Beginning of the end: Parte uno (ARDETH)

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Terrence mi concede spazio nel suo studio dopo che gli spiego cosa devo fare; il mio alleato lancia un'ultima occhiata silenziosa in direzione della ragazza che sto accompagnando ed infine ci lascia soli.

"Sdraiati qui" le dico, indicando con un cenno della testa il tavolo presente che abbiamo raggiunto; per tutta risposta la smorfia sulle sue labbra si trasforma nell'occhiata di una che è stata colta alla sprovvista.

"Come?"

"Per curarti ho bisogno che ti sdrai" ripeto così una seconda volta.

Dopo un primo attimo di esitazione, lei abbassa lo sguardo ed obbedisce a ciò che le ho detto di fare: lentamente si stende sul tavolo alternando visibili irrigidimenti della mascella, sicuramente a causa del dolore, e le impedisco di fare qualsiasi altro movimento.

Nonostante non dubito della rigidità personale che con il tempo ho imposto su me stesso, avverto un impercettibile tremolio interno alle mani e che si propaga fin lungo le dita mentre sollevo con cura la stoffa della sua camicia bianca, ad eccezione della macchia rossa che la imbratta: dai miei primi anni fino ai ventotto che ho attualmente, non ho mai avuto un contatto intimo con una donna.

Neppure a sfiorarla.

Non ne sono sicuro, ma è questo l'effetto che dovrebbe fare?

A quanto pare non sono l'unico vittima di questo piccolo disagio: sulle guance della giovane infatti sono comparse due chiazze rosse, quasi conforme al suo sangue e noto il respiro accelerato da lei trattenuto dagli impercettibili movimenti dell'addome.

Scaccio subito questo pensiero e mi concentro sulla ferita per stabilirne la gravità: non è molto larga, ma abbastanza profonda da esporla facilmente ad infezioni, come immaginavo fosse successo; in questo caso ho la soluzione che serve e di cui ogni Medjai dispone per ogni evenienza.

Come guardiani nel deserto dobbiamo spostarci spesso e possono essere proprio queste le occasioni in cui si può essere feriti, per cui portiamo con noi un momentaneo, ma efficace rimedio all'interno di una piccola boccetta.

Per prima cosa le pulisco il sangue, dopodiché armeggio con la bottiglietta.

"Come ti sei procurata questo taglio?"

"È grave? Che cos'hai sulla mano?" chiede lei, omettendo sia la mia domanda che ancora una volta l'ordine che le ho dato prima; a ciò emetto un sospiro impercettibile: ormai ho ben chiaro che non è una di quelle capaci di sottostare a comandi per molto tempo, così decido di soddisfare la sua curiosità senza però ricambiare lo sguardo.

"È un unguento preparato con polpa e linfa del giglio del deserto" strofino i polpastrelli tra loro in modo da ungerli bene; l'odore è forte ma non è cattivo, tuttavia nemmeno gradevole, è quasi insipido "Possiede proprietà cicatrizzanti e lenitive che permetterà una rapida guarigione dei tessuti" per risparmiarle un altro sobbalzo l'avverto in anticipo che all'inizio l'olio le provocherà del bruciore, infine lo passo con più delicatezza possibile sulla ferita "Allora? Come ti sei tagliata? Non è una ferita d'arma da fuoco né da taglio. È da penetrazione, giusto?"

"Si" conferma ad un certo punto con un sospiro "Prima, nell'appartamento di uno degli americani... sono caduta contro una statua ed un pezzo mi si è conficcato lì"

Subito dopo le sue parole la sua mano sinistra si chiude a pugno ma in maniera molto lieve, appare simile ad un movimento normale, come se non volesse mostrare esternamente il bruciore che sta sopportando, evidente anche dal rilassamento presente sul suo volto che noto con una rapida occhiata che le lancio.

Ammetto che questo particolare non mi lascia indifferente: nel nostro popolo, quando arriva il fatidico momento di dimostrare di essere un degno guerriero con l'applicazione dei tatuaggi, tra uomini e donne chi mostra il minimo segno di dolore porta disonore alla sua famiglia.

Death Is Only The Beginning "The Mummy"Where stories live. Discover now