A Volte Ritornano

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Il giorno dopo, Riccardo spense la sveglia e aprì gli occhi come se si stesse svegliando da un lungo e infinito sonno. Si alzò dal letto e si vestì con una decisione che non provava da un sacco di tempo, determinato a recarsi a scuola pieno di spirito combattivo.

Stava iniziando una nuova settimana. Non sapeva quanto tempo avesse per cambiare le carte in tavola, potevano essere mesi oppure giorni. In ogni caso non poteva tergiversare.

Si sistemò al meglio, prese la cartella e corse di sotto.

Gabi lo aspettava all'entrata come suo solito. Come lo vide arrivare, scorse il suo sguardo brillare di luce e vitalità e sorrise in sua direzione.

<<Buon giorno>> gli disse.

<<Buon giorno. Lasciami l'intervallo>> rispose Riccardo in maniera diretta.

<<Ti lascio tutto quello che vuoi>>.

Le lezioni furono strazianti, un'attesa inutile e lunghissima. Riccardo non seguì una parola, aveva mal di pancia e continuava a ripetersi le parole da dire a Colette. Non si sarebbe dichiarato davanti a tutti, non poteva scendere così in basso perché la situazione non era disperata. Non ancora, almeno. Le avrebbe chiesto di uscire, seriamente, ignorando il fatto che lei gli avesse detto di frequentare qualcun altro. E avrebbe preteso un sì.

Al suono della campanella balzò in piedi e sbatté le ginocchia contro il banco. Fece una smorfia di dolore ma non si lasciò frenare da esso e si scagliò fuori dall'aula pronto ad andare al piano di sopra. Colette aveva finito l'annuario, non aveva altri impegni se non il giornalino ed era abbastanza sicuro di trovarla nella sua classe.

Uscì, svoltò bruscamente...e si scontrò contro Bridget Miller.

<<Riccardo, ciao!>> esclamò lei.

Riccardo si fermò, la guardò come se fosse una creatura surreale e smise di botto di respirare.

<<Bridget>> sussurrò, sorprendendosi di quanto suonassero strane quelle poche lettere pronunciate dalle proprie labbra.

Lei sorrise. Era fottutamente bella. Molto più di quanto lui aveva osato immaginare. La crescita l'aveva trasformata in una ragazza desiderabile sotto ogni punto di vista. I capelli le erano cresciuti e formavano una cascata di boccoli biondi a incorniciare un viso dolce e due incredibili occhi azzurri.

Cosa ci faceva lì? Cosa voleva da lui? Dopo un anno, per giunta?

<<Come va?>> gli chiese.

Riccardo non aveva tempo da perdere con lei ma le sue gambe si rifiutavano di muoversi e rimase lì, a fissarla e, suo malgrado, a sostenere la conversazione.

<<Non c'è male. Tu?>> rispose, mantenendosi distaccato e contenuto.

<<Non c'è male neanche io>> unì le mani dietro la schiena, il suo modo di sorridere era familiare e lacerante.

Riccardo deglutì: <<Hai bisogno di qualcosa?>>.

<<In realtà...Mi chiedevo se ti andasse di prendere, che so? un gelato uno di questi giorni>>.

Riccardo sentì come una cascata di acqua gelida cadergli addosso. Sbatté le palpebre convinto di aver sentito male.

<<...Un...un gelato?>> balbettò, la testa ovattata da mille cose.

Bridget si scostò un ricciolo dietro l'orecchio con una mossa calcolata e seducente.

<<Sì, insomma...È un po' strano, lo so>> fece una risatina che Riccardo non condivise: <<È passato un anno e...>> esitò, poi piantò gli occhi cristallini in quelli di Riccardo facendogli venire le vertigini: <<Il fatto è che non riesco a dimenticarmi di te. Un anno fa abbiamo corso troppo, e io non sono stata affatto carina nei tuoi confronti. Però, ecco...magari potremmo...riprovarci? Piano piano>>.

Riccardo registrò il discorso e credette di svenire. Si sentiva sospeso nel vuoto, tra la realtà e un'altra dimensione, con i piedi che non toccavano più terra.

Fissò Bridget per un tempo che parve interminabile, il vociare degli studenti che si faceva sordo alle sue orecchie.

Lo aveva scaricato a ridosso della semifinale di campionato. Gli aveva detto di non amarlo più, si era voltata e se ne era andata e, per un anno intero, non gli aveva rivolto la benché minima parola. Lo aveva annientato, gli aveva fatto sognare un futuro e poi gliel'aveva strappato via. L'aveva fatto piangere e soffrire più di ogni altra persona e ora...tornava strisciando da lui e gli chiedeva di riprovarci.

Riccardo si sentiva stordito. Non sapeva cosa pensare. Ci aveva sperato per mesi e lei non era mai tornata. Ora era lì, in tutta la sua surreale bellezza, disposta a cancellare il passato e a tentare qualcosa di più adulto.

Un anno prima avrebbe accettato senza nemmeno pensarci. Era così facile?

La fissò dritta negli occhi. L'aveva odiata. L'aveva cancellata. Poteva rimangiarsi tutto e tornare ad essere felice con lei oppure...

Il volto di Colette si frappose bruscamente a quello angelico di Bridget. Lei lo aveva aiutato a superare il trauma. Gli aveva teso la mano da persona normale e lo aveva costretto ad ammettere a se stesso di non provare più niente per Bridget.

Riccardo guardò più a fondo negli occhi della sua ex e vide quello che, a primo impatto, non era riuscito a scorgere: una maschera. Una persona superficiale. Una persona che stava tornando da lui con una stupida scusa e gli chiedeva di cancellare i mesi di rabbia, sofferenza e rancore puntando tutto sulla propria convinzione di essere il suo punto debole.

Era troppo tardi, ormai. Al piano di sopra, un'altra persona stava aspettando che Riccardo compisse la propria mossa, ponesse la parola fine al passato e cominciasse a vivere il presente.

Riavendosi dalla trance, strinse i pugni, incrinò la fronte e guardò Bridget come non l'aveva mai guardata prima: con disgusto e collera.

<<Mi hai scaricato prima che io scendessi in campo. E poi non mi hai più cercato. Sapevi che ti amavo e sei fuggita>> sibilò con voce tremante.

Bridget perse il sorriso, la sua maschera vacillò: <<Non sapevo quel che dicevo>>.

<<Oh lo sapevi. Lo sapevi, fidati. Non sono così stupido. Sono debole, forse troppo sensibile, ma non stupido>> sostenne il suo sguardo incredulo, stupito che qualcuno la stesse rifiutando: <<È troppo tardi, Bridget. Mi dispiace>>.

Anche lei strinse i pugni: <<Non è vero. Riflettici, non ci saranno altre possibilità>>.

<<Non le ho mai volute. Sei una bambina, Bridget. E sei la persona più infida, più superficiale e più stronza che io abbia mai conosciuto>>.

Bridget incassò il colpo indietreggiando di poco, senza la forza di rispondere.

<<Non cercarmi mai più. Per te non esisto più, è chiaro?>> Riccardo non vacillò quando pronunciò quelle parole e si sentì svuotato, libero, sollevato. Vedendo che lei non accennava ad andarsene, lui la spostò bruscamente e la superò: <<Buona vita Bridget>>.

Salì al piano di sopra visibilmente scosso ma soddisfatto. Era la più grande forma di ribellione che potesse mettere in pratica. Dando il benservito a Bridget aveva chiuso definitivamente un capitolo doloroso della propria esistenza e non ne stava soffrendo, anzi...Gli fece bene e rinnovò la sua convinzione che fosse Colette, ora, la ragazza giusta con cui provarci.

Si affacciò alla sua classe e si guardò intorno: nessuna traccia di lei. Doveva essere andata a farsi un giro, pensò.

Prima che potesse fare dietrofront e lanciarsi nella sua ricerca, una delle amiche con cui stava di solito si avvicinò a lui.

<<Cerchi Colette?>> gli chiese.

<<Ehm...sì>> rispose Riccardo.

<<Non è venuta oggi, ieri è stata poco bene. Forse domani torna>>.

<<Oh. Grazie>> deluso, Riccardo tornò di sotto in tempo per l'inizio della seconda parte delle lezioni.


Quanto delusi da questa fine?? E quanto odio verso Bridget?? Forza, scatenatevi!!

FDP

Il Bene Genera BeneWhere stories live. Discover now