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Quello dopo era il giorno libero di Way, e quello dopo ancora era sabato. Quindi weekend, yey.
Non ero più così tanto felice del weekend, visto che mi impediva di vedere il bel faccino del professore.
Ma dio, perché pensavo solo a lui?
Era così odioso, ma allo stesso tempo mi faceva... bene.
Non seppi spiegare nemmeno a me stesso il perché, ma mi sentivo bene mentre provavo quelle cose.
E poi, dopo quel bacio... quella dannata tensione e le sue labbra e quei fottuti occhi incatenati ai miei.
Era così sexy e così adorabile.
Giuro che avrei scopato con lui su un banco quel giorno.
Inutile dire che uscii da quella classe con il durello.
Cercai di spostare i miei pensieri a qualcos'altro, e mi ricordai di dover finire una tavola.
Foglio e matita alla mano, finii quel dannato disegno di una natura morta in un'ora e mezzo. Odiavo ricopiare quei cesti di frutta o i vasi di fiori più tristi della mia vita, ma ero obbligato a farlo se volevo passare l'anno.
Era la prima volta che finivo una tavola a casa, ma non avevo progettato di uscire con i miei amici e forse avrei dovuto muovere un po' il culo visto che ero sotto con i voti da quando avevo abbandonato il corso di Way.
Sì, non solo avevo di nuovo l'insufficienza in matematica, ma ce l'avevo anche in storia dell'arte e...
storia dell'arte.
La professoressa Barton.
Professoressa, lo sa che ho baciato il suo fidanzatino? Anche se purtroppo non ho fatto in tempo a limonarlo.
O volevo fare le cose con calma.
Anche se quel bacio era tutto tranne che calmo.
Però che cazzo, avevo baciato il mio ex professore e lui... aveva ricambiato.
Ma provava qualcosa per me? Tipo che voleva scopare o altro? No perché sì anche io avrei potuto benissimo scopare con lui se solo fosse stato un momento migliore, ma credevo di provare qualcosa. Qualcosa che non conoscevo bene.
Vabbè, pensieri senza una fine e senza una risposta.

«Ma sembra solo a me o Way sembra stranamente calmo?»
«Oppure è diversamente incazzato»
«Nel senso che è troppo incazzato o poco incazzato?»
«Ma di che parlate» Mi lamentai sbadigliando e stropicciandomi un occhio, sentendo Ray e Bob discutere animatamente.
Eravamo seduti in mensa e io avevo appena preso un caffè dalla macchinetta, un disgustoso caffè acquoso e degli oreo gialli perchè quelli normali non c'erano. Ma erano sempre meglio di nulla.
«Di Way» Mi rispose Bob, ridacchiando.
Dopo quella cazzata che facemmo nel bagno durante la sua ora di supplenza, Bob iniziò a dirmi che io e Way saremmo stati due scopamici perfetti eccetera eccetera. Perchè lo sguardo del prof era incazzatissimo ma secondo lui solo perché ci aveva interrotti.
«Way?» Domandai, sbadigliando ancora.
Quella notte avevo dormito poco e nulla, per iniziare da capo la storia ad Assassin's Creed Black Flag sulla mia ps4.
Di nuovo, perché amavo quel gioco più di qualsiasi altro gioco e quindi volevo rifarlo da giocatore pro.
«B-buongiorno, prof.» Disse intimorito Matt Hazel.
Matt era uno pseudo-secchione e aveva sempre paura di tutto anche se provava ad essere il coraggioso – purtroppo proprio con le persone sbagliate, infatti le prendeva sempre – ma era abbastanza fico da stare nel nostro gruppo.
Perché ci informava e spiegava cose che nemmeno i Maya avrebbero potuto spiegare e poteva farti i riassunti di qualsiasi gioco o fumetto tu nominassi.
Per noi quello era figo.
Io comunque sia con una faccia da "che cazzo sta dicendo questo" mi girai per guardarmi alle spalle.
La mia faccia si ritrovò proprio davanti al busto bianco di qualcuno, e quando alzai lo sguardo, beh, incontrai gli occhi di Way. Che dall'alto mi guardava come una figura maestosa.
Okay. Forse non ero assonnato ma fatto.
«Professore» Salutarono gli altri nel frattempo.
Alla fine, visto che tutti guardavano me, lo salutai anch'io.
«Ehilà»
Non il massimo, forse.
Sentii i miei amici scoppiare dentro per non ridere rumorosamente, e le mie labbra si allargarono in un piccolo sorrisetto.
Assonnato ma pur sempre bastardo.
La sua espressione era schifata ma forse stava cercando un po' di trattenersi visto che erano soltanto le otto del mattino, «...Iero, mi segua»
Stavo per chiedergli "dove", ma in una piccola parte della mia mente si accese una scintilla di perversione.
Mi alzai e, sistemandomi la giacca, mi voltai verso i miei amici. «Torno... subito?» Risi per un momento, schiarendomi la voce dopo poco.
«Senza fretta eh, resisteremo anche senza di te» Bryar mi fece l'occhiolino, insieme a Ray, e Matt sollevò il pollice in su nonostante non avesse ancora capito un cazzo della situazione.
Way iniziò a camminare e io lo seguii rimanendo dietro di lui con un sorrisetto divertito.
«Dove mi porta di bello, professor Way?» Marcai le ultime due parole per vedere la sua reazione, ma rimasi deluso perché le sue espressioni e reazioni erano sempre le stesse, fredde, pungenti. Tanto che non mi cagò nemmeno.
Uscimmo sul retro del laboratorio mac, dove, in tre anni, non ero mai potuto uscire per via delle regole.
Scusate, scusateci professori, se siamo dei babbani.
Da lì percorremmo il lungo marciapiede che portava alla palestra, ma noi restammo nel bel mezzo dell'erba alta.
Mi guardai attorno e iniziai a giocare con le foglie di un alberello d'ulivo.
«Dobbiamo parlare di quanto successo la settimana scorsa» Disse, torturandosi le mani in maniera nervosa.
«C'è davvero qualcosa di cui parlare?»
Sentii i suoi passi avvicinarsi, da dietro, ma non lo guardai ancora.
«Sì, Iero.»
«Mh... peccato che non la credo. Non mi avrebbe mai portato qui per questo motivo»
«Lei crede» Fu solo un momento, ma sentii benissimo un dito freddo di Way toccarmi la nuca e spostarmi i capelli sulla spalla.
Rabbrividii e cercai di guardarlo con la coda dell'occhio, ma non ci riuscivo ancora da quella posizione.
«Sì» Dissi, anche se sembrò più una domanda.
Way mise la sua dannata mano sul mio fianco, poi chinò il capo e lentamente si sporse oltre la mia spalla.
Il mio corpo rimase rigido, ma non volevo che si spostasse.
«Alicia stamattina mi ha chiesto come stesse andando con i miei alunni, e io le ho risposto che va sempre tutto bene tranne con qualche testa calda.»
Alicia doveva essere la professoressa Barton.
Stetti in silenzio, non capendo cosa volesse dirmi con questo, e lui continuò.
«Dopo mi ha chiesto se si trattasse di te, e io ho risposto di sì.»
Mossi di un millimetro la testa e lo guardai in viso, facendo sì che i nostri sguardi si incatenassero.
«Allora lei mi ha consigliato di prendere provvedimenti nel caso la situazione peggiori. Ecco, tu credi che così facendo migliori la situazione? I tuoi voti? Le tue capacità?» Disse, alzando sempre di più il tono della voce, come se stesse iniziando ad arrabbiarsi.
«Cosa vuole dire?» Non aveva senso. Non era più il mio professore, pur volendo. Avrei potuto soltanto farmi aiutare da lui.
Credeva che ci stessi provando con lui e che lo stessi facendo apposta? O che magari gli avrei chiesto una botta e via?
Beh. In un certo senso era così, oppure totalmente, ma c'era una cosa a fare la differenza.
Io con lui mi sentivo strano.
Anzi, a vederlo, mi sentivo strano.
Il mio cuore iniziava a battere velocemente non appena lo vedevo, mentre diminuiva i battiti quando mi era molto vicino.
Volevo sempre apparire migliore davanti a lui, e forse così facendo mi ero dimostrato più strafottente del solito.
Ma di certo non lo avevo baciato per ottenere qualcosa.
Sentii qualcosa in quel bacio, che non avrei mai creduto di poter provare. Come quando hai le tue aspettative ma queste si rivelano essere migliori di quello che avevi pensato.
Ecco. La giusta definizione.
«Che non è giusto. Per entrambi»
«Piuttosto... perché tu ti sei fatto baciare?» Pensai ad alta voce, mentre guardavo lui ma in realtà gli guardavo attraverso.
Potei sentirlo sussultare, e il suo viso diventò forse rosso, perché si ritrasse e mi lasciò libero dalla sua delicata presa.
«Non devo darti spiegazioni, sono il tuo insegnante»
Sbuffai una risata.
«No, non lo sei. E poi io sarei il tuo alunno. Ti ho baciato. Tu ci sei stato. Quindi adesso perché non arrivi al punto?»
Incredibile. Era rimasto sulle sue nonostante tutto, e mi faceva innervosire.
Volevo solo che ammettesse di provare qualcosa per me, anche se non pensavo fosse così.
«Il punto è che è sbagliato!»
«Non sembrava, quando è successo»
«Ma lo è ora»
«E prima cos'era?»
«Non lo so, ma qualcosa di troppo pesante che dobbiamo mollare subito»
«Non crei metafore. Sta dicendo che è un vigliacco e non può permettersi di provare qualcosa per me perché ha una donna o non vuole che gli altri sappiano che ti piacciono i maschi, o magari perché hai una decina d'anni in più di me.» Lo dissi tutto velocemente, senza pensare, e quando finii di parlare mi sembrò come se qualcosa stesse pungendo i miei occhi.
Già faceva freddo, più qualcosa mi aveva preso.
Mi aveva preso dentro, e non sapevo cosa fosse.
Forse la rabbia o la frustrazione, forse la delusione o peggio la paura di non poter provare quello che chiaramente stavo iniziando a conoscere.
«Iero... Iero, torna in classe. Non possiamo portare avanti questa discussione»
«Certo, vado.» Gli feci un sorriso sarcastico e quando mi voltai mi sentii patetico. Non dovevo mostrargli che me ne importava qualcosa.
Di lui.

𝗛𝗼𝘄 𝗦𝗵𝗼𝘂𝗹𝗱 𝗜 𝗖𝗮𝗹𝗹 𝗬𝗼𝘂?Where stories live. Discover now