Capitolo Uno: demone della morte

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Non credo di aver mai corso così velocemente in vita mia. Dopo che ho sentito l'agghiacciante grido, pochi minuti prima, con uno scatto rapido ho percorso in breve tempo il tragitto che porta alla casa labirinto. O, almeno, così mi pare si chiami.

Davanti a me, ora, si presenta una grande e bella casa tradizionale giapponese; ben curata e, dall'esterno, sembra pure molto spaziosa. Chissà com'è viverci.

Il fitto bosco, poi, la nasconde veramente bene da occhi indiscreti. I grandi alberi che circondano l'abitazione consentono anche un buon riparo da possibili tempeste.

«Meta raggiunta! Meta raggiunta!» gracchia Ashii, volando sopra la mia testa. Sembra parecchio agitato.

Guardo meravigliata la tokonoma, mi sembra impossibile che possa essere questa la meta. È veramente magnifica. Deve abitarci qualche famiglia nobile. O meglio, ci abitava: se il corvo dice che questa è la meta della mia nuova missione, allora dentro essa possono esserci solo che demoni, questo è certo.

Ora che ci faccio caso sento provenire, dal suo interno, dei suoni deboli e confusi. Non capisco subito di cosa si tratta, quindi tento di concentrare il mio udito per sentire meglio, ma dopo questo, i rumori cessano.

«Ashii, sei sicuro che sia questa la casa?», dico, rivolgendomi con curiosità al volatile dalle piume nero lucente. A tal proposito, sembra proprio che il colore del suo piumaggio simboleggi il principio, ma anche la fine delle cose. Sarà per questo che ci viene assegnato il corvo del legame.

«Non c'è dubbio! I demoni da affrontare sono proprio qui», risponde, posandosi sulla mia spalla. «Sbrigati, sbrigati! Non hai altro tempo da perdere qui fuori!».

«Quindi sono più di uno? Ho capito...», stringo i pugni decisa e, appena mi avvio, noto in lontananza una figura appartenente esanime ricoperta di sangue. Mi si gela il sangue nelle vene appena capisco che è un essere umano.

Lo raggiungo e, nel mentre, prego per la sua vita. «Ehi, tu! Stai bene?!», chiedo, abbassandomi per sentire se il battito è presente. Però, purtroppo, è assente.

Il malcapitato - perché lo è - è abbastanza giovane. Deve avere circa la mia età. Ha tutto il corpo ferito, con alcuni morsi molto profondi. Addirittura alcuni lembi di carne sono stati strappati via con forza prima della sua morte. Deve aver passato i suoi ultimi istanti nel terrore e nel dolore più atroce.

Che spettacolo orribile, non ho mai visto una cosa del genere. Se solo fossi arrivata prima, magari, si sarebbe salvato.

Non ho più dubbi. Qui c'è un demone, e va eliminato. Mi mordo il labbro inferiore con rabbia e, furibonda, sguaino la mia spada nichirin. Non se la caverà tanto facilmente.

Sistemo meglio la mia tenuta un po' larga e lego con l'obi, precedentemente lasciato in qualche grande tasca, l'haori blu fiordaliso. Questo serve a non ostacolare i miei movimenti in battaglia, sia chiaro. Capita infatti, alcune volte, che l'haori svolazzi liberamente, intralciando noi spadaccini.

Scosto, infine, un ciuffo di capelli dal mio viso e a grandi falcate, mi avvicino all'entrata. Apro la porta ed entro. Allargo le spalle e prendo un profondo respiro.

La grande tokonoma, come immaginavo, al suo interno è molto spaziosa.
Mi guardo un po' intorno e noto l'apparente usura del luogo. Ci sono alcuni vasi a terra, sbiaditi e ricolmi di polvere. Devono essere qui da molto tempo. Sembra tutto tranquillo.

Decido di continuare il mio cammino e, inquieta, controllo man mano ogni stanza. All'improvviso, mentre entro in una di esse, sento il suono di un tamburo, che, non appena il rumore riecheggia, mi crea un senso di turbamento interiore.

Presto attenzione all'ambiente circostante, ma non intravedo nulla di strano. Quando mi volto, per poter uscire, noto, però, che il corridoio non c'è più e, al suo posto, è presente un'altra stanza. «Com'è possibile?!», mi chiedo ad alta voce.

Come le parole mi escono di bocca, il tamburo riprende a suonare. Ancora, ancora e ancora. Sta succedendo qualcosa da qualche parte in questa casa.
Come il ritmo va avanti, le stanze cambiano davanti ai miei occhi. «Ho capito. Deve trattarsi di un'abilità vampirica».

Appena il chiasso conclude, colgo l'occasione per cercare il corridoio principale. Almeno lì, da quel che mi sembra di capire, l'abilità del demone non ha effetto.

Riesco, dopo svariati tentativi, a trovarla e tiro un sospiro di sollievo. Devo stare molto attenta a quel che faccio.

Riprendo a camminare, sentendo, ogni tanto, qualche sottile rumore. Percorro tutta la via. Prima di girare l'angolo, sento una pericolosa presenza avvicinarsi. Mi blocco e mi metto in posizione di difesa. «Chi va là?», chiedo, tenendo alta la guardia.

«Ma guarda un po'... Che ci fa un essere umano qui? Non ero al corrente del tuo arrivo», sento una voce proferire. Poco dopo, dall'angolo del lungo corridoio, appare un grosso e disgustoso demone. Spalanca gli occhi appena mi vede. «Sei una bambina, eh?», ride, grattandosi la pancia.

Non rispondo e stringo i denti.

Mi squadra meglio, mentre si avvicina lentamente. «Che tu sia una marmocchia o meno, il tuo sangue può farmi solo che comodo», dice, allungando una mano in mia direzione, indicandomi con il suo grasso dito. «Sono il demone della morte! Ti aggiungerò alla lunga lista di umani che ho mangiato».

Sento il mio stomaco contorcersi. Sono paralizzata. La sua presenza mi spaventa.
Sembra molto forte; questo demone deve aver mangiato moltissime persone.

Attacca nel giro di un secondo; troppo velocemente per rendermene conto. Senza darmi il tempo per pensare.
Quando ce l'ho davanti, mi accorgo della sua effettiva mole. È veramente considerevole.

Tenta di caricare frontalmente, ma riesco a proteggermi grazie alla katana, che estraggo in tempo. Non posso muovere un muscolo. Ho la forza di difendermi e basta.
Ci riprova, e questa volta, spalanca la sua importante mano per poter, così, afferrare il mio corpo. Riesco a parare, non so come, il colpo, scostandomi. Vedo il buco a terra che ha creato con il suo attacco. Faccio un passo indietro.

Cosa devo fare? Se lo attacco, la mia spada si romperà!

Impugno meglio la katana. Pensa (Nome)... Pensa!

Il demone non perde attimo, e riparte alla carica. «Ahaha! È troppo divertente vedere le vostre facce spaventate quando vi sentite in trappola!».

Mi blocco all'istante quando lo sento parlare. In trappola?

Colpisce in pieno il mio volto. Il suo colpo mi scaraventa via. Atterro in piedi, stordita dalla mazzata ricevuta. Il tatami si sporca di un rosso cremisi. Sento il gusto metallico del sangue invadermi la bocca. Tossisco, non mi sono ancora ripresa dallo scontro di qualche giorno fa.

Alzo il viso e il mostro incontra il mio sguardo torvo. «Sei forte, vile creatura», dico. Porto il dorso della katana davanti ai miei occhi, «Ma questo non vuol dire che riuscirai ad uccidermi».

Lo sento ridacchiare, ostile. «Farò del mio meglio per offrirti una morte lenta e dolorosa!».

Riprende la sua corsa verso di me. Seguo i suoi movimenti e mi metto in posizione. Preparo il fisico per il Respiro. «Respiro del Gelo... Primo kata: Gelo Maestoso!». Parto anche io all'attacco; l'ambiente circostante si raffredda. I suoi movimenti sono rallentati a causa del gelo creato. Sto per tagliare il suo braccio grazie a questa tecnica.

Prima di riuscire a tagliare, però, sento un'altra presenza avvicinarsi pericolosamente, questa volta alle mie spalle.

«Mi butto a capofitto! Mi butto a capofitto!». Un essere misterioso ferma il mio attacco con una testata in piena schiena, che mi fa scontrare contro il demone, anch'esso, sbigottito.

Il Nostro Legame [Inosuke Hashibira X Reader]Where stories live. Discover now