Capitolo Cinque: una forza animalesca

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«È sparito, sorellona! È sparito!», gridacchia la più piccola. «Ah! Perché è sparito?! Siamo in pericolo, di nuovo!», continua il fratello più grande.

Penso per qualche attimo, ad occhi spalancati. Mi avvicino meglio a loro, trascinandomi con le nocche. «Avete detto che si è consumato, giusto?».

«Sì! Proprio così», dichiarano entrambi con certezza. «È come se si fosse bruciato!», continua il fratello.

Rilasso le spalle. «Credo proprio che il demone di questo tamburo sia stato sconfitto», desumo. «Anzi, ne sono sicura», termino. Ogni ansia, che prima si attanagliava con forza al mio stomaco, ora sembra essersi dileguata completamente.

I due non sembrano propriamente convinti. Teruko abbassa la testa, guardando, con finto interesse, il tatami.

Come dovrei comportarmi, ora?

Sono quasi completamente certa di ciò che ho appena detto. Il demone è stato sconfitto, e il fatto che lo strumento si sia dileguato, ne è la prova. Ma, per quanto sia chiaro per me, non lo è altrettanto per chi non ha a che fare con i demoni. Quindi, cosa dovrei fare?

Senza pensare, prendo le mani di entrambi, che tentano di calmarsi a vicenda. Respiro profondamente e apro le spalle; quasi a voler dimostrare una certa autorità, li osservo con sguardo fiero. «Anche senza quel tamburo, ci sono io che vi proteggo!».

Sudo freddo, sperando che questo possa averli convinti.

Non proferiscono parola, colti alla sprovvista. Subito dopo, li vedo come illuminarsi. «Giusto... Giusto!», dice Teruko, radiosa. «Fratellone! La sorellona ci proteggerà!». Il fratello annuisce più volte, raggiante.

Meno male. Sembra aver funzionato.

Lascio andare le loro mani e mi rimetto in piedi. Controllo che ogni cosa sia al suo posto: dalla divisa, alla spada.
Mentre faccio ciò, sento dei passi. Anzi, sento qualcuno correre.

«(Cognome)! Teruko!», sento la stentorea voce di Tanjiro. Fa una pausa e poi riprende. «Ragazzi!», continua. La porta Shoji si apre di colpo. Ci giriamo di scatto e, davanti ai nostri occhi, il rosso si rivela e sorride di cuore quando ci adocchia. È un po' malconcio e ha qualche ferita evidente, ma non sembra grave. «State bene, vero?», domanda, a fiato corto.

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Abbiamo passato più tempo ad ascoltare Tanjiro raccontare il suo combattimento contro il demone alla piccola Teruko che, curiosa, insisteva nel voler conoscere ogni dettaglio, che altro. Prima di poterci avviare, per cercare l'uscita, ho tentato di medicare, per quanto possibile, le evidenti ferite del compagno di Squadra dalle spade nero pece. A lavoro compiuto, ci siamo messi, tutti e quattro, in marcia.

Ora, invece, cerco disperatamente di uscire da qui. Non ne posso più di questo luogo troppo stretto.

«Senti, Tanjiro», porto la mia attenzione sul rosso. «Pensi che ci vorrà ancora molto per raggiungere l'uscita? Questa casa sembra tutta uguale all'interno». La mia perplessità si fa sempre più evidente.

«Siamo ormai vicini», risponde lui. Annusa di nuovo l'aria. «Sento odore di aria aperta. Non dovrebbe mancare molto».

Ed effettivamente, questo tipo di odore, posso riconoscerlo pure io. È familiare a tutti. Quel tipo di odore che ti porta alla mente l'immagine della natura. In effetti è proprio questo che sto immaginando: gli alberi e le foglie che, con il vento, si muovono dolcemente. Le nuvole a grappolo si tingono d'arancio a contatto con i raggi del sole, nel cielo azzurro, e un cinguettio, di uno o più passerotti, trillano nello sfondo. Tutto perfetto e rilassante, se non fosse per delle urla fin troppo sonore. La voce mi è pure familiare. «Levati di mezzo o sfodera la spada e combatti, mollaccione!».

Il Nostro Legame [Inosuke Hashibira X Reader]Where stories live. Discover now