12 ¡Smut!

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Quella volta che ci chiudemmo nello stanzino del teatro.
Ovviamente chiusi a chiave, perché eravamo andati lì per un preciso obiettivo dopo che lo avevo... beh, provocato.

Entrai nella sua aula con un quaderno in mano e un sorrisetto stampato sul viso.
Way mi guardava abbastanza sorpreso, ma con una mano e una penna cercò di coprire il breve sorriso che mi regalò.
«Buongiorno» Dissi, ai ragazzini di primo, molto paraculo, dopo mi avvicinai a lui. «'Giorno, professor Way»
«Buongiorno Iero.» Disse lui, il tono che non gli riuscì per niente duro e disprezzante come al solito. «A cosa devo la sua presenza?»
Mi chinai sulla cattedra e con il quaderno feci una specie di barriera davanti ai nostri visi, strafottente del pensiero degli alunni. Tanto erano primini.
Gerard mi guardò preoccupato, ma tutto sommato ci stava, come sempre. Aspettò, confuso.
«Che ne dice se alla fine di quest'ora mi raggiunge nel laboratorio di teatro?... Quello che non apre più nessuno dall'anno scorso?» Sussurrai, mordendomi il labbro in modo malizioso.
Lui deglutì visibilmente, «Cosa deve fare lì?»
«Uhm...» La mia mano si spostò in basso e, per caso, scivolò sul cavallo dei suoi pantaloni.
«I-Iero-»
Strinsi la presa, giocherellando con il pollice sulla punta che ero riuscito a toccare facilmente.
Way strozzò un gemito a malapena, e ansimò per un momento prima di ricomporsi.
«Frank cosa diamine stai facendo» Disse a denti stretti.
Quella non era una domanda, quindi non voleva una risposta.
Ma la mia manina educata rispose facendo su e giù lungo l'erezione cazzo-già-visibile attraverso i pantaloni del mio professore.
«Andiamo, professor Way, mi deve delle ripetizioni!» Esclamai prontamente per coprire il gemito incontrollato di Gerard, che si morse forte il labbro successivamente.
«Gliele darò, Iero... mi lasci- mi lasci finire la lezione» Mi fissò truce, mimando con le labbra di spostare il dannato quaderno.
Feci come mi chiese, e mi portai il quaderno dietro la nuca, con un sorriso soddisfatto.
«Ci si vede, prof» Salutai i ragazzini con la stessa mano che avevo usato per toccare il gioiello di Way e me ne andai.

«Sei stato proprio uno stronzo...» Ansimò Gerard al mio orecchio mentre si liberava della camicia e io dei miei jeans, entrambi frettolosi.
«Lo so, professore. Mi piace essere stronzo con lei»
Gerard si morse il labbro e, afferrandomi un braccio con la sua grande mano, mi fece voltare verso di lui.
«Al diavolo le regole, eh...?»
«Già, ma sai, saremo i primi a scopare qui dentro.»
A quella cruda conferma di quello che stavamo per fare, Gerard sembrò scioccato, perciò io risi.
«Che c'è, vuoi tirarti indietro?» Infilai un dito sotto il tessuto dei suoi pantaloni e lo feci scivolare attorno ai suoi fianchi, visto che ancora non si era tolto la cintura.
«No» Rispose, duro - in tutti i fottuti sensi - e mi spinse al muro di quello spazio stretto. Si piegò a togliermi i boxer e la mia erezione spuntò felicemente fuori, finendogli davanti al viso.
Lui si leccò il labbro e la cosa mi fece impazzire, tanto che gli presi i capelli e l'invito era ben decifrabile.
Volevo sentire le sue labbra attorno al mio membro.
Gerard esitò solo un momento, ma poi, dio, si ficcò la mia lunghezza in bocca già per metà, e io cacciai un gemito sonoro e chissenefrega nessuno poteva sentirci.
E poi anche se fosse...
Le gambe mi tremarono non appena lui cominciò a masturbarmi con la sua bocca, leccandomi la punta di tanto in tanto.
Era bellissimo. Non avevo mai provato un piacere simile, e quasi mi sentivo già di arrivare all'orgasmo.
Gli stringevo i capelli tra le dita e non riuscii a trattenermi dal spingergli la testa contro il mio membro, però mi diedi un contegno e cercai di non farlo troppo velocemente.
Gerard emetteva mugolii e potevo sentire benissimo il liquido preseminale finirgli nella bocca e lui che leccava tutto come se fosse esperto. Mentre con una mano si aiutava a masturbare quello che non riusciva ancora a mettere in gola, boccheggiò e per la prima volta in quella situazione mi guardò negli occhi; mi sentii di svenire.
Era fantastico.
Premetti un pollice sulla sua guancia e ansimai, desideroso di venire.
Lui capì e subito riprese la mia erezione in bocca, spingendosela tutta in gola.
Buttai la testa indietro e la appoggiai al muro, venendo percosso da fremiti e gemiti, brevi e ripetitivi.
«Gee-Gee-» Mi appoggiai con una mano alla parete, gemendo più forte. «Sto ve...nendo» Dissi, in un sospiro.
Lo avvisai perché non sapevo se avrebbe accettato di ingoiare anche se avrei voluto tanto vederlo fare. Ingoiare il mio seme. Che grazie a lui avevo prodotto.
Lui annuì sempre con la mia erezione in bocca, aveva gli occhi chiusi e vedere le sue espressioni mi eccitava ancora di più. Non ci volle molto perché venissi.
Gerard staccò le labbra dal mio membro e tirò fuori la lingua, dio. Se avessi potuto sarei venuto due volte insieme.
Con le mani mi aiutai, volevo che venisse fuori tutto, non una goccia in meno. Volevo vedere Gerard prenderlo tutto.
Il getto caldo schizzò improvvisamente nella sua bocca, mentre io gemevo, gemevo fortissimo ma cercavo di rimanere lucido e guardare per bene Gerard.
Lui aveva chiuso la bocca e aveva iniziato a ingoiare, e mentre gli ultimi schizzi gli finirono sopra le labbra e su parte del viso cominciò a leccare fin dove riusciva.
Mi piegai, ancora stravolto dall'orgasmo, e gli leccai la bocca, sollevai il suo viso tenendo i pollici sotto il suo mento e gli leccai il collo, possessivamente, con desiderio, con desiderio di fare altro con lui.
Salii piano piano e tornai sulle sue labbra, baciandolo con foga e aggiungendo poi la lingua. Sentivo il sapore del mio stesso seme e la sua saliva mischiata alla mia.
«Gee... sei fantastico»
Lui mi morse le labbra, «Adesso spogliami»
Senza farmelo ripetere due volte gli sfilai i jeans e i boxer, che poverino il suo amico doveva stare veramente stretto dopo quello, e ammirai il suo gioiello.
«È così grande» Dissi, facendolo imbarazzare involontariamente. «Dovresti vergognarti di quello che hai fatto prima, non per un complimento» Lo imitai, scoppiando a ridere quando lo vidi mettere il broncio.
«No, col cazzo, non vergognartene perché avrò bisogno di una cosa così in futuro. È stato meraviglioso» Gli dissi, e gli occhi mi brillavano di eccitazione.
Lui fece un piccolo sorriso e dopo venne a gattoni verso di me, finendomi sopra.
«Ma non era ancora nulla, no?» Mi chiese, con un tono dannatamente sensuale.
Scossi la testa e mi appoggiai per bene sui gomiti, così lo vidi leccarsi le dita che mi portò successivamente davanti alla bocca.
Oh, avevo capito benissimo.
Schiusi le labbra, lasciando che lui ci infilasse dentro le sue dita e mi scopasse la bocca con quelle, simulando quello che avremmo fatto dopo. Mentre lo faceva mi guardava e quel sorrisetto era così invitante. Eccitante.
«E chi l'avrebbe mai detto, professor Way» Gemetti non appena infilò il primo dito nel mio di dietro. Era la mia prima volta in quel senso, e sentivo un po' di dolore.
«E chi l'avrebbe detto, Iero.» Disse a sua volta, e ridemmo insieme. Con quale forza riuscivo a concentrarmi a parlare e ridere non lo sapevo, ma era tutto bellissimo.
Dopo avermi preparato, facendomi godere come non so cosa, si posizionò in mezzo alle mie gambe ed entrò con un colpo, non secco bensì umido, visto che il caro professore era esperto anche su questo e si preoccupava del mio bel culo, quindi mi aveva bagnato per bene.
Gemetti forte spingendo la testa contro il tappeto che stava lì in quello stanzino stretto, e Gerard gemette con me.
«Dio Ge-rard»
«Ti fa male?» Chiese, a bocca aperta dopo aver interrotto i suoi ansiti.
Io scossi la testa, «No c-cazzo, continua»
Allora Gerard cominciò a muoversi avanti e indietro dentro di me, e io cominciai a gemere senza più un controllo.
Agli inizi le spinte erano poco agevolate dal mio stretto buco poco abituato, ma dopo potei sentire il suo membro riempirmi e le pareti della mia apertura pulsargli tutt'attorno.
Gerard si fermò un attimo, in preda a dei gemiti.
Mi torturai le labbra mentre lo guardavo, quasi lacerandomi la pelle; riusciva ad eccitarmi solo con le sue espressioni e ciò non faceva altro che farmi arrivare prima all'orgasmo - per la seconda volta.
«F-Frank» Pronunciò un oh, ad occhi chiusi, e le sue spinte pian piano cominciarono ad essere più veloci e incontrollate.
«Gee- vai- più forte» Gemetti tra le parole, mentre lui si aggrappò ai miei fianchi e puntando lo sguardo nel mio esaudì quel piccolo desiderio.
«Gemi ancora, per me» Mi chiese, facendomi - non so come - addolcire in un momento del genere.
Gemetti ancora più forte, spontaneamente, visto che ci aveva preso gusto e mi stava proprio sbattendo come solo lui  sicuramente sapeva fare.
«Gerard!» Gridai il suo nome, quando lui trovò il fatidico punto, e io ancora non sapevo cosa diamine si provasse.
Venni subito. Tra di noi, mentre ancora Gerard spingeva dentro di me per arrivare all'orgasmo.
Sentirlo gemere così forte mentre il suo liquido mi riempiva dentro era stato come venire due volte consecutivamente per davvero. Si accasciò su di me, senza darmi peso, mantenendosi ai lati dei miei fianchi con le braccia.
«Frank...» Ansimò, guardandomi attraverso le ciocche dei capelli bagnate di sudore.
Io gli misi un dito sulle labbra, sorridendo, «Credo che avremmo bisogno di una doccia».

𝗛𝗼𝘄 𝗦𝗵𝗼𝘂𝗹𝗱 𝗜 𝗖𝗮𝗹𝗹 𝗬𝗼𝘂?Where stories live. Discover now