Luce

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 In spogliatoio, Riccardo cercò di tenere alto il morale della squadra.

<<È solo un goal, possiamo recuperare. È vero, sono bravi ma possiamo fare di meglio>> disse, simulando ottimismo. I ragazzi annuirono ma erano alquanto seri. Doug era furioso. Il mister Travis rincarò la dose di positività raccomandando a tutti di non lasciarsi prendere dalla rabbia o da emozioni diverse dalla voglia di vincere. Fu il suo unico consiglio.

Scesero in campo per il secondo tempo. Riccardo era nervoso, di colpo sentiva come di non aver più le redini della partita. Era una sensazione fastidiosissima e odiava il fatto che la responsabilità dell'esito di quella finale dipendesse in buona parte da lui e dalla sua conduzione del gioco.

La fascia di capitano iniziava a stringergli il braccio. Se la sistemò fissando il campo, desiderando, per la prima volta in due giorni, che Colette fosse lì.

<<Ehi principino!!>>.

Una voce squillante, decisa e inconfondibile giunse alle sue orecchie e gli fece spalancare gli occhi. Credendo di aver sentito male, si voltò di scatto e guardò verso gli spalti.

Esattamente come quella notte sulla panchina di fronte a casa Tremònt, la figura di Colette in piedi oltre le transenne gli parve un miraggio, la concretizzazione di un desiderio, il frutto di una fantasia non troppo remota. Ma era lei, i capelli raccolti nella lunga coda, i cerchi pendenti dai suoi lobi e lo sguardo che aveva imparato a conoscere e visualizzare anche ad occhi chiusi.

Rimase immobile, a bocca aperta.

<<Colette...>> sussurrò, preoccupato che il solo pronunciare il suo nome l'avrebbe fatta scomparire.

<<Che cazzo mi rappresenta questo 1-0, eh??>> chiese lei con vigore, l'espressione crucciata.

Riccardo era consapevole di dover solo provare rabbia in quel momento. Colette gli aveva dato il ben servito preferendo Trevor a lui e gli aveva dichiarato di non voler fare alcun tentativo di avviare una storia. Eppure era lì e lo sgridava perché stava perdendo. Per quanto potesse sforzarsi, Riccardo non sentiva alcuna rabbia dentro di sé.

<<Non sono venuta in autobus fino a qua per vedervi perdere, chiaro? Datevi una mossa!>> continuò Colette.

Riccardo la fissava e due lacrime gli scesero sul viso. Gli tremavano le ginocchia ma si sforzò di mantenere il controllo e sorrise.

<<Sì. Certo. Certo, Colette>> rispose. Il tono che usò era molto basso a causa dell'emozione ma Colette parve capire perché annuì, assumendo un'espressione soddisfatta e decisa.

Il cuore di Riccardo rischiava di scoppiare. Si asciugò in fretta la faccia e raggiunse i compagni in mezzo al campo, che avevano visto la scena e non osarono dire nulla per non guastare il momento. In ogni caso, la Raimon venne investita da una nuova ondata di entusiasmo e ottimismo e, solo con gli sguardi, tutti si promisero reciprocamente di vincere.

Cominciò il secondo tempo. La Kirkwood riprese più agguerrita che mai e si lanciò in attacchi senza sosta. La Raimon dovette schierarsi in difesa e creare un muro per bloccare ogni tentativo di tiro.

Riccardo ordinò una marcatura a uomo e tutti eseguirono. Un po' a fatica, Subaru riuscì a togliere la palla all'attaccante avversario e la passò ad Adé. Era il momento buono per riscattarsi, avevano trentacinque minuti per segnare e poi portarsi in vantaggio.

Riccardo mosse le mani e tracciò la direzione del passaggio di Adé: <<Passa a Ryoma!>> gli urlò. Quello obbedì e il tiro fu preciso sul piede di Ryoma. Le direttive di Riccardo continuarono: <<A Michael!>>.

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