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Oggi c'è il sole, il naso si è leggermente sgonfiato e, cosa più importante, le scimmie nella mia testa hanno smesso di suonare le campane.

Sto bene. Un 'infermiera entra con la mia colazione e mi avvisa che da lì a dieci minuti un medico passerà a visitarmi e mi dirà quando mi dimetteranno.

Di bene in meglio!

Sono parecchio affamata, viste le quarantotto ore di digiuno, e divoro la mia tazza di tè con le fette biscottate in meno di tre minuti.

Il mio iPhone vibra per l'arrivo di un messaggio da un numero che non ho salvato. Lo apro, per capire chi sia dall'immagine del profilo, e il mio cuore perde un battito. Facciamo anche due. Alec.

Come stai?

In quel momento entra il medico che, dopo una visita accurata, mi dice che posso essere dimessa subito. Esce dalla stanza e torna qualche secondo dopo, con il foglio di dimissioni firmato. Fantastico!

Scendo dal letto in tutta fretta e corro in bagno a prepararmi. Prendo il sacchetto con i vestiti che mi ha comprato Alec ieri mattina e mi siedo un attimo con il telefono in mano, perché una risposta se la merita di sicuro.

Sto bene, grazie. Mi hanno dimessa e mi sto preparando.

Grazie ancora per i vestiti, sono perfetti.

È la verità. Mi ha preso una camicetta di seta rosa pallido e un paio di jeans aderenti. Infilo la giacca nera e i tronchetti che mia cugina ha recuperato dalla sua auto, poi sistemo tutte le mie cose in un unico sacchetto.

Recupero i trucchi dalla borsa e cospargo il livido violaceo con una generosa quantità di fondotinta nel vano tentativo di mascherarlo. Quando ho finito, prendo il cappotto e controllo il telefono. Nessun messaggio.

Scendo al piano terra e mi fermo al bar a comprare una bottiglietta d'acqua, che trangugio in pochi secondi. Consegno il foglio di dimissioni al bancone, firmo ed esco dall'ospedale.

Aria, finalmente.

Inspiro due boccate profonde, poi mi avvio decisa verso l'area di posteggio dei taxi. Attraverso la strada insieme ad altri due pedoni e, arrivata dall'altro lato, lo vedo.

Ha un cappotto blu che arriva al ginocchio, le braccia conserte e la schiena appoggiata alla portiera della F12. Sono inaspettatamente felice di vederlo, e in quel momento mi accorgo che il mio subconscio sperava davvero di trovarlo lì. Sono così entusiasta che, senza neanche pensarci, corro verso di lui e gli butto le braccia al collo. Lui ride e mi stringe forte. Beh, se devo infrangere questa regola, meglio che lo faccia per bene. Così infilo la testa nel suo collo, chiudendo gli occhi e assaporando quel momento di pura estasi.

Imbarazzata, mi scosto da lui.

<<Cosa ci fai ancora a Roma?>>

<<Stavo partendo per Firenze quando ho ricevuto il tuo messaggio. Ho pensato ti servisse un passaggio>> si giustifica.

Come fa a sapere sempre tutto? Come la crema idratante in ospedale... Mi fa girare la testa.

Sorrido e salgo al posto del passeggero. Poi mi viene in mente che ora sto bene e non ho più il sangue a ostruirmi la vista. Scendo di nuovo dall'auto e lo vedo guardarmi perplesso.

<<Stai male?>> mi chiede, ansioso, e si precipita verso di me.

<<No, sto bene. Benissimo. E tu mi devi una guida.>>

Si rilassa visibilmente e mi sorride. Mi prende per le spalle e sembra pensarci un attimo, poi sorride.

<<Sei capace?>> chiede, indicando l'auto alle sue spalle.

A Corner LoveWhere stories live. Discover now