L'alternativa

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L’alternativa

Mi trovavo nell’armeria, insieme a Derek. Dovevamo scegliere le armi di usare per la pattuglia. Secondo lui avrei anche potuto evitare, ma a me non andava di uccidere i vampiri proprio solamente dissanguandoli. Prima li avrei bloccati, poi avrei fatto ciò che dovevo.

Preferii non prendere la balestra con le frecce bagnate d’acqua santa, siccome avrei potuto farmi molto male. E poi ero più comoda con un semplice paletto in frassino. Con quello avrei potuto non uccidere subito, ma solamente ferire. E la pistola faceva troppo rumore.

Sentii suonare il campanello di casa mia.

Uscii, lasciando Derek alle mie spalle e in meno di un secondo ero davanti alla porta. Aprii tranquillamente e Gabriel spalancò gli occhi, come se fosse stato sorpreso nel vedermi. Era pur sempre casa mia, no?

«Kim,» disse quasi balbettando, «cosa ci fai qui?» Logan era qualche passo più indietro, con un sorriso affascinante dipinto in volto.

Feci spallucce. «Avevo bisogno delle mie armi» risposi.

«Per cosa?» Dietro di me apparve il vampiro. Lo capii dall’irrigidimento di Gabriel e dallo spostamento dei suoi occhi dietro le mie spalle, oltre al fatto che avevo sentito dei passi delicati avvicinarsi.

«Dobbiamo pattugliare, no? È da un po’ che battiamo la fiacca» rispose Derek al mio posto.

Li feci entrare, per non farli congelare all’esterno. Per loro doveva fare piuttosto freddo, perché sia Gabriel che Logan erano più coperti del solito.

Quegli occhi azzurri, ora, erano ridotti a due fessure interrogative. «Avete intenzione di andare in pattuglia?» chiese senza nascondere il proprio disappunto.

«Abbiamo intenzione di andare in pattuglia» lo corressi sorridendo. Rimase a fissarmi qualche secondo in più del solito, mentre il suo cuore accelerava il battito. Me e la mia dannata dote da vampira ammaliatrice.

«Non pensavo però ti servissero delle armi. Non puoi ucciderli in meno di un secondo con le tue doti?» intervenne Logan, appoggiandosi al muro.

Mi voltai verso Derek, che aveva le braccia incrociate sul petto. Scosse poi la testa. «C’è un problema.»

Si allarmarono subito, specialmente Gabriel. «Un problema?»

«Lei non deve ucciderli, ma cibarsi» disse un’altra voce dietro le nostre spalle. Ci voltammo tutti verso mio padre, che stava scendendo le scale pacatamente. Aveva un piccolo sorriso nascosto sotto i baffi. E per tutto il tempo non tolsi gli occhi da lui, quasi fossi stata attratta io da lui. Non riuscivo a non guardarlo e maledirmi mentalmente.

«Cibarsi?» chiesero in coro Logan e Gabriel.

«È questo il problema,» continuò Derek. «Kim ha dei problemi a bere il sangue animale.»

Si guardarono perplessi e confusi, entrambi con le sopracciglia aggrottate.

Il primo a parlare fu Gabriel, ovviamente. «Perché?»

«Il mio corpo lo rifiuta» spiegai. Tutti gli occhi erano puntati su di me, in quel momento. Avrei pagato oro per far sì che non fosse così, ma non potevo farci niente. «Dopo qualche volta che l’ho bevuto ho iniziato a sentirmi male, come oggi a scuola. Stavo per scoppiare, non ce la facevo più.»

«Ma cosa senti precisamente?» volle sapere Logan.

Sospirai, cominciando a camminare per la sala. «Non so spiegartelo di preciso. È nauseante, come se mi pugnalassero allo stomaco ogni volta. E so cosa vuol dire, quella di farsi pugnalare.» Abbozzai un sorriso che nessuno condivise. In particolar modo Gabriel, che si stava irritando per il mio modo di fare.

Daughter of EvilWhere stories live. Discover now