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Ritornare a casa non era mai sembrato così brutto fino a quel momento.
Casa mia era ancora più silenziosa del solito.
L'unico rumore che si poteva percepire era quello ovattato dei singhiozzi di mia mamma.
Non aveva mai pianto davanti a me e continuava a non farlo.
Le poche parole che scambiai con i miei genitori furono i saluti una volta arrivata e dei chiarimenti sul giorno del funerale.
Quella fu definitivamente la giornata peggiore di tutta la mia vita.
Rivedere tutti i miei parenti assieme, con i quali solitamente passavo giornate felici all'insegna delle risate, riuniti per dare un ultimo saluto a mia nonna.
Si svolse di pomeriggio, la giornata era piovosa ed il cielo grigio.
Mi sembrava di essere ritornata di nuovo in quel brutto periodo in cui me ne restavo tutto il giorno chiusa in camera a non parlare con nessuno.
Ora però non c'era lei, che assieme a Caterina mi aveva sempre aiutata.
Erano stata tante le volte in cui io e Cate andavamo da lei a fare merenda, fin da piccole.
Prepare i biscotti assieme a lei era stata una tradizione che aveva caratterizzato i nostri pomeriggi da quando avevamo quattro anni.
Caterina.
Dopo le dodici ore di aereo il mio telefono stava per esplodere a causa delle infinite chiamate che mi aveva fatto.
Tra le lacrime ovviamente le spiegai meglio quello che era successo, diceva di voler venire anche lei ma mi accertai che restasse lì.
Non avrei mai voluto rovinare anche la sua vacanza, non potevo lasciarla ritornare qui.
La rassicurai dicendole che sarei ritornata in qualsiasi caso, non potendo restare comunque a casa.
"casa" se così potevo definirla, non faceva altro che ricordarmi di lei, di tutto il tempo passato lì con lei.
I miei genitori poi non sarebbero mai stati in grado di aiutarmi o di non farmi pesare la situazione , quindi tanto valeva tornare da Caterina.
Il funerale rappresentò l'unico momento della mia permanenza in Italia in cui fui a contatto con persone.
Dopo quel pomeriggio infatti rimasi per cinque giorni tutto il tempo in camera.
Uscivo solo per prendere ogni tanto qualcosa da mangiare e per prendere qualche nuova bottiglia d'acqua.
La mia camera era un disastro, il comodino era pieno di cenere delle sigarette che fumavo.
Non me ne preoccupavo, sapevo che la donna delle pulizie tanto sarebbe venuta a breve come da programma.
Le miei giornate quindi prevedevano solo il letto.
Utilizzavo raramente il telefono, per sentire solo alle volte Caterina.
Non vedeva l'ora di rivedermi in modo da potermi consolare ed aiutare.
Chissà come stava passando le sue giornate dall'altra parte del mondo.
Sicuramente non come me.
Mi sentivo una stronza ad averla lasciata da sola in quella casa enorme, ma mi consolavo pensando a Chase.
Sicuramente sarà stato con lui e con gli altri.
Gli altri.
Chissà se sapevano cosa era successo, chissà se si erano preoccupati per me.
Chissà come stava Nick.
Sorrisi al ricordo delle sue parole di qualche giorno prima:
"Lo so"
Proprio mentre correvo per andare a prendere uno stupido cornetto lui era affacciato dalla sua finestra e mi vide.
Solo una stupida coincidenza, mi ripetevo a mente tentando di convincermene.
In un momento del genere Los Angeles poteva rappresentare nuovamente la mia opportunità di riprendermi e la via attraverso la quale sarei riuscita davvero a mettere da parte le cose brutte.
Chiusi gli occhi, mettendo la sveglia per il giorno dopo.
La seconda volta sarebbe stata quella buona

please don't go// Nick AustinWhere stories live. Discover now