Capitolo Diciassette: comportamenti

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«Ho visitato un luogo lontano dove le case erano costruite in pietra locale squadrata e i blocchi legati insieme grazie a calce povera o fango. I pavimenti, in più, erano in argilla pressata per riparare gli abitanti dall'umidità proveniente dal suolo!», racconta, uno dei suoi famosi viaggi, Ishida; mentre ceniamo con il cibo preparato da lui. In poco tempo è riuscito a darci due ciotole di riso con della zuppa abbinata, e a servirci il tutto con entusiasmo.

«Sembrano case di persone di alto rango o robe del genere», commenta Inosuke. Il suo volto, come al solito, è coperto dalla maschera fino al naso, tralasciando la bocca talmente piena di cibo da rendere le guance gonfie.
Pare aver iniziato a provare interesse ad ascoltare l'uomo dopo un racconto del Signor Ishida riguardo un villaggio di combattenti.

«Dal nostro punto di vista è così perché abbiamo costumi differenti, ma ti assicuro che in abitazioni simili ci vivono anche persone povere», risponde senza più alcun genere di problema nei confronti del Ragazzo-Cinghiale. Anche Ishida, adesso, sembra aver rivalutato Inosuke, dato l'interesse del ragazzo alle sue storie vissute.

Visto il loro reciproco interesse, io ne approfitto per finire il mio pasto con tranquillità. Una volta concluso giungo le mani, «La ringrazio per tutto questo cibo», dico, ringraziando educatamente.

«Figurati», dice l'uomo con un sorriso. «Non fare complimenti e prendine ancora!». Si alza con la mia ciotola per prendere altro riso, ma lo fermo prima che possa farlo. «Grazie, ma va bene così! Per ricambiare la gentilezza, mi lasci mettere in ordine tutto quanto».

«Non se ne parla; siete miei ospiti. Pensa a riposare». Ishida rifiuta un'altra proposta d'aiuto e posa la ciotola sopra il piccolo mobile di legno della sua cucina, in modo da poterlo lavare successivamente. «Sono già molto dispiaciuto di non aver potuto offrire di più, quindi per favore non pensare a queste cose. Ci penso io».

Annuisco con un velo di imbarazzo. Dopotutto si tratta di buona educazione.

«Secondo me dovresti accettare quel riso», mi dice Inosuke mentre conclude il suo pasto con foga. «Ne voglio ancora!».

«Smettila Inosuke, non è casa tua. Non è educato mangiare così tanto in casa d'altri», lo riprendo e faccio un cenno al Signor Ishida di non accontentare il Ragazzo-Cinghiale. In tutta risposta ricevo una risata beffarda dal ragazzo con la maschera dato che, subito dopo, Ishida approfitta della richiesta e posa un'altra ciotola di riso nel tavolo.

«Veramente, non preoccuparti. Mi rende felice sapere che il mio cibo è così apprezzato», parla l'uomo poco dopo.

Sospiro e mi inichino di poco, scusandomi ancora per il comportamento del compagno di squadra. Lui sorride di nuovo con gli occhi e solo in quel momento riesco a vedere le sue occhiaie evidenti, nere e profonde. «Sembra molto stanco, Signor Ishida», azzardo. Cosa più sbagliata non potevo dire.

L'uomo spalanca gli occhi e, come sorpreso dalle mie parole, improvvisamente e inspiegabilmente scatta in piedi. Quando si rende conto della sua reazione e dei nostri occhi puntati su di lui, si guarda in giro in agitazione. «Ah!», inizia, esitando un po' e respirando a fatica. «Scusatemi, mi sono semplicemente ricordato che non vi ho preparato i futon. Lo faccio subito!». Detto questo si dirige frettoloso da qualche parte, non curandosi più di noi.

Sia io che Inosuke seguiamo con lo sguardo l'uomo. Immediatamente le mie sopracciglia si inarcano. Ho detto qualcosa di sbagliato? Forse non dovevo fare quella domanda.

«Che gli è preso?», chiede Inosuke rivolgendosi a me e ingoiando l'ultimo boccone. Si volta in mia direzione e poi si sistema la maschera.

Ricambio lo sguardo, non sapendo cosa rispondere. «Non lo so...», dico incerta. Forse è il caso di andare scusarsi? Magari ho detto veramente qualcosa che l'ha infastidito senza saperlo, oppure si è sentito male e non ha voluto darlo a vedere. «Vado a controllare», dico impensierita. Abbandono la posizione seduta e mi alzo in piedi, pronta ad andare a cercare l'uomo.

«Che senso ha? Cosa vuoi controllare?», domanda lui, poggiando annoiato la testa nel tavolo.

«Non è bene tralasciare questi particolari. Se fosse successo qualcosa che ignoro non potrei perdonarmelo», rispondo alle sue due domande.

Inosuke alza la testa, come se si fosse appena reso conto di chissà cosa. Mi segue a ruota e balza in piedi con energia davanti a me, sguainando una spada. «Ho capito cosa intendi. Dobbiamo liberarcene».

«Cosa? Aspetta!», afferro il suo braccio e lo fermo prima che possa fare qualche sciocchezza. «Non so che hai capito, ma non intendo di certo questo!».

«E cosa allora?».

«Non lo so! Magari si è sentito male o quello che ho detto lo ha infastidito. Per questo mi preme andare a controllare!», dico al ragazzo, che prende a guardarmi con insistenza. «Non la pensiamo allo stesso modo», mi si rivolge poi, mettendo via la sua usurata spada.

«Che vuoi dire?». Lui mi ignora e si avvia a cercare Saburo Ishida. Il suo comportamento mi lascia con nuove domande a invadermi la mente, dato che non ne capisco il senso. Il fatto di non poterlo vedere in faccia, per di più, mi mette ancora più in difficoltà visto che non posso capire il suo umore dalle espressioni. Il suo viso è corrucciato, sorpreso, arrabbiato o felice? Sono cose che non si possono capire facilmente in questi casi.
Non tento di parlare ancora a causa dei miei pensieri incerti e lo seguo e basta, rimanendo dietro di lui.

Ci guardiamo in giro e troviamo l'uomo dopo pochi secondi di ricerca, di spalle, dentro una stanza, intento a preparare, come ci aveva detto, due futon bianchi come il latte.
Non abbiamo sprecato molto tempo nel trovarlo proprio perché la casa è piccola e dispone solo di due o tre stanze; anch'esse piccole e strette.

Entrambi ci fermiamo nell'uscio della porta shoji di color panna e lo guardiamo indaffarato.

«Signor Ishida?», richiamo l'attenzione dell'uomo che, appena si sente nominare, si irrigidisce. Si volta poi in nostra direzione e riprende il suo sorriso, questa volta strano e tirato. «Perdonate la mia scortesia, non è stata mia intenzione scappare in quel modo, ma ho preferito preparare personalmente i vostri futon», ci dice, non provando a incrociare il nostro sguardo. «Riguardo alla tua domanda, signorina (Cognome), è perché ultimamente non riesco a dormire bene la notte per via del mio mal di schiena». In seiza com'è, si rialza in piedi. «Ora scusatemi se vado, ma sono veramente stanco. Verrò a svegliarvi più tardi all'alba senza problemi». Dopo averlo detto, ci passa a lato e se ne va via. Non capisco dove si dirige, data la scarsa luce, ma sento una porta scorrevole chiudersi, quindi presumo sia andato direttamente nella sua stanza per riposare.

Rivolgo un'occhiata veloce a Inosuke, non capendo la situazione. Lui alza le spalle in risposta ed entra dentro la stanza e quando adocchia i futon, corre e si getta in uno di essi. «Questo è mio!», dice di buonumore.

Seguo il Ragazzo-Cinghiale, chiudendo la porta shoji alle mie spalle. «Come preferisci. Tanto sono identici», rispondo.

Decido di non andare a disturbare ulteriormente Ishida, dato che sembra già fin troppo agitato. È cambiato tutto ad un tratto senza motivo. Non riesco a capire cosa gli è successo. Spero si possa calmare dopo un bel riposo.
Magari domani proverò a parlarci con calma prima di partire e, in caso si fosse arrabbiato per la mia domanda, mi scuserò come si deve.

Il Nostro Legame [Inosuke Hashibira X Reader]Where stories live. Discover now