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Il mattino gli occhi bruciano come l'inferno nell'orario di punta. Mi stiracchio e mi rendo conto di essere rimasta nella stessa posizione per tutto il tempo. Alec mi accarezza la schiena e mi bacia i capelli.

<<Avresti dovuto spostarmi, ti ho immobilizzato tutta la notte>> dico mentre inizio la giornata guardando gli zaffiri; che gioia.

<<Avevo seriamente paura che mi accoltellassi>> mi prende in giro lui e, per tutta risposta, gli lancio un cuscino in faccia.

Mi trascino in bagno e, indossata la biancheria pulita, infilo un paio di jeans e una t-shirt.

Faccio colazione con yogurt greco e cereali mentre osservo invidiosa Alec che divora un chilo di pancake.

Un'ora più tardi, sono sulla terrazza con gli operai a sistemare tutto il materiale e le attrezzature. Emery è distrutta quanto me e ha due profonde occhiaie che ha cercato invano di mascherare con il fondotinta.

<<Mia, Emery>> ci chiama Emmett e noi lasciamo cadere a terra i pouf bianchi.

<<Volevo di nuovo congratularmi con voi per l'ottimo lavoro e, in aggiunta, avrei una proposta.>>

Pendiamo entrambe dalle sue labbra, abbiamo perfino smesso di respirare.

<<Dunque... è da un po' di tempo che medito di investire in una nuova impresa. Oltre all'informatica, ho diversificato il mio portafogli acquistando una società nell'ambito editoriale. Ora vorrei darmi al marketing e alla comunicazione, e mi piacerebbe molto investire su voi due.>>

Come?

Mi pizzico il braccio, poi respiro e conto, respiro e conto... niente, Emmett è ancora lì con un'espressione carica di aspettativa, mentre io boccheggio e balbetto.

<<Qui? A New York?>> chiedo, senza fiato.

<<No, certo che no. A Milano. So che tu vivi lì e Emery sogna da una vita di trasferirsi in Italia, quindi mi sembrava perfetto, no?>>

<<Oh mio Dio!>> urla Emery e, fregandosene del parere altrui, comincia a battere le mani e saltare sul posto. Saltare proprio: si porta le ginocchia al petto e fa su e giù. Io la guardo allibita mentre Emmett si lascia andare ad una risata contagiosa.

Vedendo che non dico niente neanche dopo cinque minuti, tornano a rivolgersi a me.

<<Mia? Non sei d'accordo?>> chiede Emmett, preoccupato. È chiaro che la decisione ruota intorno a me, visto che per Emery l'evento di ieri è stato il primo.

<<È ottima ma... imprevista. Diciamo che è venuto il momento di essere sincera con voi>>, il mio tono di voce è fermo, controllato rispetto a come mi sento dentro.

<<Okay. Beh... ecco... io... sono incinta. E molto probabilmente mi trasferirò a Torino perché, tenetevelo per voi visto che non è stato ancora reso pubblico, Alexander giocherà nella Juventus la prossima stagione.>>

Parlo tutto d'un fiato e valuto con attenzione le loro espressioni incredule.

<<Congratulazioni!>> squittisce poi Emery e, cogliendomi alla sprovvista, mi salta letteralmente in braccio. Mentre rido, mi ritrovo a chiedermi dove diavolo sia finita la ragazza del primo giorno, quella con un serio timore reverenziale.

Anche Emmett si congratula e, con mio immenso stupore, mi abbraccia timidamente. Lo vedo riflettere un attimo, poi parla di nuovo.

<<E allora apriamola a Torino, a me cambia poco. Per quanto riguarda Emery, potrà andare a Milano quando le pare, magari per la settimana della moda, che ne so.>>

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