Schegge

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 Il giorno dopo Colette venne di nuovo agli allenamenti. Riccardo non se lo spiegò e, questa volta, andò da lei e, aspettando pazientemente che Rosie si allontanasse almeno un poco, le chiese se avesse voglia di aspettarlo. Lei disse di sì.

Si cambiò in fretta e la raggiunse al campo, dove si sedettero sulla panchina dello staff. Per un po' nessuno dei due fiatò. Poi Colette prese parola.

<<Sei un bravo capitano, sai? Non c'è persona migliore di te in squadra che potrebbe rivestire un ruolo simile>>.

<<Ti ringrazio. Mi sono impegnato molto per soddisfare le aspettative. Quando mi hanno nominato capitano pensavo fosse uno scherzo. Non mi sento affatto leader>> rispose Riccardo.

Colette lo guardò: <<Non c'è bisogno di essere un leader per fare il capitano. Tu sai gestire la squadra in modo naturale ma non lo fai imponendo niente a nessuno. Eppure ti fai ascoltare>>.

<<Perché sei venuta?>> tagliò corto Riccardo.

<<Per vederti>>.

<<Devo sentirmi onorato?>>.

<<Mi piace guardarti mentre giochi>>.

Finalmente Riccardo si voltò e guardò a lungo Colette. Non resistette e azzardò un sorriso. Lei fece lo stesso.

<<Vieni alla finale domenica? Ci terrei molto>> le disse.

Colette perse il sorriso e impallidì in un unico istante. Domenica c'era la finale di campionato. E lei aveva detto a Trevor che sarebbe andata al musical con lui. Che fare? Si rese conto di trovarsi al bivio che stava aspettando. La risposta alla domanda di Riccardo avrebbe dettato la trama del loro futuro.

Cercò di pensarci velocemente. Gli occhi mogano di lui aspettavano.

Si era ripetuta per tutta la notte la loro conversazione telefonica della sera prima, con il risultato che il suo presentimento riguardo a quella storia non si era affievolito. Non si sentiva pronta per dire di sì a Riccardo.

Così, pronta a ricevere in faccia le conseguenze di quell'azione, pronunciò le dannate parole.

<<N-non posso. Trevor mi ha invitato a vedere un musical...e io ho già detto di sì>> lo guardò intensamente sperando che non scoppiasse in qualche reazione isterica: <<Mi dispiace>> aggiunse, realmente desolata e affranta.

Tuttavia, Riccardo non si scompose. Non esternamente. Mantenne il lieve sorriso mentre recepiva la notizia e annuiva lentamente, prendendo atto della propria sconfitta. Ma dentro di sé, tante piccole schegge lo stavano trafiggendo facendolo sanguinare. Scelse comunque di mantenere la maschera e di restare impassibile. La sera prima aveva già avuto un assaggio di quel momento. Non si stupì più di tanto di sentirle dire quelle parole, si sentì solo uno schifo nel constatare che, alla fine dei conti, lei avesse fatto la sua scelta.

<<Certo, capisco>> disse piatto. Si alzò, voltando lo sguardo.

<<Vai a casa?>> chiese ingenuamente Colette.

<<Direi di sì, tu che dici?>> prese il borsone, le rivolse un'ultima occhiata in cui Colette vide impressa tutta la tristezza che provava e simulò un altro piccolo sorriso: <<Divertiti, Colette>>.

Se ne andò prima che lei potesse rispondere. Le voltò la schiena per non farsi vedere mentre il groppo in gola gli toglieva il respiro e gli faceva pizzicare gli occhi. Colette lo guardò allontanarsi e si sentì una merda per aver ferito l'ultima persona in tutta la scuola che meritava quel trattamento. Chiuse gli occhi, gettò la testa all'indietro sospirando di frustrazione e, poi, con una voglia di piangere mai provata prima, si accese una sigaretta e rimase lì da sola a fumarsela.


Lettori!!! Se nell'altro capitolo già mi avete demolito Colette, dopo questo sicuramente la state detestando! Ma è giusto così, come ormai dovreste aver capito, Colette Tremònt è un personaggio a 360°, ben lontana dall'essere la principessa delle favole, ma con dentro di sé le stesse contraddizioni che caratterizzano gli esseri umani. Incontrerà la vostra clemenza al termine della storia? Sono curiosa di scoprirlo!

FDP

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