7.5 Il sogno

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[14.06.2020 ~ capitolo revisionato ✔]

2020 ~ capitolo revisionato ✔]

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«Lia... dov'è la capretta?»

Aprii di scatto gli occhi, trovandomi davanti la piccola Alex. Era sicuramente più grande rispetto al mio precedente sogno –dovevano essere passati almeno due anni. Aveva i capelli più lunghi, legati in due codini alti, e aveva acquistato almeno un paio di centimetri in altezza.

Talia, in piedi di fianco alla piccola Alex, aveva i capelli legati in una coda stretta. Guardava attentamente la foresta circostante, strizzando di tanto in tanto gli occhi blu. Ricordavo quel momento: faceva un caldo tremendo e una grossa capra ci era improvvisamente comparsa davanti mentre cercavamo qualcosa da mangiare. Fu strano perché ci trovavamo in centro città e perché l'animale voleva palesemente essere seguito –aveva stracciato la maglietta di Talia nel tentativo di trascinarla.

Mi accigliai, perché mi ricordavo dove ci aveva condotte, e non era una cosa che avrei visto volentieri. Anzi, avrei voluto proprio dimenticarla. «Non ne ho idea» replicò lei «e non credo sia una capra normale...»

«Aveva le zampette da capretta e il musetto da capretta. E le orecchiette da capretta. E gli occhietti da capretta. Aveva tutta l'aria di essere una capretta» disse solennemente la piccola Alex, annuendo come se avesse detto una cosa saggia e profonda.

Talia alzò esasperata gli occhi al cielo, ma le sue labbra si incresparono in un mezzo sorriso. «Non ho detto che non è una capra, Lexy. Ho detto che non è una capra normale»

«Una capretta non normale avrebbe le ali e un grosso corno in mezzo agli occhietti»

«Di immortales... era una capra, non un pegaso o un unicorno!»

«Era bello se aveva le ali. Una capretta magica» sospirò la piccola Alex. Poi puntò il dito verso la sua sinistra. «Comunque è là»

Mi girai nel punto indicato. Un'enorme capra straordinariamente sproporzionata (aveva la testa minuscola e il corpo gigante) stava ferma in mezzo a due cespugli di more, a circa duecento metri da dove mi trovavo. Osservandola meglio mi resi conto di ciò che a cinque anni d'età non avevo notato: quella sembrava più un bufalo che una dannata capra, e mia sorella non si era sbagliata: sicuramente si trattava di Amaltea ed era stato Zeus a mandarla. «Ci sta aspettando» disse Talia confusa «che sia...». Sospirò. «Vieni, Lexy. Andiamo da lei»

La piccola Alex saltellò felicemente sul posto, i codini che sbatacchiavano ovunque. «Sì! Andiamo a giocare con la capretta?»

Talia la prese per mano, conducendola verso Amaltea. Le seguii finché non arrivarono ad un piccolo spiazzo tra gli alberi, di fronte ad un'enorme caverna. La capra si fermò proprio davanti all'ingresso e si girò a guardarle, belando. «Deve essere impazzito» sbottò Talia contrariata.

«Lia, guarda che la capretta è una femmina» disse paziente la piccola Alex.

«Mi riferivo a nostro padre» ribattè brusca lei.

«Cioè la capretta è papà?»

«Alexandra, ti prego, non è il momento» mi rimproverò lei, ma vidi che tratteneva una risata «la capra si chiama Amaltea, e l'ha mandata lui». Poi indicò la caverna. «Sai che cos'è quella?»

La piccola Alex fissò la caverna, sbattendo piano le palpebre. «Una tana?» chiese incerta.

«Sì. E' la tana di un drago» rispose Talia.

«Oh» commentò la piccola Alex. Poi scrollò le spalle. «Forse anche il drago vuole giocare con noi. E' una caverna tanto grande... magari si sente solo»

«Lexy, i draghi mangiano le caprette» sbottò Talia «e anche le bambine di cinque anni con i codini e le loro stupide sorelle maggiori!»

La piccola Alex la fissò. Poi scosse la testa. «Non è vero» disse tranquilla «la capretta non sarebbe venuta qui se il drago la voleva mangiare. E comunque c'è puzza bella»

«Puzza... bella?»

«Sì». La piccola Alex aggrottò la fronte, tirando su rumorosamente con il naso un paio di volte. «Qualcosa tipo... cose buone. Tipo arancia. Che fa venire fame»

La capretta belò per l'ultima volta prima di voltarsi ed entrare. Talia fissò incerta la sorellina, poi la caverna. Alla fine sospirò profondamente: prese un ramo da terra e ne accese un'estremità con il potere dell'Elettrocinesi, creando una torcia. «Va bene. Stai dietro di me, Lexy, e non ti allontanare per nessun motivo. Hai capito?»

Lei annuì. La seguì fino all'entrata, e io gli andai dietro. La caverna procedeva dritta per un centinaio di metri, poi curvava, e io sapevo che cosa ci aspettava dietro quella svolta.

Qualcuno urlò, sbarrando improvvisamente la strada a Talia e alla piccola Alex; alta sulla testa teneva una lunga mazza da golf.

Talia lasciò cadere la torcia, fece un balzo indietro e si gettò sulla sorellina, proteggendola. Protese una mano verso l'estraneo, che venne immediatamente avvolta da piccoli fulmini.

«Ehi, ma voi non siete mostri!»

Talia alzò lentamente la testa. I fulmini sparirono. Osservò il ragazzo con la mazza da golf prendere la sua torcia rudimentale e sollevarla da terra. Ad occhio e croce doveva avere qualche anno in più di Talia; era biondo, pieno di tagli e aveva l'espressione estremamente sollevata. Inspirai bruscamente, il cuore che mi si fermava in gola. «Ho visto i fulmini sulle mani. Sei come me?» le chiese.

Talia aprì la bocca per rispondere, ma la piccola me la precedette. «Sei la capretta?» chiese innocentemente.

«La... cosa?» ripetè il ragazzo, divertito «No, piccolina. Non sono una capretta. Io sono un semidio»

«Anche noi!» esclamò lei allegramente «Io sono-»

«Non così in fretta» la interruppe bruscamente Talia, squadrando diffidente il ragazzo.

«Ma non puzza!» protestò la piccola Alex.

«Oh... be', grazie...» fece lui incerto.

«Mia sorella ha un fiuto molto sviluppato» disse cauta Talia «e se dice che non puzzi forse non sei un mostro, perciò...». Sospirò. «Sono Talia. Questa è Alexandra. Siamo figlie di Zeus»

Be', avrei voluto dirle che si sbagliava: anche aveva un odore normale per un semidio, in realtà quello era un mostro fatto e finito.

Il ragazzo sorrise. «Io sono Luke» si presentò «figlio di Ermes».

[2] 𝙇𝙤𝙨𝙩 » Percy Jackson [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now