Questioni di sangue

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Questioni di sangue

A mezzanotte esatta mi trovavo davanti alla fontana, da sola. Guardavo l’acqua muoversi lentamente, mentre quella che zampillava faceva un suono rilassante, creando delle piccole onde. Non faceva molto freddo e l’aria era debole. Non mi muoveva nemmeno i capelli.

Sentii i suoi passi arrivare alle mie spalle, accompagnati dalla percezione del pericolo che causava la sua natura di vampiro nella mia testa. Senza alcun suono assordante, per fortuna.

«Come sta Ashley?» chiesi senza voltarmi.

Ripensando a ciò che era successo non riuscivo a trovare un filo logico nel suo gesto: perché si era gettata su di me per difendermi da un vampiro? Lei che fino a pochi secondi prima sembrava intenzionata a suonarmele di santa ragione per il semplice fatto che mi riteneva una sgualdrinella da quattro soldi. E poi quella fiammata rossa che ogni tanto intravedevo nei suoi occhi: ormai ero sicura si trattasse dello spirito all’interno del suo corpo, ma era sotto la sua possessione anche mentre si precipitava per aiutarmi?

«È al sicuro a casa. Non ti preoccupare, non si ricorderà di questa notte quando si sveglierà» rispose pacato, composto.

In parte, mi dispiaceva. Se aveva tentato di liberarmi, infondo non mi odiava quanto pensassi e quanto dava a credere. E io non potevo odiare una persona che aveva rischiato la vita per me.

Mi voltai lentamente e vidi Derek con le mani in tasca, rilassato. «Si è comportata in modo strano. Ha tentato di liberarmi dal vampiro.»

Annuì con sguardo severo, i lineamenti rigidi. «Lo so.»

«E parlava di cose senza senso: diceva che sono un’egoista, che ti sto usando come un giocattolo. E piangeva. Io non riesco ancora a capirla. Poi, quella scintilla rossa nei suoi occhi…»

«Kim, non ti devi preoccupare» disse avvicinandosi, mettendo le mani sulle mie spalle. Mi teneva ferma, inchiodata al terreno. Forse era per farmi evitare di tremare, anche se la sua pelle gelida non aiutava affatto.

«Ho visto come si comportava e ho sentito cosa vi siete dette. Lo vedo anche adesso, nei tuoi ricordi.»

Aggrottai la fronte, confusa. «Come hai fatto a sentire? Insomma, non eri nemmeno nei para...» Sollevò un sopracciglio, le labbra tese. Non voleva dirlo esplicitamente, ma mi lasciò intendere. Perciò aprii la bocca senza parlare, per qualche secondo. «Oh, il mio sangue...» Non rispose ancora e si limitò ad annuire. «Davvero ti ha dato tutta questa forza?»

Si lasciò scappare una risata, anche se non sembrava per niente divertito. «Tu non hai la più pallida idea. E, per dirla tutta, non ne ho bevuto proprio poco.» Abbassai la testa, cercando di non ripensare a ciò che era successo nel mio sotterraneo. «Ma non era di questo che volevi parlarmi». La sua voce era seria, così come l’espressione.

Strinsi le labbra ed espirai con il naso l’aria che tenevo nei polmoni. Derek tolse le mani dalle mie spalle e rimase immobile, davanti a me.

Mi voltai e mi sedetti sul bordo della fontana. «Infatti, era per un’altra cosa» cominciai. Toccai l’acqua con un dito: era fredda come il ghiaccio. Ma lo tenni dentro, disegnando dei cerchi che si espandevano molto velocemente. «Non capisco perché ultimamente ho mal di testa. Cioè, non è un comune mal di testa. È come se fossero degli attacchi improvvisi e sento fischiare, sembra quasi che mi prosciughino le forze. Ogni tanto si aggiunge una voce.»

«Una voce?» chiese. Non mi voltai e continuai a fissare l’acqua che scorreva.

«Sì, una voce. L’altra volta, durante una pattuglia, sono scappata via improvvisamente, era la prima volta che la sentivo. E mi diceva di andare via con quel vampiro, per evitare delle torture. E di nuovo prima, a casa di Sheila. Ogni tanto mi sembrava perfino di sentire te» dissi ridacchiando.

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