again

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Ci siamo di nuovo.
Percepivo nuovamente il caldo torrido di Los Angeles addosso.
Tutto quello che una settimana prima mi era apparso bellissimo, ora non riusciva più a provocarmi alcuna emozione.
Scesi dal taxi prendendo lo zaino.
Mi avviai verso la villa gigante e mi fermai un momento davanti alla porta.
Feci un respiro profondo e poi suonai il campanello.
Sentii dei passi pesanti e veloci e poi la porta si aprì.
Caterina, con i capelli spettinati ed in pigiama mi guardò un attimo con un piccolo sorriso sul volto, per poi chiudermi in un abbraccio.
Nello stesso momento in cui lei mi si avvicinò scoppiai a piangere, sapendo ora di avere l'opportunità di potermi sfogare.
Nessuna delle due proferì parola, lei cominciò ad accarezzarmi la schiena tentando di calmarmi.
"Vedrai che tutto si risolverà" mi disse dopo un po'.
Dopo aver smesso di piangere entrammo in casa e decisi di andare a fare una doccia.
Posai lo zaino in soggiorno e mi diressi direttamente verso il bagno.
Feci scorrere l'acqua fredda e vi entrai.
La mia pelle rabbrividì al contatto con l'acqua gelata, ma poco mi importava.
Qualsiasi cosa sembrava ai miei occhi un buon modo per poter non pensare alla faccenda di nonna.
Non so quanto tempo restai in doccia, ma per certo so che le mie lacrime ebbero tutto il tempo di mimetizzarsi con l'acqua della doccia.
Chiusi il getto dell'acqua e presi un asciugamano avvolgendomelo attorno.
Mi pettinai i capelli.
Ogni mio gesto andava a rilento, sentivo il corpo pesante.
Avevo passato le ultime notti in bianco ed i miei occhi ne erano la prova.
Erano rossi, in contrasto con il mio viso pallido e scavato.
Uscii dal bagno dirigendomi verso "camera mia".
Sentivo di sotto vari rumori, segno che Caterina stava preparando il pranzo.
Aprii la porta di legno e mi diressi verso il letto, ma qualcosa attirò la mia attenzione.
Mi voltai verso la scrivania e vidi dei fiori.
Probabilmente era stata Caterina per cercare di tirarmi su il morale.
Mi avvicinai, era un grande mazzo di girasoli.
C'era un biglietto, lo aprii e lo lessi.
"non essere mai triste"
Apprezzai davvero molto il gesto di Caterina, così dopo aver messo velocemente una tuta scesi giù in cucina dove trovai la mia amica intenta a preparare il pranzo.
"Cate grazie per i fiori, sono molto belli" dissi io abbracciandola.
Lei però si girò confusa.
"Grazie per l'abbraccio, ma in realtà non sono stata io"
"E chi è stato allora?"
Ero sicura fosse stata lei, chi altro se no avrebbe potuto mandarmi dei fiori? Non conoscevamo nessun altro lì.
"Ero sicura ci fosse scritto nel biglietto. I fiori sono stati portati oggi da un fattorino che mi ha detto che erano te. Tutto quello che ho fatto io è stato portarli in camera tua" disse lei riprendendo a cucinare.
"Scusami ma allora chi può essere stato? Infondo qui non mi conosce nessuno"
"In realtà non proprio nessuno" disse lei
La guardai confusa.
"La casa qui affianco, tutti i ragazzi"mi spiegò.
"Hai ragione!" dissi io passandomi una mano sulla fronte.
"In questa settimana in cui non ci sei stata sono andata da loro per vedere Chase, qualche sera sono rimasta a dormire da lui. I ragazzi mi hanno chiesto di te e si sono dispiaciuti nel sapere cosa ti era successo.." si fermò un attimo per controllare il mio stato e vedendo che la stavo seguendo continuò "erano tutti abbastanza preoccupati, anche se una persona in particolare insistentemente mi chiedeva di te,come stessi e quando saresti tornata"
Aggrottai le sopracciglia e sperai lei continuassi a parlare, ma a quanto pare non lo fece.
"Chi?" chiesi io spingendola a dirmi la verità.
Lei non parlò.
"Ondreaz?" chiesi io, ma lei scosse la testa.
"Tony?" chiesi nuovamente, ma anche qui la risposta fu negativa.
"Ryland?" dissi mezza ridendo.
Caterina scosse nuovamente la testa.
Erano loro gli unici tre ragazzi con cui avevo "legato" di più in quella casa, quindi non riuscivo a capire chi potesse essere stato.
"Pensa bene" disse lei fermandosi e guardandomi negli occhi.
Mi venne poi un lampo di genio.
Quel ragazzo tanto strano, che fin dall'inizio mi aveva colpita ma che nell'ultima settimana non aveva sfiorato minimamente la mia mente.
"È stato Nick vero?" chiesi questa volta guardando il pavimento.
"Sì" mi disse lei.
"Beh, è stato molto gentile" dissi
"Io fossi in te andrei da lui e gli chiederei se è stato lui, mi manca ancora un po' tanto" disse riferendosi al pranzo.
Annuii.
Salii sù mettendo un paio di sneakers al volo ed uscii.
I miei passi erano veloci, ero mossa solo da curiosità.
Arrivai davanti alla porta della casa dei ragazzi e suonai.
Venne ad aprirmi Tony che nel vedermi spalancò gli occhi e mostrò subito un grande sorriso.
Mi abbracciò dicendomi più volte che gli ero mancata.
Non badai molto a tutte quelle attenzioni, volevo solo trovarlo.
Molto probabilmente se non mi fossero arrivati quei fiori avrei continuato a non vedere nessuno di quei ragazzi, chiudendomi in camera.
Mi fece entrare e venne subito da me Ondreaz, chiedendomi come stessi.
"Bene" dissi cercando di essere il più convincente possibile, con un sorriso.
Non avevano accennato minimamente ai fiori, quindi capii che non erano stati loro.
Mi portarono fuori in giardino dove trovai tutti gli altri, che cominciarono ad abbracciarmi e dire le solite cose.
Individuai Ryland, che dopo tutti venne da me.
"Ciao cara italiana" disse abbracciandomi e nel momento in cui fu abbastanza vicino al mio orecchio mi sussurrò:
"piaciuti i fiori?"
mi staccai immediatamente dall'abbraccio.
"Sei stato te allora?" dissi abbassando la voce.
Lui scosse la testa e io lo guardai confusa.
"Chi è stato allora?"
Lui non parlò, indicò con il dito un punto verso l'alto.
Alzai la testa e seguendo quella direzione, scorsi una finestra.
Avevo capito benissimo ora chi era stato.
Gli sorrisi e vedendo che gli altri erano distratti corsi dentro, cominciando a salire velocemente le scale.
Arrivai nuovamente davanti a quella stanza.
Il mio cuore stava battendo forte, non sapevo bene cosa dire ma ormai avevo già bussato.
N/A
Grazie a tutte le persone che commentano, siete super carine

please don't go// Nick AustinWhere stories live. Discover now