Capitolo Diciannove: una chiacchierata alla luce della Luna (parte uno)

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Mi trovo in una piccola capanna, insieme ad una donna di cui non riesco a scorgere il volto. Pur non sapendo di chi si tratta, mi sento a mio agio e come se fosse una cosa abituale, scendo dalla sedia di legno su cui sono seduta ed, in questo modo, posso notare le mie fattezze bambinesche. Esco dall'abitazione, non prima di aver salutato la misteriosa figura dalle sembianze femminili. La percepisco sorridere e rivolgermi una frase d'affetto: «Tesoro mio, non fare tardi».

Annuisco più volte in modo da darle sicurezza e, una volta fuori, un'altra figura, questa volta maschile, mi si para davanti e mi rivolge altre parole calde e con tono affettuoso: «Dove te ne stai andando?», mi interroga. Io non rispondo, mi limito a mettermi un dito in bocca. L'uomo, almeno quel che credo sia, mi guarda dritto negli occhi e, solo dopo, sembra capire qualcosa. «Ah, stai andando a giocare scommetto. Non fare tardi», mi dice, posando una mano sulla mia testa e scompigliandomi i capelli. Solo dopo entra nella casa da cui sono uscita e mi lascia in totale libertà.

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Mi sveglio pian piano e, con il passare dei secondi, dimentico il sogno appena fatto. Apro le palpebre pesanti lentamente e abituo al buio gli occhi secchi per il sonno, ma allo stesso tempo stranamente bagnati da calde lacrime. Alzo di poco la testa, asciugandomi con la mano e, solo dopo, ricordo di essere ospitata nella casa del signor Ishida. «È ancora notte», dico tra me e me guardando l'haori di fianco al futon.

Ancora intontita dal sonno, mi stropiccio gli occhi più e più volte, lasciandomi sfuggire un lungo sbadiglio che mi causa altrettanti sbadigli e, solo poi, mi metto sedere.

Inaspettatamente, però, mi rendo conto che dentro la stanza c'è troppa luce, che proviene da una finestrella. Stanotte deve esserci la Luna piena.

Ma, come il mio sguardo si posa sulla finestrella, davanti ad essa noto Inosuke seduto a terra e sempre di spalle, impegnato ad ammirare la stessa luce entrare nella stanza. Lo osservo meglio: non porta la maschera e i suoi lunghi capelli, morbidi e lucenti, gli carezzano le spalle dolcemente.

Alla vista di ciò, mi ritorna in mente quello che è successo poche ore prima tra di noi. Anzi, in verità non è successo proprio niente, mi sono solo spaventata per la scoperta della strana e inspiegabile cicatrice e imbarazzata per averlo scacciato senza apparente motivo. Non riesco a far finta di non sentire il mio volto accaldarsi al solo pensiero.

«Hai avuto un incubo?», sento la chiara e profonda voce di Inosuke rivolgersi a me senza preavviso. Resta nella stessa posizione, difatti non si gira neanche e rimane a guardare il solito punto.

«E-eh?», rispondo, senza però riuscire a pronunciare altro. Le parole sembrano essersi bloccate in gola e il mio viso pare farsi ancora più caldo di prima.

«Ti agitavi nel sogno. Sembrava essere anche molto lungo dato i tuoi continui cambiamenti d'umore mentre dormivi», confessa il ragazzo. Da quanto è sveglio?

«Mi agitavo nel sonno? Non ricordo nulla...», dico provando a ricordare, ma sfortunatamente nulla appare tra le mie memorie.

Lui si volta di quel poco, puntando il suo sguardo rilassato su di me. Uno sguardo tuttavia penetrante, che mi fa sentire fragile e spoglia. Mi avverto ancora più accaldata e un nodo alla gola non mi permette di parlare. «Hai la memoria breve», dice lui, ritornando poi a guardare il piccolo pezzo di cielo che è possibile scorgere.

Quando finalmente non sento più i suoi occhi su di me, riesco a rilassarmi. Decontraggo i muscoli del corpo e il nodo alla gola sparisce. Titubante, decido di continuare a parlare; un po' per evitare di dar peso la mia strana reazione, un po' per far andare avanti la conversazione. «Che stai facendo?».

Il ragazzo non risponde subito, anzi si prende un po' di tempo, poi alza le spalle per almeno due volte di fila e, solo dopo, risponde. «Guardo la Luna piena», dice, come se provasse una sorta di nostalgia.

In questo momento sembra talmente fragile da renderlo irriconoscibile. Non che abbia mostrato questo suo lato con intenzione, ma mi sento quasi fortunata - e incuriosita - a essere una delle poche persone, se non la prima, ad averlo visto così.

Socchiudo gli occhi, posando una mano nella mia guancia in modo da constatarne il suo calore. In questo modo posso capire se il rossore è scomparso o è ancora presente. Non appena poggio la mano, avverto il mio gran calore e, la scoperta di questo, non fa che farmi vergognare ancora di più. Cerco comunque di darmi una regolata, maledicendomi mentalmente. «L-la Luna piena?», rispondo quasi intimorita nel farmi sentire.

Lui non pare essersi accorto di nulla e, alla domanda, inizia a raccontare qualcosa: «Quando vivevo tra le montagne, guardare la luna riusciva sempre a calmarmi. Forse dovresti provare anche tu, dato i tuoi sogni agitati», mi dice.

Lo sapevo. Questo ragazzo mi rende sempre più curiosa nei suo confronti. Lui può apparire rude e sempre pronto a battagliare per dimostrarsi forte e per l'immagine che vuole imporre agli altri di se stesso, che stride con il suoi modi di fare puri e bizzarri. Solo chi riesce ad accantonare i pregiudizi per poterlo, così, capire fino in fondo, può vedere il vero Inosuke; quello che ho appena potuto conoscere anche io e che spero di rivedere il più possibile: un ragazzo emotivo.

Più ci penso e più mi sento strana...
Soffoco, però, questa sensazione che non conosco e ascolto il suo consiglio. Mi alzo e lo raggiungo, infine mi siedo vicino a lui ad ammirare la Luna che, in questa notte, sembra più luminosa, grande e vicina. «È bellissima...», mi sfugge un debole sussurro, non abbastanza silenzioso da non permettere a Inosuke di sentirmi .

Inosuke mette i gomiti sulle sue ginocchia, incurvando la schiena e, dopo, si volta lentamente - troppo lentamente - a guardare il mio volto di profilo. Resta lì, nel più totale silenzio ad osservare con i suoi grandi occhi verdi, come due smeraldi, le morbide linee del mio giovane viso.

Per quanto io sia impegnata a guardare il cielo notturno, riesco a vederlo lo stesso osservarmi. Il mio cuore fa un balzo, ma ne resto comunque confusa. Lo imito e punto gli occhi nei suoi, aspettando un qualche genere di segnale da parte sua.

Lui sbatte le palpebre mentre un cipiglio si fa largo nel suo bel viso, quasi come se cercasse di ricordare qualcosa di lontano nel tempo. «Ora ricordo!», dice di getto. «I tuoi occhi sono come due gemme che ho trovato tempo fa!», continua cristallino, senza dare peso alle sue parole.

«C-cosa?», la mia voce si alza di un tono e una particolare sensazione allo stomaco di dolore, ma allo stesso tempo di leggerezza, mi causa smarrimento.
Mi rendo subito conto della mia reazione e, in modo da riprendermi velocemente, guardo dal lato opposto, prendendo un profondo respiro e facendo pressione nello stomaco con le dita.

«Tempo fa ho trovato due gemme simili al colore dei tuoi occhi!», dice sicuro e senza nessuna intenzione di alludere ad altro. «Che fine avranno fatto?».

Lui pensa di rado; molto spesso non sa quel che dice o non si rende conto delle sue parole, come in questo caso. Il non riconoscere le giuste frasi da dire può essere un problema nei confronti di altre persone, ma dopotutto... Non è forse questo il bello di Inosuke? Chi mai potrebbe essere così schietto, sincero e senza peli sulla lingua? Certo, non sempre si apprezzano persone simili, soprattutto quando si vuole sentire il contrario della verità; ma, ammetto che... sono felice di averglielo sentito dire.

Il Nostro Legame [Inosuke Hashibira X Reader]Où les histoires vivent. Découvrez maintenant