Capitolo Undici: ricordi

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«Orsù (Nome), preparati!», gracchia il mio corvo del legame entrando, tutto bagnato, da una porticina aperta della casa. «Non hai tempo da perdere. La prossima missione ti attende!», svolazza in giro agitato, perdendo qualche piuma di qua e di là.

Sto preparando il pranzo per i ragazzi, in modo da sdebitarmi con la padrona di casa per l'accoglienza. Appoggio le bacchette su un mobile della cucina e controllo il pesce ancora crudo. Poi, finalmente, porto la mia attenzione al corvo. «Ashii, sei tutti bagnato», faccio notare. «Fermati. Ti asciugo».
Fuori sta piovendo da diverse ore. Il cielo è coperto da vaste nubi nere e si sentono addirittura i tuoni riecheggiare molto forte.

Guardo fuori con preoccupazione, mentre mi avvicino ad Ashii per asciugarlo. Tanjiro, Zeni'tsu e Inosuke stamattina sono usciti per una passeggiata - prima che cominciasse a diluviare, s'intende -, ma non sono ancora tornati. Spero non sia successo nulla.

Pulisco per bene il corpo del pennuto e gli carezzo la testa. Lui apparentemente se ne sta buono e tranquillo, almeno fin quando non finisco.
«(Nome). (Nome)!», gracchia con felicità. «Ora che hai recuperato tutte le energie, dirigiti a Nord!».

«A Nord?», domando. «Di che missione si tratta?».

Ashii, con un battito d'ali, si appoggia comodamente sulla mia spalla e gonfia le piume. «C'è un demone. Un demone, hai capito?», dice acuto. «Si trova in un villaggio ubicato in mezzo a campi fertili e verdi. È la dimora del pericoloso demone».

Ascolto quello che mi dice e, senza rendermene conto, mi rattristo. Mi dispiace dover partire per una missione e dover, così, salutare gli amici che ho conosciuto nei giorni passati. «Ho capito. Quando dovrei partire?». Spero proprio di aver a disposizione almeno qualche altro giorno da passare insieme agli altri.

«Domani all'alba! Questa missione va conclusa in fretta!», mi risponde il corvo dal piumaggio nero e dai riflessi metallici. «Prima parti, meglio è».

«Così sia», dico con tono carico di delusione. In fondo, però, è la mia missione e non posso rifiutare di procedere. «Preparo tutto per la partenza più tardi».
Il corvo mi guarda dalla mia spalla, poi con un altro battito d'ali scende e, a piccoli saltelli, se ne va.

Un po' pensierosa, ritorno a cucinare. Quando i ragazzi torneranno, darò loro la notizia della mia partenza.
Mi dispiace sul serio; li conosco da poco, ma gradisco la loro compagnia. Vorrei passare con loro tanto altro tempo.

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«Bene, ho finito!», dico con soddisfazione. Ho cucinato spendendo tutta la mattinata, ma ne è valsa la pena; però, da un po', mi sento strana: debole e giù di corda. Mentre sistemo tutto con cura sento dei pesanti passi scontrarsi sul terreno pieno di pozzanghere, provenienti dall'esterno, farsi sempre più vicini.
Che fortuna. A quanto pare i ragazzi sono tornati in orario per il pranzo.

Sorridente, mi affaccio nel corridoio esterno per poterli salutare, facendo pur sempre attenzione a non bagnarmi con la pioggia.
Come esco, però, capisco che sono i passi di una singola persona e, infatti, non appena guardo meglio, vedo solo Inosuke camminare a gambe larghe.
«Inosuke? Che ci fai qui da solo? Sotto la pioggia per di più», chiedo. Lui alza la testa, sempre coperta dalla sua grigia maschera. «Ho sentito odore di cibo», risponde con semplicità.

Dischiudo la bocca e quasi mi sfugge una risata: è stato attirato dal cibo. Ma velocemente faccio cenno con una mano di entrare in casa. «Non stare lì fuori, altrimenti ti prenderai un malanno. Forza, entra e scaldati».

Lui mi ascolta ma, come al solito, ha sempre qualcosa da ridire. «Guarda che non mi ammalo!».

Annuisco fintamente; ormai ho capito, più o meno, come comportarmi con lui. Va preso con le pinze se vogliamo, tutti quanti, evitare di provocare danni agli altri o a noi stessi.

Lui pare esserci cascato e corre, nel giro di pochi secondi, verso il cibo pronto. «Lo sapevo! Il mio naso non sbaglia!», dice allegro. Prende la sua porzione e inizia ad ingozzarsi come solo lui sa fare.
Non ha nemmeno cercato di rubare il cibo degli altri e questo mi sorprende, anche se sembra molto tentato.
Negli ultimi giorni il nostro rapporto si è un po' calmato, probabilmente da quando ho preso la sua maschera e l'ho minacciato di non restituirla più. Da quella volta, sembra avere più riguardo nei miei confronti.
Non che mi dispiaccia.

«Quella vecchia oggi si è superata», dice con ancora il cibo in bocca e la maschera a coprire metà viso. Ha già quasi finito di mangiare.

Sorrido e mi avvicino per prendere la mia porzione. «In verità ho preparato tutto io. Sono felice che ti piaccia questo cibo», dico con felicità.

«L'hai fatto per noi?», domanda. Le sue guance sono gonfie per tutto il cibo che ha in bocca. Si è anche sporcato il viso.
Poi alza le spalle, senza lasciarmi il tempo di rispondere. «Chi se ne frega, non mi serve saperlo. Tutto ciò che conta è che il cibo è buonissimo». Come lo dice, inizia a biascicare rumorosamente.

Immagino non l'abbia fatto con intenzione, ma quella frase la prendo come un complimento bello e buono. Inosuke non è il tipo di persona che si mostra affettuosa verso gli altri, quindi neanche gli apprezzamenti ne fanno parte; almeno credo.

Sta di fatto che, senza volerlo, le mie labbra socchiuse si alzano leggermente da una parte in un sorriso compiaciuto.
«Comunque, sai quando torneranno Tanjiro e Zeni'tsu dalla loro passeggiata?».

Inosuke ingoia gli ultimi bocconi e si prende tutto il tempo prima di rispondere alla mia domanda.
Quando ha finito, si pulisce la bocca con l'avambraccio e sospira beato, con la pancia piena. «Quei due mollaccioni sono rimasti fuori da qualche parte a proteggersi dalla pioggia», dice, visibilmente contrariato. «Che senso ha? La pioggia non ti fa del male. Non ne capisco il senso».

Sotto un certo punto di vista riesco a capire quello che intende dire: è sempre stato abituato a vivere tra le montagne in compagnia dei cinghiali, quindi la pioggia deve essere qualcosa di normale da sentire nella pelle, se non abituale. Però c'è qualcosa di strano in quello che ha detto. «Inosuke... Cosa intendi con 'la pioggia non ti fa del male'?». Non nascondo che mi ha lasciata molto turbata.

«Quello che ho detto», dice lui. Tuttavia capisce, stranamente, al volo di non aver dato una vera risposta e si corregge. Stando insieme a noi sembra capire di più come comportarsi. «Ho sempre vissuto tra bestie che non vedevano l'ora di farmi fuori; tranne quando arrivava la pioggia. Quello era il momento migliore», continua.

«Il momento migliore?», riprendo con curiosità. Il fatto di conoscere un ragazzo così selvaggio e stravagante mi attira particolarmente. E, se davanti a me non ci fosse Inosuke, ma una persona nata e cresciuta in mezzo agli esseri umani, potrei sembrare addirittura invadente dalla curiosaggine che dimostro.

«Sì», dice abbassando la maschera, che ritorna a coprire il suo volto per metà scoperto. «Gli animali, quando piove, talvolta spariscono per ripararsi. Io, invece, non l'ho mai fatto. Mi piacevano quegli attimi di pace coperti dal suono della pioggia, senza nessuno che tentava di ucciderti in ogni momento».

«Capisco...», è l'unica cosa che riesco a dire. Non deve essere stato facile per lui e quasi lo compatisco segretamente.
Il fatto che non abbia avuto una vera famiglia a crescerlo è già, di per sé, molto triste.

Incomprensibilmente cala, tra di noi, un silenzio alquanto strano e questo mi porta a guardare, con la coda dell'occhio, il ragazzo: sento il calore che emana il suo corpo. Ha la testa bassa, come se fosse impegnato a ricordare con nostalgia qualcosa del suo passato. Il suo nudo corpo è rilassato e le mani affusolate, con delle vene sempre ben visibili, sono poggiate sopra la cucina.

I miei occhi sono rapiti dalla sua figura immersa in possibili pensieri. Sento le orecchie accaldarsi un po' e il mio cuore accelerare di poco, ma ritorno subito alla realtà. Scuoto la testa e prendo un gran respiro, restando ferma a guardare, ad occhi spalancati, un punto indefinito. Cosa mi è appena accaduto?

«Inosuke! Perché non ci hai aspettato?», sentiamo entrambi poco dopo; è la voce di Tanjiro. Ci voltiamo tutti e due verso il corridoio esterno vicino a noi e vediamo sia il rosso che Zeni'tsu entrare, fradici dalla testa ai piedi.
Il temporale non sembra volersi calmare.

Mi ridesto all'istante, ancora una volta. «Ragazzi!», dico riprendendo il precedente sorriso. «Bentornati».

Il Nostro Legame [Inosuke Hashibira X Reader]Where stories live. Discover now