15 - Alec

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Rimango qualche minuto a fissare il binario buio, proprio dove pochi istanti fa c'era lei, sul treno. È come se, andandosene, avesse risucchiato l'aria intorno a me ed ora sono alla disperata ricerca di ossigeno. Cinque giorni, continuo a ripetermi, cosa saranno mai. Eppure mi manca già e so che saranno i cinque giorni più lunghi della mia vita.

Mi volto e mi dirigo verso l'uscita per prendere la macchina. Mi avvio verso casa e l'auto sembra procedere da sola, mentre io vago con i pensieri a questo fine settimana passato con lei. Come posso provare emozioni simili dopo così poco tempo? Com'è possibile? Non mi era mai successo prima. Continuo a tormentarmi senza sosta finché arrivo al cancello dei box. Parcheggio e salgo in ascensore. Non riesco a non pensarci, devo trovare il modo per distrarmi.

Cerco il telefono nella tasca dei jeans e mando un messaggio a Sam, sperando riesca a risolvere il problema del giornalista in tribuna. Quando Mia me lo ha raccontato, io l'ho immaginata davanti a lui, in preda al panico e alla disperata ricerca di qualcuno che potesse aiutarla. Ho provato una rabbia immensa per non essere riuscito a proteggerla, non voglio la importunino e che si senta a disagio. So che la fama era uno dei punti a mio sfavore e sono determinato a far sì che questo periodo di attrazione per la novità passi in fretta.

Vado in camera per infilarmi un paio di pantaloncini e una t-shirt. È allora che noto il letto rifatto e i miei vestiti piegati sulla sedia, invece che appallottolati sotto il cuscino. Può essere stata solo Mia, io non rifaccio mai il letto. Sorrido e, inevitabilmente, i miei pensieri tornano a lei, a quando dormiva profondamente nel mio letto e io avrei tanto voluto sdraiarmi di fianco a lei e rimanere lì per sempre.

Mi stendo sul divano, accendo la tivù e, incredibilmente, trovo subito un film decente. Mi metto a guardarlo tenendo il telefono sul petto, nel caso Mia mi scriva.

Vengo svegliato dalla vibrazione, del film ho visto poco e niente. Rimango un attimo deluso quando vedo che è da parte di mio fratello.

Ehi bro, tutto a posto con Mia?

Alzo gli occhi al cielo; non sono davvero affari suoi.

Yup, ho scritto a Sam.

E, con il punto forzatamente inserito alla fine, spero di avergli fatto capire che è un discorso chiuso.

Mi piace, sai?

Sì Johnny, lo avevamo intuito tutti, e sono orgoglioso di questo.

Ne sono felice :) Notte

Non mi risponde più e mi alzo per andare in camera da letto. Illumino lo schermo per controllare l'ora e mi accorgo che Mia dovrebbe ormai essere arrivata, ma non mi ha scritto nulla. Le mando un messaggio per sapere se è tutto a posto e, nell'attesa, mi lavo i denti.

Quando torno in camera non c'è ancora nessuna risposta. Riapro il messaggio e noto che non lo ha nemmeno ricevuto. Panico.

Le sarà successo qualcosa? Oppure è ancora sul treno e si trova in un punto in cui non prende? Rimango in piedi, combattuto, per qualche secondo. Non voglio sembrare assillante, ma so che se andassi a letto senza accertarmi che stia bene non dormirei. Quindi premo il tasto di chiamata e aspetto. Quattro squilli. Cinque. Segreteria telefonica. Merda.

Sbuffo e riprovo, ottenendo lo stesso risultato. Cazzo.

Il mio battito accelera gradualmente e cominciano a sudarmi i palmi delle mani e la fronte. Guardo tra le mail la conferma di prenotazione per trovare il numero identificativo del viaggio, mi collego al sito della compagnia dei treni e, una volta inserito il codice, scopro che il treno è arrivato in Centrale venti minuti fa. Merda. Provo a richiamarla, ancora niente. Dove diavolo sei, Mia?

Comincio a camminare avanti e indietro per la stanza, sentendomi totalmente impotente. Passano altri dieci minuti, ma ancora nessuna notizia. Sento il panico stringermi la gola e il petto, mi manca l'aria e il senso di impotenza aumenta facendomi agitare ancora di più. Quaranta minuti dopo sono quasi tentato di chiamare qualcuno per andare a cercarla, e lo avrei fatto davvero se il suo nome non fosse improvvisamente comparso sullo schermo. Il cuore smette di battere per poi ripartire più veloce di prima.

<<Mia?>> dico, sollevato.

<<Sì, eccomi. Arrivata ora!>> è allegra, che diamine c'è da essere allegri?

<<Stavo impazzendo! Ma dove diavolo eri? Ti avevo detto di avvisarmi!>> sbotto.

<<E ti ho avvisato, sono arrivata ora a casa. Non avevo la macchina in centrale, ho dovuto prendere la metro. Ti ho scritto, ma là sotto non prendeva.>>

Mi lascio cadere di peso sul letto e torno pian piano a respirare normalmente.

<<Dio... Stava per venirmi un infarto. Ho visto che il treno era arrivato quaranta minuti fa ma non riuscivo a contattarti. Avrei chiamato qualcuno se non mi avessi risposto.>>

<<Ehi, calmati, sto bene. Sto preparando la tisana, ne vuoi un po'?>> mi chiede, ridendo.

<<Tranquilla, la lascio volentieri bere a te.>>

Mi accorgo di aver risposto piuttosto seccato e a Mia non sfuggirà di certo.

<<Ti ho messo di cattivo umore mi sa.>>

<<No, scusa. Ero solo preoccupato. Tu attiri disgrazie.>>

<<Questa non era per niente gentile.>>

Finalmente riesco a ridere anche io e riusciamo a parlare tranquillamente per altri cinque minuti, finché finisce di bere l'intruglio che le piace tanto. Aspetto che sia a letto per darle la buonanotte e poter finalmente dormire anche io.

<<Notte, Alec>> sussurra piano.

<<Notte, babe>> sussurro e riattacco. So che odia quando la chiamo così e sorrido al pensiero del suo broncio a quattrocento chilometri da me. Mi sdraio, felice, chiedendomi per l'ennesima volta come sia possibile sentire già la sua mancanza.

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