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È già il terzo cambio che mi provo e sono costretta ad arrendermi, altrimenti farò tardi. Opto per un pantalone elegante grigio, una blusa bianca con delle righine argento e una giacca rosa cipria, stesso colore delle décolleté. Lascio i capelli mossi e sciolti sulle spalle e procedo con un trucco leggero; non voglio esagerare. Le occhiaie sono quasi del tutto sparite e ieri sera ho perfino trovato la forza di farmi la manicure. Ho scelto uno smalto color carne, tenue ed elegante.

Arrivo in ufficio alle nove spaccate e rimango in conference call per quasi tutta la mattina. A ricordarmi del mio imminente appuntamento, ci pensa il mio capo, Stephan.

<<Mia?>> mi chiama, la testa che sbuca da dietro la porta della sala riunioni.

Alzo lo sguardo e, incontrato il suo, capisco subito che è ora di andare. Saluto in fretta i clienti della compagnia assicurativa, dicendo loro che le mie colleghe mi riferiranno i dettagli del viaggio premio che dobbiamo organizzare.

Allaccio il foulard grigio e rosa con un piccolo fiocco, infilo gli occhiali da sole, recupero la borsa ed esco. Apro il portone d'ingresso alle dodici e trenta spaccate e noto subito una berlina nera parcheggiata di fronte a me. Un uomo con uno smoking nero, elegante e professionale, scende e fa il giro della macchina per aprirmi la portiera. Tiro un respiro profondo e salgo. A causa del traffico, ci mettiamo più di venti minuti a raggiungere il quartiere del Teatro alla Scala, nei pressi di via Montenapoleone, dove si trova il ristorante Seta.

L'autista mi accompagna all'interno e trattengo per un attimo il fiato: questo posto è bellissimo. Rimango improvvisamente sola e ci metto un attimo a capirne il motivo; Emmett Mirrell è al mio fianco. Indossa un paio di pantaloni beige, una camicia azzurra e una giacca blu, come i mocassini. I capelli sono elegantemente pettinati all'indietro e alla camicia, leggermente sbottonata, sono appesi un paio di Ray Ban dalle lenti specchiate. Vorrei salutarlo, ma la voce mi si è come incastrata in gola.

<<Ciao, Mia. Piacere di rivederti>> dice lui, gentile. Sorrido timidamente e borbotto i miei saluti, imbarazzata.

Mi fa accomodare, spingendomi la sedia sotto alle gambe, poi prende posto di fronte a me. Ordino gli spaghetti con il pesce e lascio ad Emmett la scelta del vino.

<<Allora... Stephan ti ha già anticipato qualcosa?>>

Parla benissimo l'italiano, nonostante si noti l'accento americano. Faccio segno di no e sorseggio il vino dal calice: è squisito.

<<No, non abbiamo avuto molte occasioni per parlare, in questi giorni>> spiego.

Lui annuisce, risoluto, e giunge le mani davanti a sé, come se fosse un gesto solenne.

<<L'evento si terrà il primo giugno, di sabato. Vorrei che tu partissi venerdì 3 maggio, così avrai quattro settimane piene per prepararti.>>

Rimango un attimo di stucco: ero convinta di restare a New York per una decina di giorni, non un mese. Tuttavia mi ritrovo ad annuire, non posso tirarmi indietro proprio ora che l'evento è stato ufficialmente assegnato a me.

<<Ti verrà fornito un alloggio per il tempo in cui ti fermerai e avrai i dettagli del volo direttamente dalla mia assistente. Potrai portare con te un trolley e due valigie grandi da imbarco. E non preoccuparti per il trasporto: ci sarà qualcuno a darti una mano>> conclude, poi si appoggia allo schienale della poltroncina color petrolio.

Mi sembra tutto così irreale che fatico a crederci. Quest'uomo sprizza ricchezza da tutti i pori, mi mette a disagio.

<<Hai qualche domanda?>> chiede dopo diversi minuti di silenzio.

A Corner LoveWhere stories live. Discover now