13. Di nascosto

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[29.06.2020 ~ capitolo revisionato ✔]

A un gesto della mano di Tantalo il fuoco si spense, e tutti tornarono alle rispettive case al buio

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A un gesto della mano di Tantalo il fuoco si spense, e tutti tornarono alle rispettive case al buio. Percy non lasciò la mia mano. Mi condusse verso la Casa numero Tre insieme a Tyson, e mi fece entrare.

Gli interni erano esattamente come me li ricordavo, a parte gli scarti metallici che Beck lasciava a Tyson. Percy mi lasciò la mano e io mi sedetti sul suo letto, strofinandomi stancamente il viso. Non ero più triste, ma in compenso mi sentivo sul punto di esplodere.

«Partite lo stesso?» chiese Tyson.

Percy mi guardò di sottecchi. «Non lo so» ammise «sarebbe difficile. Molto difficile»

«Tyson aiuta»

«No. Io... ehm, non potrei mai chiederti di farlo, campione. È troppo pericoloso»

Tyson posò lo sguardo sui pezzi di metallo che stava montando sul suo grembo: molle, ingranaggi e cavi sottili. Mi venne voglia di abbracciarlo, così mi alzai e mi sedetti di fianco a lui, battendogli un paio di colpetti sulle spalle. «Cosa stai costruendo, ragazzone?» chiesi.

Invece di rispondere, Tyson produsse una specie di piagnucolio dal fondo della gola. «Ad Annabeth non piacciono i ciclopi. Tu non... non mi vuoi, Percy?»

«Oh, non è vero» rispose Percy incerto «tu piaci ad Annabeth. Davvero»

Aveva le lacrime agli angoli dell'occhio. «Oh, non piangere, Tyson» cercai di rassicurarlo «lo sai che ti vogliamo bene»

Tyson avvolse il suo progetto in un'incerata. Mi alzai per permettergli di stendersi a letto; lo fece e abbracciò il fagotto come un peluche. Quando si voltò verso il muro vidi le strane cicatrici che aveva sulla schiena, come se qualcuno gli fosse passato sopra col trattore. Mi domandai da dove venissero. «Papà ha sempre voluto bene a Tyson» disse, tirando su col naso «ma ora penso... ecco, è stato cattivo ad avere un figlio ciclope. Tyson... io... non dovevo nascere»

«Non dire così! Poseidone ti ha riconosciuto, no?» gli dissi io.

«Infatti» concordò Percy «perciò... deve volerti bene... un sacco...»

La sua voce si spense, e io sapevo a che cosa stava pensando: a tutti gli anni che Tyson aveva trascorso nelle strade di New York, dentro la scatola di cartone di un congelatore. Mi misi nei suoi panni. Come poteva pensare che Poseidone gli volesse bene? Che genere di padre avrebbe lasciato che una cosa del genere capitasse a suo figlio? Capivo Tyson, lo capivo davvero. Si sentiva esattamente come mi ero sentita io durante gli anni in cui ero in fuga con Talia.

«Tyson... il campo sarà una buona casa per te. Gli altri si abitueranno. Te lo prometto» gli disse Percy.

Tyson sospirò. Aspettammo che dicesse qualcosa. Poi mi resi conto che si era già addormentato.

Percy si chinò e da sotto il letto tirò fuori un pacco di sei lattine di Coca Cola. Era contro le regole: i cibi e le bevande del mondo esterno erano proibiti, ma se parlavi al tipo giusto della casa di Ermes e gli sganciavi qualche dracma d'oro, ti procurava sottobanco qualsiasi cosa dal negozio più vicino. Mi mostrò il pacco e mi fece cenno verso l'esterno. Annuii, prendendo un telo da mare sufficientemente grosso.

Anche sgattaiolare fuori dopo il coprifuoco era contro le regole. Se ci beccavano rischiavamo di finire nei guai, o di farci sbranare dalle arpie. Ma a quel punto non è che me ne importasse poi molto, ad essere sincera. Avevo bisogno di un po' di tranquillità, e i momenti che io e Percy passavamo in spiaggia a guardare le stelle erano gli unici che me ne regalavano un minimo.

Uscimmo dalla sua casa e raggiungemmo alla spiaggia. Distesi il telo vicino alla risacca e mi sistemai sopra, con Percy di fianco. Stappò una coca e me la passò, facendo subito dopo lo stesso per lui. «Secondo te Clarisse ce la può fare?» mi domandò mentre scrutava il cielo stellato.

«Non lo so» risposi «ma starei più tranquilla se potessi andare con lei. Forse mi avrebbe portata, se Tantalo non glielo avesse proibito»

«Be', se non te lo fossi inimicato...» disse Percy cauto «ultimamente perdi le staffe con molta facilità»

«L'hai notato, eh?» commentai cupa.

«E' impossibile non farlo, Alex»

«Sì, lo so» ammisi con un lungo sospiro «non sto esattamente affrontando le cose come dovrei. Tyson mi ha detto che eri preoccupato per me. Mi dispiace»

«Non devi scusarti di nulla» mi disse, dandomi un colpetto dietro la schiena.

«Sì, invece» lo contraddissi «ti ho evitato di proposito, perché non volevo parlare di quello che sta succedendo. E poi... be', per Tyson. Non mi piace come lo tratta Annabeth e non mi piace il fatto che ti vergogni che sia tuo fratello»

«Fratellastro» mi corresse rigido. Lo guardai con un sopracciglio alzato e lui sbuffò. «Okay, sì, forse un po' mi vergogno» ammise alla fine «ma-»

«Ma niente» lo interruppi «so come si sente Tyson, perché era come mi sentivo io crescendo per strada senza una vera casa. Io avevo Talia con me, ma lui non ha mai avuto nessuno prima di scoprire che sei suo fratello. La vita degli orfani senzatetto è orribile, Percy, e rifiutandolo in questo modo gli fai solo del male e non se lo merita»

«Non è che l'abbia rifiutato!» protestò «E' che non capisco perché Poseidone... insomma, sono le stesse domande che mi sono fatto quando ho scoperto che non avrei dovuto nascere per via del Patto. E poi gli altri...»

«Non credevo ti interessasse così tanto quello che pensano» commentai gelida.

«No... cioè...» farfugliò lui arrossendo.

«Senti, lasciamo perdere» dissi brusca «quando imparerai a guardare oltre il tuo naso forse te ne renderai conto di quanto vale Tyson e di che fortuna hai ad averlo come fratello. Dovresti vedere quanto è fiero di quello che sta imparando in fucina da Beck, e tu-»

«Oh, scommetto che"Beck" capisce» m'interruppe acido.

Lo guardai accigliata. «Sì, se vuoi proprio saperlo» ribattei «ed è fiero di essere il suo insegnante!»

Percy alzò gli occhi al cielo. «Certo» disse seccato «scommetto che è molto contento di avere te-ehm, Tyson in fucina tutti i giorni. Si diverte di sicuro con... lui... lì che lo guarda lavorare adorante». Aggrottò la fronte, imbronciato, e borbottò qualcosa che assomigliava molto a "Beckendorf il perfetto" seguito da uno sbuffo.

Mi venne il sospetto che Beck avesse ragione quando mi aveva detto che era geloso, principalmente perché non credevo affatto che si riferisse a Tyson. La mia parte razionale, però, respinse il naturale pensiero che ne seguiva. Non era possibile che Percy... no. Semplicemente non gli stava simpatico Beck. «Che cosa c'entra Beckendorf con quello di cui stavamo parlando?»

«Hai tirato tu fuori il discorso della fucina»

«Appunto, la fucina, non Beck. Credevo che ti stesse simpatico»

«Oh, sì. Simpatico»

Non mi sfuggì il sarcasmo con cui mi rispose. «Che cosa ti ha fatto?»

«Niente, figurati» replicò.

Ma mi accorsi che mentiva. «Percy...»

«Ho detto niente, Alex» disse categorico.

Sospirai, finendo la coca. Decisi di aspettare che aggiungesse qualcosa, perché sapevo che l'avrebbe fatto. Alzai gli occhi al cielo e mi misi a scrutare le costellazioni. Avevo appena individuato la Corona Boreale quando qualcuno che non era Percy disse: «Belle, vero?». 

[2] 𝙇𝙤𝙨𝙩 » Percy Jackson [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now