Capitolo Due: il Ragazzo-Cinghiale

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Rotolo letteralmente per qualche metro prima di riuscire a fermarmi. L'urto fa addirittura cadere il grosso demone che stavo affrontando fino a poco prima.
Mi massaggio la schiena, riuscendo ad alzarmi a malapena, mentre stringo forte gli occhi per il dolore.

Cos'è appena accaduto?

Cerco di alzare lo sguardo, per poter, così, capire meglio la situazione. Anzi, per poter conoscere il responsabile di tale, sconsiderata, azione. In fondo potevo farmi molto, molto male; o peggio.

Strabuzzo gli occhi quando, davanti a me, noto un cinghiale con due grandi occhi azzurri, che mi fanno quasi rabbrividire. O meglio, è solo la testa di un cinghiale; una maschera, per la precisione. Ha il corpo umano, con due braccia muscolose e ben allenate. Per la precisione, è la corporatura di un ragazzo. Tra le mani tiene due lunghe spade molto usurate, di un colore grigiastro lucente. Il suo petto è libero da qualsiasi veste, nella parte inferiore, invece, è coperto da una folta pelliccia color cammello, e questo mette in risalto ulteriormente il suo fisico asciutto.
Noto che sotto la pelliccia porta anche lui, come me, la tenuta Ammazzademoni. Non sono l'unica, quindi, che ha la missione di uccidere i demoni in questa casa.

«Ah-ah! Sono il migliore!», dice lui, esultando e alzando le braccia al cielo, rivolgendosi al demone. Credo.
La sua voce è incredibilmente profonda.

Mi rialzo di colpo, scombussolata. «Ehi, ragazzo!», lo chiamo, innervosita, dimenticandomi completamente del demone, poco lontano da me. «Che ti salta in mente?! Perché mi hai dato una testata?!».

Si volta in mia direzione appena lo chiamo, «Hah? E tu da dove sbuchi?». Mi ha notata solo ora, e sembra assurdamente sorpreso.

«Come 'da dove sbuco'? Mi hai appena travolta e mi vuoi dire che non te ne sei nemmeno accorto?!», sbotto.

Lo vedo piegare di poco la testa, come fosse confuso. Ma prima che possa ribattere qualcosa, la malvagia creatura, che è caduta insieme a me, si rialza, ghignando.

Copre, con la sua ombra, la mia figura. «Mi state prendendo in giro, spero...», dice. «Mi dispiace interrompere la vostra chiacchierata. Cercherò di uccidervi all'istante», ride, con occhi sbarrati. «E vedrò di fare fuori prima te», indica il ragazzo.

Senza pensare, riparte all'attacco, impaziente, non curandosi di me. I suoi movimenti sono ancora lenti. Probabilmente è ancora sotto l'effetto del mio precedente attacco.

Il giovane, in risposta, ride di gusto, incrociando le sue spade. «Vale la pena ucciderti. Mi farai da piedistallo!», risponde il ragazzo-cinghiale.

Lo vedo contrarre i muscoli, mentre dei fili di vapore escono dalle narici della maschera che indossa. «Terza Zanna: Sbranamento», lo sento pronunciare. Nel giro di un secondo, il demone è a terra, tagliato a metà dalle due spade. Il suo corpo inizia subito a disintegrarsi.

Non sono riuscita a seguire i suoi movimenti. È forte.

Alla fine dell'attacco, lo sento autocomplimentarsi. Rimango a bocca aperta, stupita. Ha anche usato uno strano Respiro. «Cinghiale! Fai parte della Squadra Ammazzademoni, giusto? Qual è il tuo grado?», chiedo, senza neanche rendermene conto.

«Uh? Mizunoto», risponde, calmandosi momentaneamente e mettendo un piede sopra il corpo morto dello sconfitto.

Lo guardo con fare inebetito. Non ho mai visto nessuno come lui, del mio grado almeno. Ha anche risolto la scomoda situazione con il demone in meno tempo di quanto possa provare a mettercene io. «M-mizunoto? E sei così forte?!». Forse le mie parole escono con fin troppa frenesia.

Quando sente ciò, sembra esaltarsi. Ma che dico, si esalta fin troppo.
«Sono forte, vero? Sono forte!», poggia le mani ai fianchi. «Sono in Re della montagna, in fondo. Non c'è da stupirsi! Ah-ah!».

Re della montagna? Che sta dicendo?

Lo osservo per un po' mentre si autocompiace. È forte, ma dev'essere un idiota. Poi, mentre riprendo la spada nichirin che mi è caduta dalle mani poco prima, ricordo di averla lasciata andare proprio perché sono stata colpita da lui.
«A tal proposito...», mi blocco. «Perché diamine mi hai tirato quella testata?!».

Le mie parole, però, viaggiano a vuoto. Come immaginavo, non mi ascolta nemmeno. Sembra essere in un mondo tutto suo. È in un mondo tutto suo.

È fuori di testa. Sì, dev'esserlo per forza.

Piango un po' internamente, ma decido di lasciar perdere. Non si può parlare con una persona del genere; è sicuro.

«Ah, ma sei uno scricciolo», dice improvvisamente senza peli sulla lingua, come appena caduto dalle nuvole, mentre controllo che la mia katana non abbia subito dei danni. «Per questo non ti ho vista! È colpa tua! Sei talmente piccina da essere invisibile!».

Stringo l'impugnatura della spada, cercando di non cedere alle provocazioni, forse, dette inconsciamente dal ragazzino. Sono sempre stata presa di mira da tutti per la mia forma minuta. In più la mia altezza non aiuta decisamente mai. Non raggiungo nemmeno il metro e sessanta. Ormai sono quasi abituata a sentirmelo dire. Però...
«Scricciolo, io? Dovresti guardare dove vai, invece di gettarti con la testa all'ingiù!», sbuffo. «Comunque sono (Nome) (Cognome) e faccio parte, come te, della Squadra Ammazzademoni. Il mio grado è Mizuno-».

«Zitta, femmina», mi interrompe bruscamente. Sembra aver fiutato qualcosa. Come un animale.

Per quanto possa dar fastidio essere interrotti in malo modo, siamo pur sempre in una casa piena di demoni. Deve avere le sue ragioni. Non bisogna mai abbassare la guardia.

Non emetto il minimo rumore e cerco di capire cos'abbia potuto sentire. Non ci vuole molto tempo e sento i tamburi, di svariato tempo prima, ricominciare a suonare in lontananza. «Cinghiale! Devi stare attento. Il suono di questi tamburi fa cambiare l'ordine delle stanze». Scruto attentamente ogni angolo, «Sarebbe opportuno rimanere uniti in un luogo come questo».

«Lo so perfettamente», risponde. Dalle narici escono prepotentemente due fili di vapore. Detto questo, comincia a correre, a testa bassa. «Mi butto a capofitto! Mi butto a capofitto!».

Stizzita, rivolgo lo sguardo alla sua figura che si allontana sempre di più da me. Mi farà venire un'aneurisma.

Ma dove se ne sta andando, ora? Gli ho appena detto che è conveniente rimanere insieme.
Forse, a questo punto, è meglio cavarsela da soli, che stare con quello lì.

Ci penso per qualche secondo, ma, effettivamente, è meglio non restare separati in un luogo così poco spazioso per combattere. Controvoglia, lo seguo.

Rallenta, quasi fermandosi. Adocchia una stanza alla sua destra ed entra prepotentemente, strappando il tessuto in cotone della porta Shoji.

Appena raggiungo la stanza, entro anche io, e noto che al suo interno, oltre al ragazzo-cinghiale, è presente un altro ragazzo dai capelli nero-rossastro. Anche lui porta la divisa della Squadra Ammazzademoni e impugna una curata spada nichirin di colore nero; mentre, nascosta in un angolo, c'è una piccola bambina tremante.

Infondo alla stanza, nel ciglio della porta, invece, c'è un demone molto alto, con dei tamburi attaccati al corpo.

Dev'essere lui la causa di tutto questo casino.

Il ragazzo dalla maschera a forma di cinghiale parte alla carica, e cerca di colpire frontalmente il demone. Però non ci riesce. La stanza inizia a ruotare a destra e a sinistra senza sosta al suono dei tamburi.

«Siete anche voi della Squadra, giusto? Fate attenzione ai tamburi!», dice il ragazzo dai capelli rossi, mentre tenta di proteggere la bambina terrorizzata, lì presente, dagli urti. «Può attaccare anche solo con quelli!».

Il Nostro Legame [Inosuke Hashibira X Reader]Where stories live. Discover now