto la loro luce.

Vampires ~ Incubus & Succubus [ Dramione]Where stories live. Discover now