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<<Alec>> sussurro e lo scuoto delicatamente per le spalle. Ho già spento la sveglia da cinque minuti ma Alec non si è mosso di un millimetro. Mi si stringe il cuore al pensiero di doverlo svegliare e sono quasi tentata di scrivergli un biglietto e lasciarlo dormire.

Con estrema fatica, alza una delle due palpebre e mi sorride.

<<Morning, baby>> bisbiglia, la voce arrochita dal sonno. Vengo percorsa da un brivido in tutto il corpo e mi costringo ad alzarmi per evitare di passare la mattinata a letto con lui.

Quando esco dal bagno, ho già indossato la biancheria pulita e mi sono truccata, i capelli sciolti lungo la schiena.

<<Mia...>> geme Alec e, quando mi volto, lo vedo rotolare a pancia in giù per affondare la testa nei cuscini.

<<Che c'è?>>

<<Dovrei davvero partire e così non mi aiuti>> dice, la voce soffocata dal cuscino. Sghignazzo ed entro in cabina armadio. Scelgo un abito color prugna, stretto in vita e con la gonna a campana. Ci abbino un giacchino corto nero e un paio di decollété dello stesso colore.

<<Alec?>> lo chiamo quando vedo che non è più in camera. Vado in cucina e lo trovo già vestito, intento a riempire una tazza di caffè.

<<Devo andare, altrimenti farò tardi a colazione>> gli dico mentre mi avvicino. Lui annuisce e mi prende il viso tra le mani; è assurdo quando mi guarda così, come se potesse leggermi dentro.

<<Vai, prima che io ti rapisca e ti riporti con me a Firenze>> sussurra, le labbra a pochi centimetri dalle mie.

<<Non sarebbe un rapimento>> ammetto e mi protendo per baciarlo.

<<Ti amo. Sta' attenta, per favore, e non fare niente che potrebbe farmi arrabbiare.>>

Lo guardo di sottecchi e sporgo le labbra per farmi baciare di nuovo.

<<Ti amo anch'io e prometto che farò la brava>> dico a bassa voce.

<<Esci di qui, Mia; dico sul serio>> mi ammonisce e vedo il desiderio ardere nei suoi occhi blu.

Se non avessi quell'appuntamento a colazione...

<<Fuori>> mi riprende lui ridendo e mi accompagna alla porta. Lo bacio un'ultima volta, poi scendo di corsa le scale e salgo in macchina.

Lungo il tragitto trovo meno traffico del solito e alle otto sto parcheggiando di fronte all'ufficio. Mi avvio a passo spedito all'interno del ristorante e, sedute ad un tavolo in un angolo, trovo Alice e Ludovica ad aspettarmi.

<<Ehi, Mia!>> mi salutano appena mi vedono entrare.

Rivolgo loro un sorriso tirato e mi siedo nell'unico posto libero. Il cameriere, un ragazzo nuovo che non ho mai visto, mi porta la colazione poco dopo e comincio a sorseggiare il cappuccio in silenzio.

<<Sputa il rospo>> mi dice Ali dopo qualche minuto di silenzio.

<<Non so da dove cominciare>> ammetto.

<<Dall'inizio>> risponde Lu, come se fosse la cosa più facile del mondo. Mi prendo qualche secondo per mettere ordine tra i pensieri e racconto tutto: il biglietto in albergo, il pranzo con Emmett Mirrell, il fatto che ha chiesto il mio curriculum a Stephan e la sua proposta di lavoro a New York. La colazione è finita da un pezzo e rimango a fissare il tavolo mentre attendo una reazione.

<<Beh, mi stupisce ci abbia messo tanto>> commenta Ludovica soprappensiero.

<<Forse aspettava l'evento per poterla incontrare e chiederglielo di persona>> le risponde Alice.

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