30. Pecorelle

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[15.07.2020 ~ capitolo revisionato ✔]

«Reggetevi forte!» esclamò un'invisibile Annabeth da qualche parte alla mia sinistra

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«Reggetevi forte!» esclamò un'invisibile Annabeth da qualche parte alla mia sinistra. 

Facile per lei! Eravamo io e Percy quelli aggrappati sotto la pancia di una pecora...

Non fu difficile come pensavo. La pecora non ci badò nemmeno. Anche il più piccolo esemplare del gregge di Polifemo era abbastanza grande da sostenere il mio peso, e avevano tutte una lana folta. Mi bastò piegarla per farci due maniglie, agganciare i piedi, e voilà: ero come una cucciolotta di canguro aggrappata alla pancia di una pecora. «Odio questo piano» brontolai. 

La capra puzzava come una discarica. Meno male che il sole stava calando. 

Mi ero appena messa in posizione quando il ciclope tuonò: «Ehilà! Caprette! Pecorelle!»

Il gregge cominciò docilmente a risalire le colline per rientrare nella caverna. «Ci siamo!» bisbigliò Annabeth «Starò nelle vicinanze. Non vi preoccupate»

Il taxi-pecora di Percy cominciò ad arrancare su per la collina. Il mio gli trotterellava di fianco. Dopo un centinaio di metri, iniziarono a farmi male le mani e i piedi per lo sforzo. Mi aggrappai più forte, e l'animale emise una specie di brontolio. Come darle torto. Nemmeno io avrei voluto che qualcuno mi si arrampicasse sui peli. Ma se non mi reggevo forte sarei caduta di fronte a Polifemo. E sinceramente non mi andava né di essere mangiata né di sposarmi con quel tipo.

«Spezzatino!» esclamò il ciclope, accarezzando la pecora di fronte a me «Einstein! Cosetta... eh, su, Cosetta!». Polifemo accarezzò la pecora di Percy. «Stiamo mettendo su ciccia, eh?»

Sperai che non decidesse di mangiarsela proprio quella sera. Polifemo, però, rise e diede una sculacciata alla pecora, spedendo lei e Percy in avanti. «Continua così, grassottella! Presto Polifemo ti mangerà per colazione!»

E come se niente fosse, eravamo nella caverna.

Vidi entrare anche l'ultima pecora. Se Annabeth non si sbrigava con la sua distrazione...

Il ciclope stava per rimettere il masso al suo posto, quando da qualche parte all'esterno Annabeth gridò: «Ciao, brutto muso!»

Polifemo si irrigidì. «Chi ha parlato?»

«Nessuno!» gridò Annabeth.

Quella risposta ottenne esattamente la reazione che lei sperava. La faccia del mostro avvampò di rabbia. «Nessuno!» disse urlando Polifemo «Mi ricordo di te!»

«Sei troppo stupido per ricordarti di chiunque» lo provocò Annabeth «figuriamoci di Nessuno!»

Pregai gli dei che si fosse già spostata, perché Polifemo mugghiò inferocito, agguantò il primo masso disponibile (quello della porta) e lo lanciò in direzione della voce di Annabeth. Udii la roccia che si frantumava in migliaia di pezzi. 

Ci fu un terribile momento di silenzio. Poi Annabeth gridò: «E non hai nemmeno imparato a lanciare come si deve!»

Polifemo ululò. «Vieni qui! Lasciati ammazzare, Nessuno!»

«Non puoi uccidere Nessuno, zoticone» lo provocò lei «vieni a cercarmi!»

Polifemo si precipitò giù per la collina nella direzione della sua voce. Quella di "Nessuno" era stata una delle genialate di Annabeth: Ulisse aveva ingannato Polifemo proprio con quel nome, accecandolo con un grosso tizzone ardente. Annabeth aveva immaginato che il ciclope se la fosse legato al dito, e aveva ragione. Nella foga di inseguire il suo vecchio nemico, si era dimenticato di chiudere l'ingresso della caverna. E gli era anche sfuggito il fatto che la voce di Annabeth era femminile, mentre il primo Nessuno era un uomo. Ma del resto aveva tentato di sposare Grover, perciò non doveva essere proprio una cima su tutta la faccenda maschio/femmina.

Mollai la presa e scivolai via da sotto la pancia della pecora nello stesso momento in cui lo faceva Percy. Perlustrammo la stanza principale, ma non c'erano tracce di Grover e Clarisse, perciò ci addentrammo silenziosamente in mezzo alle pecore e alle capre e ci inoltrammo verso il fondo. «Sai dove andare, vero?» sussurrai a Percy «Hai già sognato questo posto...»

«Sì, ma non è la stessa cosa» rispose lui «mi sembra un labirinto»

Percorremmo tunnel cosparsi di ossa e stanze piene di tappeti di lana e statue di pecore, senza dubbio opere di Medusa. C'erano magliette con le pecorelle, grossi tini di crema alla lanolina, cappotti, calzini e cappelli di lana con le corna d'ariete.

Alla fine trovammo la stanza giusta: Grover era lì, accovacciato in un angolo, e cercava di slegare le funi che avvolgevano Clarisse con un paio di forbicine. «È inutile» disse lei «questa corda sembra d'acciaio!»

«Ancora qualche minuto!»

«Grover» sbottò lei esasperata «ma se ci lavori da ore!»

«Quindi la cavalleria è arrivata al momento giusto» feci io, facendoli girare entrambi dalla nostra parte.

«Percy? Alexandra?» esclamò Clarisse «Ma non eravate saltati in aria?»

«Anche noi siamo contenti di vederti» replicò lui alzando gli occhi al cielo «ora non ti muovere mentre noi-»

«Peeeercy!» belò Grover, stritolandolo in un abbraccio caprino «Mi hai sentito! Sei venuto!»

«Sì, amico» rispose «certo che sono venuto»

«Alex, ci sei anche tu!» esclamò subito dopo, abbracciando anche me. Feci una smorfia. Puzzava veramente tanto. «C'è anche Annabeth?»

«Sì, è fuori» risposi.

«Non c'è tempo per le spiegazioni» aggiunse Percy «Clarisse, non ti muovere». Tolse il cappuccio a Vortice e tagliò i legacci. 

Lei si alzò irrigidita, strofinandosi i polsi. Gli scoccò un'occhiataccia, ma poi abbassò lo sguardo e borbottò: «Grazie»

«Prego» rispose «ora, non c'era nessun altro a bordo della tua scialuppa?»

Clarisse sembrò sorpresa. «No. Ero solo io. Tutti gli altri passeggeri della CSS Birmingham... be', non sapevo nemmeno che voi ce l'aveste fatta...»

Percy sperava che Tyson fosse in un qualche modo salito sulla scialuppa di Clarisse, intuii. Gli posai una mano sulla spalla e strinsi appena. «Ora non è il momento, Percy» gli dissi «dobbiamo aiutare-»

Un'esplosione rimbombò per tutta la caverna, seguita da un grido, e capii che forse era troppo tardi. Il grido di terrore era di Annabeth.

[2] 𝙇𝙤𝙨𝙩 » Percy Jackson [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora