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Margherita le aveva ampiamente ricordato che il clima londinese era differente da quello italiano, ma Bethsabea non se lo sarebbe mai aspettato così caldo. L'ultima volta che era stata in Italia era troppo piccola per ricordarsi il clima, e probabilmente era anche inverno. Era atterrata a Firenze con una t-shirt e un pantalone lungo ed era dovuta correre immediatamente a casa di Marghe a cambiarsi. Aveva messo un paio di pantaloncini e un maglietta corta con i sandali e continuava a sentire caldo.

"Di solito non è così, hai casualmente scelto un week end caldissimo" la rassicurò mentre insieme iniziavano a girare la città. La portò in giro attraverso quel paesaggio meraviglioso alternando la doppia personalità di turista sfrenata e guida turistica. Visitarono anche molti musei e chiese e solo verso ora di cena tornarono a casa.

"Meno male, stavo per chiamarvi! Sbrigatevi o si fredda la carne!" esclamò la madre di Margherita non appena varcarono la soglia di casa. Margherita le aveva spiegato che lei solitamente mangiava a casa e poi si vedeva con i suoi amici per andare nei locali a prendere un drink e fare due chiacchiere.
Avevano indossato entrambe un vestitino, poi Marghe aveva fatto risuonare i suoi tacchi fino al posto in cui di solito si incontrava coi suoi amici.



Il centro storico fiorentino era qualcosa di estremamente affascinante agli occhi di Beth. Figlia di una critica d'arte, fin da piccolissima aveva imparato ad apprezzare la bellezza che trovava sotto al suo naso, e Firenze era di una bellezza quasi estenuante. Nel suo eterno splendore, Beth si domandava come si sentissero i fiorentini a sorbirsi tutto ciò ogni giorno per tutta loro esistenza, se a un certo punto si stancassero di osservare la loro meravigliosa città o se fossero tutti affascinati e ammaliati proprio come lei che la vedeva per la prima volta.

"Ragazzi, lei è la mia amica Bethsabea" la presentò Margherita ai suoi amici, riscuotendola dai suoi pensieri e soprattutto dalla sua contemplazione.

Un gruppo di ragazzi le disse il proprio nome tendendole la mano, ma la giovane era talmente distratta che non ne recepì nemmeno uno.

La bellezza era qualcosa che l'aveva sempre affascinata, così lontana a così vicina, eppure sempre inafferrabile. Non l'avevano mai spaventata le cose che aveva ritenuto belle, mai. Era capace di saper riconoscere la bellezza anche in un quadro il cui soggetto non era dei migliori, perché, come le diceva sempre la madre, è la mano dell'artista che è in grado di fare la differenza, non il soggetto da egli rappresentato.

"Che fai nella vita?" le domandò un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi chiari e spiritosi, parlando in un inglese fluente e comprensibile.

"Ho studiato chimica e fatto l'esame per entrare nella scientifica" spiegò la ragazza contenta, suscitando l'ammirazione dei presenti.

"Ma allora sei cretino, vi avevo detto che era una mia compagna di corso" lo riprese Margherita tirandogli un amichevole scappellotto sulla nuca.

"Sei mai stata in Italia prima d'ora?" domandò un'altra ragazza.

"Mia madre è romana, quindi sono venuta quand'ero più piccola, ma non ero mai stata a Firenze" spiegò con tranquillità, sorridendole amabilmente. Cercava di stare dietro i loro discorsi, ma non conosceva così bene l'italiano, per cui di tanto in tanto non riusciva a comprenderli e se ne stava in disparte, senza proferir parola. Da ciò che aveva compreso, le erano sembrati abbastanza simpatici.

"Ma allora dobbiamo assolutamente portarti agli Uffizi" s'intromise un altro ragazzo, anch'egli in inglese. Sapeva perfettamente cosa fossero gli Uffizi, aveva sentito sua madre parlarne milioni di volte, e non vedeva l'ora di visitarli.

"Andiamo domattina dato che lei la sera parte" spiegò Marghe, la quale aveva già messo in conto di visitare il museo con la sua amica.

"Già te ne vai?" chiese una ragazza italiano, ma parlò lentamente, quindi Beth la comprese. Il problema era risponderle.

"Sì, vado a Roma dalla mia famiglia" tentò, sperando di non fare qualche figuraccia. Dai visi dei presenti, doveva aver parlato in modo corretto e comprensibile.

"Il tuo accento è adorabile" schernì un ragazzo, ridendo della sua parlata. Sapeva di non parlare molto bene l'italiano, ma tutto quel miscuglio di lingue la destabilizzava.

Stare lì le piaceva, la compagnia era ottima -almeno per quanto capisse ciò che dicevano-, Firenze un grande spettacolo e Margherita sempre disponibile a portarla in giro e farla divertire il più possibile.

Non le sarebbe affatto dispiaciuto trattenersi qualche giorno in più, ma il treno per Roma era già stato prenotato e in più non vedeva sua zia da tantissimo tempo e voleva riabbracciarla. Naturalmente si era ripromessa di tornare di nuovo da Marghe, adesso alla ricerca di una prestigiosa occupazione in Italia.

Si era sentita legata a quella terra non appena vi aveva messo piede, e non solo perché metà dei suoi consanguinei fossero italiani, ma perché lo trovava un posto piacevolmente ammirevole, non solo da visitare ma anche da vivere. Probabilmente la gran parte della popolazione avrebbe smentito le sue parole, ma quel paradiso terrestre la affascinava a tal punto di non udire ragioni.


N.d'A.

Eccoci di nuovo qui, uno scorcio sulla città toscana. Ci siete mai stati? Io due volte e ne sono rimasta affascinata, mi è piaciuta tantissimo! Spero di tornarci presto, anche se appena finisce questa situazione vorrei visitare anche altre città... 
Voi avete programmi? 

flyerthanwind

Figlia di un giuramento (o forse due)Where stories live. Discover now