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Londra era sempre una città molto piovosa, e Bethsabea aveva imparato a conoscere ed apprezzare quella pioggia leggera nei cinque mesi che vi aveva già trascorso. Non era inglese e glielo si leggeva in faccia. Aveva i lineamenti delicati, nordici, e non pronunciati come quelli degli inglesi. Tuttavia non era nemmeno del Nord. A lei piaceva definirsi una viaggiatrice.

Sua madre, Vanessa Di Giacomo, era italiana. Nata e cresciuta a Roma, era lì che si era appassionata all'arte tanto da farla diventare una professione. Si era laureata nella "Città Eterna" e subito aveva intrapreso i suoi viaggi e aveva iniziato i master che l'avevano fatta divenire una critica d'arte. Vanessa, in uno dei suoi viaggi, aveva conosciuto Daniel Horn, brillante medico svizzero, anch'egli viaggiatore a causa della sua mente brillante che lo portava ad avere convegni in tutta Europa. Egli, dopo averla sposata, la seguì fino in capo al mondo, almeno finché non fu concepita Bethsabea.

Era passato a malapena un anno dal matrimonio quando Vanessa scoprì di essere incinta. Dopo un piccolo momento di incertezza, i novelli sposi furono invasi da grande gioia e fecero un giuramento: amore eterno. Infatti, adesso che avevano una bambina, non potevano più dividersi come avevano fatto fino ad allora ed entrambi diedero un brusco stop al proprio ritmo lavorativo. In virtù di quanto si erano detti, decisero di chiamare la loro bambina Bethsabea, che significa appunto "figlia di un giuramento".

Quella sera Beth si trovava in abiti eleganti nel cuore di Londra. Era appea scesa da un taxi davanti Picadilly e doveva raggiungere Burlington House per partecipare ad un esclusiva mostra che si sarebbe tenuta all'interno della "Royal Academy of Arts". Erano circa le 8 p.m a Londra, e la galleria era chiusa da un po', ma le pressioni di un personaggio illustre come Vanessa Di Giacomo avevano fatto in modo di aprire le porte di Burlington House qualche ora dopo il consentito per una mostra d'arte esclusiva.

Uno dei coinquilini di Beth, Seth, aveva provato a convincere la ragazza a portarlo con sé in tutti i modi, perfino idolatrandola, ma lei sapeva bene che il suo nome non era sulla lista e sua madre sarebbe stata troppo impegnata per farlo aggiungere all'ultimo momento; dunque non voleva arrecare delusioni ad un giovane brillante studente del Sotheby's Isitute of Art.

Oltrepassato l'arco ed aggirata la statua al centro del piazzale, Beth si diresse a passo incerto verso l'ingresso, dove un uomo teneva in mano una lista.

"Nome prego" pronunciò l'uomo elegante senza degnarla di uno sguardo, forse ritenendola uno dei tanti ospiti della mostra. Sembrava alquanto scocciato, e non era l'unico: il luogo era pieno di guardie dalle facce torve. Forse l'idea di fare la mostra di sera non era stata tra le migliori.

"Bethsabea Horn" dichiarò la ragazza guardandosi intorno alla ricerca di un volto conosciuto.

"Mi dispiace, il suo nome non è sulla lista" dichiarò l'uomo con aria di sfida.

Beth si fece prendere dal panico. Il suo nome doveva esserci, la madre le aveva assicurato che era già tutto pronto e che avrebbe sfruttato l'occasione per presentarla ad alcuni suoi colleghi; se non si fosse presentata avrebbe fatto fare alla madre una brutta figura col mondo dell'arte.

"Scusi, potrebbe controllare di nuovo? Il mio cognome è Horn, H-O-R-N" ripeté tentando di non farsi prendere dal panico.

Già non vedo mia madre da un pezzo, non vorrei che adesso che la rivedo le faccio fare anche una figura con i colleghi. Mi ha fatto tantissime raccomandazioni per telefono. Non posso deluderla.

Come si può dedurre, Beth era una ragazza che si faceva troppi problemi, spesso anche dove problemi non ce n'erano. Era figlia unica di genitori brillantissimi che l'avevano messa alla prova fin da piccola, soprattutto per i numerosi viaggi che compiva, spesso anche nel periodo scolastico. Dopo il diploma era andava via dalla cittadina in cui viveva, Shadowland, vicino Coleraine, a circa un ora e trenta da Belfast, e si era trasferita proprio nella capitale per frequentare il college. Si era laureata in chimica e poi si era trasferita a Londra per un tirocinio di sei mesi.

Figlia di un giuramento (o forse due)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora