Duel

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Quella stupida ragazzina è li, davanti a me: i piedi piantati nella neve, le mani che salde reggono la spada accesa e il volto contratto in una smorfia di odio. Come darle torto? Sto provando a sedurla, a farla passare dalla mia parte e per di più ho probabilmente ucciso quel traditore di uno Stormtrooper che in quel momento sembra essere l'unico suo amico.
La fisso, la studio cercando di cogliere un cedimento, una breccia da cui entrare per farla mia. L'ordine è semplice, ucciderla: ma la mia volontà è ben diversa.La voglio con me, per me. Avverto la potenza in lei, la forza che le scorre dentro come un fiume. Quando lei mi si avventa addosso rabbiosa faccio appena in tempo a sollevare la spada e a pararmi, la rimando indietro bruscamente cercando di mantenere lucidità. Quando lei mi si riavventa addosso, non la respingo. Il crepitio delle spade è assordante, producono scintille che si sciolgono sulla neve fresca. Ho il viso di lei ad un passo, posso finalmente guardarla, scoprirla senza problemi. Potrei farcela, se solo lei cedesse, se solo si lasciasse andare. Non regge più la pressione che le sta dando, cede, arretra, abbassa la lama azzurra ansante.

"Perché continui a resistermi?"

Lei cambia espressione, sembra sorpresa per un momento, salvo poi tornare nell'ira.

"Sei un mostro, un vile, non cederò mai a te." - prende un bel respiro e mi si scaglia di nuovo addosso - "MAI!"

I fendenti vibrano nell'aria, il rumore delle spade pare assordante vicino alle orecchie, rispondo colpo su colpo, lei sembra inarrestabile, la lascio fare arretrando; dandole l'illusione di potermi vincere poi improvvisamente cambio il ritmo rimandandola indietro e continuando a colpire. È stanca, lo sento e sento anche che è il momento di approfittarne . Con l'ultimo fendente la faccio cadere, riesco a allontanare da lei la spada strappandogliela con la forza dalle mani. La vedo spaesata, cerca la sua arma troppo lontana dal suo corpo. Si alza, tentando di scappare, la paralizzo di nuovo. Non mi piace ma lo faccio.La porto ad un passo da me, abbastanza vicina da farle sentire il calore della spada vicino al viso. C'è un albero dietro di lei, ce la spingo contro, il volto si contorce in una temporanea smorfia di dolore. Mi avvicino, la spada bassa: voglio guardarla. Cerca di girarsi quando la mia mano sfiora il suo viso, forse si è scordata di essere ai miei comandi al momento. Ne sfioro ogni centimetro, ne esploro le pieghe, ogni singola parte.

"Quando ti renderai conto di non avere scelta? Posso insegnarti tanto, devi solo lasciarti guidare."

Ringhia, è molto arrabbiata, furiosa. Posso sentire la forza impennarsi, è irresistibile quel richiamo. Mi avvicino ancora, si irrigidisce più di quanto già non lo sia. Non conosco nemmeno il suo nome ora che ci penso, non gliel'ho mai chiesto. Per me lei è solo la mercante di rottami, nulla di più. Sarebbe divertente portarla al limite, farla arrabbiare in maniera definitiva costringendola a buttare tutto fuori. Per un momento, l'idea più inaspettata mi balena nella mente, infondo sono sempre stato anche troppo ligio, per una volta potevo permettermi di spingermi oltre.

Sei stupido per caso?

Così giusto, così sbagliato o forse solo crudele, sfioro appena il suo naso col mio, lei ringhia ancora. Cerco nella sua mente, voglio farle male. Finalmente trovo quello che volevo.

"Rey.." - lo dico sussurrando, poi senza aspettare poggio le mie labbra fredde e forse un pò troppo ruvide sulle sue rimanendo fermo, aspettando una reazione.

Mi ha bloccata non posso crederci, l'ultima volta che l'ha fatto mi aveva terrorizzata, aveva scavato nella mia mente alla ricerca di qualcosa. Mi innervosisco non poco quando mi si avvicina toccandomi. Sembra godere della mia rabbia e della mia paura, questo mi fa ribollire ancora di più. Avendocelo così vicino, sono costretta a guardarlo: non posso voltarmi. Il volto è nulla più di quello di un giovane ragazzo costellato da alcuni piccoli nei. Le labbra, spesse e dure, invitanti a loro modo, gli occhi scuri tradiscono emozioni che non riesco a decifrare. Improvvisamente avverto una scossa nella mia mente: ci sta frugando di nuovo, ma non capisco cosa stia cercando. Tento di resistere, di non farlo passare ma è inutile. Fruga senza sosta portandomi indietro, fino a che non sobbalza sorridendo leggermente. Quando pronuncia il mio nome, qualcosa si spezza. La sua voce è poco più di un sussurro; calda e delicata mi si insinua nella mente poi improvvisamente quelle labbra che avevo solo osservato le sento sulle mie. Non so come reagire, non mi è mai successo: quello è il mio primo bacio e me lo sta dando il ragazzo più oscuro, complicato e enigmatico della galassia. Rimango bloccata, sembra che lui stia aspettando qualcosa, anche se non capisco bene cosa. Sto trattenendo il respiro, non so cosa potrebbe accadere se aprissi le labbra: resisto ben poco quando succede sento la sua lingua invadermi, rispondo incerta non mi piace per nulla: lo odio, non può farmi questo. È doloroso, mi entra nell'anima, i miei pensieri corrono veloci. Per un momento mi balena nella mente un immagine terrificante: io e lui vicini, una spada rossa tra le mie mani, distruzione e dolore nella galassia. Pianeti che bruciano, urla mentre lui mi tiene la mano trionfante.

Aveva risposto, seppur controvoglia. Indubbiamente inesperta, sembra spaventata da quello che sta succedendo e arrabbiata perché sono io a farlo. L'avevo sentita triste, combattuta. Poi come se fossimo legati da qualche filo, e senza nemmeno aver provato a entrare nella sua mente vedo i suoi pensieri. Posso vincerla facilmente, lo vedo nella sua testa. Mentre insisto, continuando a baciarla senza lasciarla respirare, una nuova visione mi balena davanti agli occhi: era l'opposto della sua. Siamo insieme ma la galassia è in pace. Mia madre e mio zio accanto a noi ci guardano fieri. Una lama azzurra accesa tra le mie mani, e lei luminosa e bellissima che mi sorride. Riesco a distogliere la mia mente, mi distraggo e allento la presa su di lei che si libera colpendomi allo stomaco e buttandomi in terra.

Debole. Sei debole. Alzati smidollato.

A fatica mi tiro su, accendo la spada ma la ragazza è scatenata. Mi colpisce senza sosta, urla infuriata, mi colpisce sul viso sfregiandomi partendo dal sopracciglio, fino alla guancia sinistra. Il dolore è accecante, fomenta la mia rabbia, sento il pianeta collassare. La guardo mentre la terra tra noi si divide allontanandoci. Scappa, lasciandomi nella neve fredda. Mi sembra passata una vita quando qualcuno viene in mio soccorso portandomi via dal pianeta che sta sparendo.

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