Capitolo Dieci: spiegazioni e significati

1K 87 39
                                    

Ammetto di essere stata presa alla sprovvista: Nezuko, il demone, è veramente buona e gentile, e ora non mi si stacca di dosso. Per la prima volta in vita mia non trovo, uno di questi esseri, orribile e spaventoso. Anzi direi, più che altro, che questa ragazza pur essendo potenzialmente pericolosa non incute alcun timore; né a me, né agli altri. Mi ricorda tanto la primavera; il preciso periodo dove ti siedi volentieri fuori, senza far nulla, ad ascoltare i suoni della natura. Quando, come una carezza, il vento ti sfiora la pelle, giocoso e ricco di nuova vita. Allo stesso tempo, però, mi stringe il cuore. Nezuko, insieme a suo fratello, sono gli unici sopravvissuti della loro famiglia che, a sangue freddo, è stata sterminata da un demone diversi anni prima.

Tanjiro si avvicina alla sorella, distesa supina di fianco a me, e le scompiglia i capelli. «Avanti Nezuko, lascia in pace (Nome)», pronuncia. La ragazza, però, prende a giocare con le mie vesti.

Sorrido a bocca chiusa. «Non ti preoccupare, non mi sta infastidendo», dico a lui. Tanjiro rimane immobile per qualche istante a osservarmi; poi, infine, ricambia il sorriso. «Sono felice che tu abbia cambiato idea», dice, con un pizzico di serenità.

Alzo le spalle con fare giocoso. Riconosco di essere la prima ad essere sollevata per questo, ma trovo imbarazzante ammetterlo ad alta voce. In fondo ho sempre odiato i demoni.

«Avanti, voi due, smettetela di coccolare il quel modo la cara Nezuko...», parla geloso Zeni'tsu, che si massaggia la schiena a causa della litigata con Tanjiro di poco prima. Sembra che, dopo la batosta, se la sia presa un poco con noi due.

Prendo una ciotola di riso mezza vuota sopra il tavolino, avanzata dalla cena appena conclusa, e la sposto in un vassoio di legno - che avrebbe utilizzato l'anziana signora più tardi per portare via tutto -. «Suvvia», rispondo. «Non essere arrabbiato». Afferro anche il resto delle ciotole dei ragazzi e le sistemo sopra la prima scodella in ceramica. «Riordino io qui», dico. «Se volete uscire in giardino, fate pure. Vi raggiungo subito», sorrido.

Con il dorso della mano il biondo si asciuga qualche altra lacrima e piega le labbra all'ingiù. «Grazie...», sussurra e stranamente non prova a dire altro. Si alza in piedi e va a sedersi nel corridoio esterno, davanti alla stanza.

«Ne sei sicura, (Nome)?», domanda Tanjiro.

Annuisco con convinzione. «Sì, non ti preoccupare. State guarendo e non dovete fare sforzi inutili», rispondo. «È il minimo che possa fare, visto che io non ho alcun tipo di ferita».

«Ti ringrazio, allora», dice. «Se hai bisogno, chiamaci». Le sue labbra si incurvano dolcemente verso l'alto e le sue guance si sollevano. Sembra quasi che i suoi occhi sorridano. «Vieni anche tu, Nezuko?», parla in modo dolce; ma la sorella sembra non volerlo seguire.

Sorrido leggermente. «Lasciala qui, se vuole rimanere. Verrà fuori insieme a me quando avrò finito di sistemare» dico.

Annuisce a bocca semi-aperta. «Sei molto gentile», risponde semplicemente, ma con evidente gratitudine. Dopo questo, anche lui si alza, e raggiunge Zeni'tsu.

Appena se ne va, poso le mie bacchette, utilizzate per mangiare, sul vassoio. Con calma, infine, prendo anche quelle degli altri, uno alla volta. Quando arrivo a quelle di Inosuke, però, sono costretta a fermarmi, visto che le tiene strette in una mano; la stessa mano su cui è appoggiato il suo viso. O meglio, la sua maschera. Non mi sono nemmeno resa conto che fosse qui da quanto è tranquillo - infatti faccio pure un piccolo balzo appena mi accorgo di lui -. Sembra totalmente immerso nei suoi pensieri. «Inosuke, che ci fai ancora qui? Raggiungi gli altri», dico, ma non ricevo risposta. Alzo un sopracciglio «... Potresti passarmi le bacchette?», ritento. Quando, al secondo tentativo, non risponde, agito una mano davanti agli occhi della maschera. «Inosuke?».

Il Nostro Legame [Inosuke Hashibira X Reader]Where stories live. Discover now