Il Bene Genera Bene

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Il mattino dopo, Riccardo arrivò a scuola prima del solito e, senza aspettare Gabi, si intrufolò nel teatro sperando di trovarvi già Colette. Per sua fortuna era già lì.

Lo vide e gli sorrise: <<Buon giorno Riccardo! Ti ho portato gli spartiti>>.

Gli porse un plico di fogli. Il suo entusiasmo era contenuto, sapeva che a Riccardo costasse essere lì e non voleva in nessun modo fargli pesare la cosa.

Lui prese i fogli: <<Grazie>> li scorse rapidamente ed ebbe già una prima visuale spaventosa della mole di lavoro che lo aspettava. Guardò Colette: <<Ti chiedo solo una cosa: vorrei che le prove si svolgessero in segreto>>.

Era serio e Colette esitò.

<<D'accordo. Come mai?>> chiese infine.

<<La squadra non sa che ti do una mano con lo spettacolo. Non fraintendermi, mi fa piacere aiutarvi ma sto rischiando. Non posso sacrificare troppo gli allenamenti, sono il capitano>>.

<<Certo, lo capisco>>.

In una situazione come quella, Colette avrebbe potuto recitare la parte della vittima per non fargli contemplare neanche per un secondo l'ipotesi di tirarsi indietro. Non lo fece, i suoi occhi erano sinceri.

Riccardo annuì: <<Grazie. Quindi...come mi devo organizzare?>>.

<<Puoi imparare gli spartiti a casa tua, non c'è bisogno che vieni qui tutti i giorni. Il sabato di solito ci troviamo per provare>> strappò un pezzo di carta dal proprio blocco e sfilò la matita dall'orecchio: <<Qui c'è il mio numero. Scrivimi per qualunque cosa. Conosco lo spartito, se dovessi aver bisogno di un giudizio conta pure su di me>>. Gli consegnò il pezzo di carta, che Riccardo mise in mezzo agli spartiti. Sospirò: <<Ci stai davvero salvando lo spettacolo. Non te lo avrei chiesto se non fossimo nella merda fino al collo>> azzardò un sorriso, che portò Riccardo a pensare di aver fatto la cosa giusta.

<<Faccio del mio meglio>> decretò.

<<Non ho dubbi>>.

Tornato a casa dagli allenamenti, Riccardo si sedette al pianoforte e si mise davanti gli spartiti per osservarli con più calma. Era davvero una colonna sonora in piena regola, c'era tantissimo lavoro da fare. Con amarezza si rese conto che sarebbe stato quasi impossibile preparare tutta quella roba in sole sei settimane, ma non poteva tirarsi indietro, il club di teatro aveva riposto in lui completa fiducia.

Scosse la testa: <<Devo smetterla di essere così buono>> disse a se stesso. Sistemò il primo atto e posò le dita sui tasti.

Durante la prima ora che passò al piano eseguì una sola volta i primi due atti dello spettacolo. La melodia non era veloce ma attraversava dei cambi ritmici che, sicuramente, seguivano l'andamento della trama. Riccardo aveva la fortuna di avere alle spalle otto anni di esercitazioni e poteva permettersi di saltare la parte dello studio per metterlo subito in pratica. La lettura delle note veniva tradotta in maniera istintiva e spontanea dalle sue dita e aveva imparato da tempo a suonare senza tenere gli occhi sui tasti, tutto merito della confidenza presa con lo strumento.

Decise che per quel giorno l'avrebbe provato tutto, dall'inizio alla fine, per capire come adattarsi al meglio con uno spartito che era stato scritto per qualcun altro.

Cenò veloce e passò tutta la sera seduto al piano. Verso le dieci e mezza, sua madre bussò alla porta e venne a vedere cosa stesse succedendo.

<<Cosa stai suonando, tesoro?>> gli chiese con gentilezza.

Riccardo non avrebbe mentito anche a sua madre, tanto non lo avrebbe detto a nessuno.

<<È lo spartito dello Spettacolo di Primavera. Sono stato ingaggiato come musicista>>.

Sua madre si sorprese e non lo nascose: <<Lo Spettacolo di Primavera? Non mi avevi detto che avresti partecipato!>> sorrise, per lei era sempre un motivo di orgoglio assistere a una sua esibizione. Non lo stupiva che fosse così contenta di apprendere una simile notizia.

<<No perché sono stato tirato dentro solo ieri. Il gruppo è rimasto senza musicista, e Colette Tremònt mi ha chiesto di aiutarli>>.

Non era ancora convinto di aver fatto la scelta giusta e lo dimostrava lo scarso entusiasmo con cui fornì quelle risposte.

<<Colette Tremònt? Non è quella ragazzina che veniva alle scuole medie con te?>>.

<<Sì è lei>> non credeva che sua madre potesse ricordarsi di Colette.

<<Siete diventati amici?>>.

<<Non proprio. Me la ritrovo in mezzo ovunque. Fa parte di tutti i club scolastici esistenti, ha una vita molto frenetica>>.

<<Capisco>> la donna si avvicinò al piano e Riccardo lasciò che si sedette sullo sgabello al suo fianco. Gli accarezzò i capelli: <<Non sei molto contento di farlo>>.

<<Non mi va di esibirmi, lo sai. E poi ho poco più di un mese per imparare tutta questa roba>>. Sua madre aveva un talento innato nel comprendere i suoi silenzi e tradurli in emozioni. Non aveva senso nasconderle le cose, le avrebbe capite comunque nel giro di poco.

Lei fece un gesto di noncuranza con l'altra mano: <<La mole di lavoro non sarà un problema per te. Perché hai accettato se non ti va di farlo?>>.

Riccardo esitò, fissando i tasti del pianoforte. Bella domanda. Se lo chiedeva da ventiquattr'ore.

<<È venuta da me con le lacrime agli occhi. Non ho saputo dire di no>> ammise.

Sua madre sorrise: <<Non so perché ma me l'aspettavo>>.

<<Devo imparare a rifiutare e a non farmi impietosire>>.

<<Io credo di no, invece>>.

Riccardo alzò gli occhi su quelli della madre, attendendo spiegazioni con aria interrogativa.

<<Sei altruista, Riccardo, ti ho cresciuto perché lo fossi. Vedrai che aver aiutato quella ragazza e il suo club ti porterà qualcosa di buono. Il bene genera sempre bene, ricordatelo>> gli lasciò un tenero bacio sulla fronte: <<Buona notte tesoro. Non fare tardi>>.

<<No>>. La guardò andare via, riflettendo sulle sue parole. Aveva fatto bene a offrirsi come sostituto del violinista? Lo avrebbe scoperto solo mandando avanti la cosa. In ogni caso, se avesse rifiutato di aiutare Colette e il gruppo non avesse trovato altri con cui rimpiazzare il violinista, lo spettacolo sarebbe andato peggio dei piani e tutto il lavoro di Colette e dei suoi aiutanti sarebbe andato sprecato. Avrebbe per sempre avuto la sensazione che fosse colpa sua.

Forse non era nulla di importante. Ma ormai non poteva più tirarsi indietro.


Ebbene, questo è il capitolazzo che dà il nome all'intera storia! E ovviamente non è a caso, qua le cose, se si fanno, si fanno bene. 

Non so perché ma ho questa immagine della mamma di Riccardo in costante adorazione per lui, sono convinta che il loro rapporto sia dolce e fortissimo. 

Con questa nota di dolcezza, vi auguro buona lettura🍥

FDP

Il Bene Genera BeneWhere stories live. Discover now