Il Dovere Di Una Madre

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Riccardo passò una settimana infernale. Il passaggio all'aver ammesso a se stesso che Colette non gli fosse affatto indifferente non fece che peggiorare il suo umore e imparò a convivere con il mal di stomaco e la mancanza di sonno e di appetito. Non suonava neanche più. Passava tutto il suo tempo libero steso sul letto a lanciare un pallone contro il soffitto per poi riprenderlo in mano, a pensare a cose cui non voleva e non doveva pensare. Le poche volte che Colette gli scriveva lui la liquidava dopo due battute, preferendo non parlarle dato che tra di loro non poteva evolversi nulla. Anzi, avrebbe fatto meglio a chiuderla lì e iniziare lentamente a dimenticarsi anche di lei.

Non era affatto giusto, si ripeteva. Non era tagliato per le donne, era chiaro che qualcuno volesse impedirgli di vivere una storia normale. Il bacio di Colette era stato solo un momento felice in cui si era sentito libero, uno stupido e illusorio indizio che potesse esserci qualcosa oltre l'amicizia, una sorta di attrazione reciproca. La stretta di mano a fine Spettacolo di Primavera era già stato il segnale per andare avanti, come aveva fatto, poi, a riprecipitare?

La cosa che gli dava più fastidio era il pensiero che Colette stesse già frequentando il suo compagno quando l'aveva baciato davanti al pianoforte. Non poteva saperlo con certezza ma era una possibilità e lo faceva ardere di rabbia. Rabbia che raddoppiava ogni volta che gli capitava di rievocare quel momento quasi con nostalgia, di perdersi nel ricordo di un minuto accaduto mesi prima e che, suo malgrado, non aveva affatto rimosso dalla memoria. Era una lotta interiore continua tra il desiderio acuto delle labbra di Colette e il fastidio cieco che lei lo avesse baciato pur stando con un altro.

In quei giorni si chiuse talmente in se stesso che, alla fine, sua madre si accorse che ci fosse qualcosa che non andava e, una sera, salì di sopra per tentare di estorcergli il segreto.

Come gli capitava di fare da quando era caduto in depressione, Riccardo aveva chiuso la porta di camera sua per restare da solo. Sentì bussare e pronunciò un debole "avanti". Sua madre entrò e richiuse la porta. Senza dire niente avanzò e si sedette sul bordo del letto.

Riccardo rimase a pancia in su, consapevole che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi. Attese la domanda e si preparò a rispondere.

<<Parla>> disse sua madre.

<<Cosa vuoi che ti dica?>> sussurrò affranto Riccardo.

<<Cosa ti fa stare tanto male>>.

Lui non rispose.

Sua madre guardò le proprie mani: <<È quella ragazza>>.

<<Se lo sai perché me lo chiedi?>>.

<<Avete litigato?>>.

<<No>>.

<<Lei ti piace?>>.

Riccardo esitò, tenendo fissi gli occhi al soffitto. Poi non resse più e scoppiò in un pianto disperato.

Per sua madre bastò. Si sdraiò accanto a lui e lo abbracciò, lasciando che affondasse la faccia nel suo incavo e le bagnasse la vestaglia di lacrime amare.

Non ci furono parole per più di mezzora. La donna permise a Riccardo di sfogarsi accarezzandogli i capelli e trasmettendogli la propria comprensione soltanto con la presenza. Soffriva per lui ma non poteva darlo a vedere, doveva essere forte per entrambi, era questo il dovere di una madre.

Riccardo pianse fino a prosciugare le forze. Era da un sacco di tempo che non gli capitava di versare così tante lacrime e fu davvero spossante. Soltanto quando sentì che si era calmato, sua madre azzardò una nuova domanda.

<<Gliel'hai detto?>>.

<<Non serve, è già impegnata>>.

<<Ah>>. Lo strinse a sé e appoggiò la guancia sulla sua testa: <<Mi dispiace, tesoro>>.

<<Anche a me. Ma mi passerà>>.

<<Non ho dubbi. Sei forte>>.

Riccardo non ne era così convinto ma preferì crederci.

<<Grazie>> sussurrò.

Sua madre si staccò, gli scostò la frangia con una leggera carezza e gli baciò la fronte: <<Ti lascio solo. Buona notte>>.

<<'Notte mamma>>.

Spense la luce e Riccardo lasciò che il sonno lo inghiottisse per strapparlo via dalle sue angosce.


Vi giuro ragazzi...che dopo aver finito di scrivere questo capitolo ero in pena pazzesca per Riccardo, stavo veramente male per lui! Ma non potevo immaginarmi reazione diversa, la sensibilità incontenibile fa di Riccardo una persona vera, sincera e trasparente. Spero come sempre di aver saputo trattare la cosa con delicatezza senza rendere il momento patetico, personalmente sono orgogliosa del risultato.

Penso che un po' tutti abbiano sperimentato almeno una volta in vita propria la frustrante sensazione di impotenza di fronte a sentimenti non corrisposti e la possibilità che ognuno di voi lettori possa identificarsi anche solo per un momento con Riccardo lo rende a tutti gli effetti un essere umano e non un personaggio stereotipato dei cartoni. Ecco, spero che questa ipotetica solidarietà vi faccia passare in secondo piano l'odio verso di me per averlo massacrato.

FDP

Il Bene Genera BeneWhere stories live. Discover now