Piccola riunione madre-figlia

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Piccola riunione madre-figlia

«Mamma...» mormorai ancora. Il suo sorriso si allargò ancora di più e vidi i suoi occhi diventare poco a poco più lucidi. Derek ormai mi sfiorava la mano con la sua, insicuro se prendermela o meno.

«Kim» mi rispose con voce dolcissima, tanto che il mio cuore rischiò di frantumarsi in mille pezzi. Non trovavo le parole giuste da dire ora che era lì, in carne ed ossa, davanti a me. Dopo tutto il tempo che avevo desiderato di rivederla, la speranza di poterla salutare ancora una volta.

Feci un passo in avanti e mi bloccai. C’era solo una parola nella mia mente: mamma. Non era un sogno, era lì. Aprì le braccia, incoraggiandomi con un ulteriore sorriso.

A quel punto non riuscii a trattenermi. Le corsi tra le braccia, anche se in meno di un secondo la stavo già stringendo. Una sua mano era tra i miei capelli, mentre l’altra si muoveva tranquillamente sulla mia schiena.

La donna per la quale avevo sacrificato me stessa, nella speranza di liberarla, rimanendo a mia volta incatenata a quella vita.

Tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento cominciarono a rigarmi il viso, lasciandomi sempre più senza forze. «Mamma» sussurrai al suo orecchio.

«Calmati Kim, sono qui,» mi rassicurò teneramente. «Mi dispiace piccola, mi dispiace averti trascinata in questa storia.»

«Non preoccuparti, lo avrei fatto comunque. Qualsiasi cosa pur di farti tornare umana» dissi sciogliendo l’abbraccio. Hilda mi asciugò le lacrime che stavano per scendere, continuando a sorridere. I suoi occhi erano un azzurro cielo, chiarissimi.

Certo, lei era completamente una purosangue ora, non un incrocio come me: nelle sue vene scorreva il sangue di Victor. Solamente a pensare quel nome m’irrigidii, irritandomi.

Spostò i suoi occhi su Derek, muovendo di poco la testa. «Grazie per averla protetta» gli disse dolcemente.

Il vampiro sembrava essersi rilassato e fece spallucce. «Era il mio compito, no?»

Hilda annuì, concentrandosi poi sugli umani. «Ragazzi dobbiamo portare Ashley a casa, deve riposarsi.»

«Chi era la persona che è entrata nel suo corpo?» volle sapere Gabriel. Ogni muscolo di Derek si era irrigidito e, a mio parere, era diventato ancora più pallido. Probabilmente ci sbagliavamo tutti quanti. Eppure, le prove...

«Era davvero lei?» gli chiesi a bassa voce.

«Lei chi?» chiesero in coro Gabriel e Logan, che stava tenendo in braccio la povera Ashley Proud, priva di sensi.

Scosse la testa, strizzando gli occhi. «No, non può essere. Lei è morta, maledizione!» gridò. Si lasciò cadere a terra, privo di forze, perciò mi avvicinai a lui e gli presi il viso tra le mani.

«A quanto pare no,» disse mia madre, risoluta. «Non era morta sul serio.»

«Ma l’ho uccisa io.»

Logan fece due passi in avanti. «Scusate, potete spiegarci bene la situazione?»

«Era Elizabeth,» mormorò Derek atono, tenendosi la testa tra le mani. Cercavo di alzargli il mento, per obbligarlo a guardarmi, senza ottenere alcun risultato. «La mia ragazza.»

I due ragazzi spalancarono gli occhi, la bocca aperta. Quando sbirciai per un secondo nella direzione di Gabriel vidi che era palesemente stupito. «La tua ragazza?» chiese Logan.

Molto debolmente, il vampiro annuì. «Una vampira che ho ucciso con le mie stesse mani, accidentalmente.» Strinse di più le mani sulle sue tempie. «Fisicamente identica a Kimberly» continuò quasi ringhiando.

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