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Il rumore della pioggia sui vetri mi fa svegliare, apro lentamente gli occhi e allungo il braccio verso il comodino per afferrare il cellulare.
Sono solo le sette del mattino, sbuffo e ritorno nella posizione di prima. Dopo aver tentato di riprendere sonno non riuscendoci mi tolgo le coperte pesanti di dosso e mi alzo dal letto, sono leggermente sudato così mi preparo per fare una doccia.
Mi spoglio sfilandomi la maglietta e i pantaloni, prendo un paio di boxer puliti dalla valigia ed entro in bagno. Apro il getto e regolo l'acqua, mi piace farla bella calda perchè mi rilasso, sono capace di rimanere anche mezz'ora facendo andare la mia playlist di Spotify.
Esco e mi avvolgo un asciugamano attorno alla vita, con un altro mi friziono i capelli e mi asciugo l'addome. Verso le otto devo essere nella Hall per andare a far colazione con Jacopo e poi ci recheremo in studio per registrare.
Velocemente mi vesto e afferro il phon posto alla sinistra dello specchio, cerco di aggiustarmi il ciuffo alla fine anche se ormai i miei capelli hanno deciso di non avere una forma.
Sono pronto, mi metto le scarpe e afferro il mio cellulare e il portafoglio.
Prendo la chiave della camera, la mia è la numero 404 mentre quella di Jacopo è la 405, proprio accanto alla mia. Esco e busso alla sua porta
<<Buongiorno Nic!>>
<<Giorno, è un po' presto per la colazione>>
Guardo l'orologio al polso che segna le ore 8:10.
<<Vabbè ce andiamo a fumà na rigaretta>>
<<Buona idea>> .
Usciamo fuori in terrazza e aspiro l'aria che sa di pioggia, fa leggermente freddo anche se io sono un tipo piuttosto caloroso.
<<Se chiamassi Wendy?>>
È da ieri pomeriggio che non la sento, anche se non è passato molto mi manca la sua voce. Se devo essere sincero mi manca tutto di lei, ogni particolare. Mi manca quando corruga la fronte e mi guarda confusa, mi manca quando fa comparire sul suo viso quel sorriso meraviglioso e quando gesticola. Quando arrossisce nascondendosi perchè odia farsi notare imbarazzata e ogni volta che i suoi occhi assumono un colore così intendo e calmo come il mare.
<<Prova, magari sta dormendo>>
Tiro fuori dal pacchetto di Marlboro una sigaretta e me la accendo. Attendo che mi risponda e dopo pochi secondi sento la sua voce <<Ciao>>
Il tono è assonnato e leggermente aspro.
<<Buongiorno a te, ti ho svegliata?>> Getto fuori il fumo dalla bocca.
<<No no, tranquillo ero già sveglia da un po'>>
<<Il piccolo nun te fa dormì?>>
La sento ridacchiare.
<<È una bambina e comunque no, i miei vicini stanno ristrutturando casa. Ne avrò per un po' di giorni>>

Mi manchi penso. Ma poi Wendy mi risponde <<Anche tu, tanto>> E capisco di averlo detto alta voce.
<<Mi raccomando non fare sforzi e non stancarti troppo>>
Già mi immagino la sua espressione mentre alza gli occhi al cielo seccata dalle mie continue raccomandazioni ma che poi sa, che sono per il suo bene.
<<Niccolò ti prego, sono incinta non malata>>
<<Ok ma lo sai che ci tengo a voi>>
Qualche secondo di silenzio, penso sia caduta la linea ma poi dall'altra parte sento un singhiozzo
<<Ei va tutto bene?>>
Spengo la sigaretta nel posa cenere.
<<Sì...è tutto ok>> 
Questa sua risposta, così flebile, non mi convince molto. Vorrei tanto poterla abbracciare in questo momento così da non farla sentire più sola e far sparire le sue insicurezze.
Jacopo mi fa un fischio, non vorrebbe interrompere la nostra conversazione ma dobbiamo sbrigarci a fare colazione.
<<Wendy ora devo andare. Cerca di stare tranquilla va bene? Ti amo>> E mi rendo conto che dirlo fa un certo effetto.
<<Va bene, anch'io ti amo.>>
Attacco la chiamata e lo seguo dentro.

[..]

Wendy aveva passato l'intera giornata a casa da sola, il medico le aveva vivamente sconsigliato di uscire e fare sforzi dopo l'incidente era meglio se si riposasse e quindi si è dedicata completamente allo studio dato che a breve avrebbe dovuto dare un esame in Università.
Aveva deciso di seguire le lezioni online per non perdere l'anno, tutti sapevano quanto lei ci tenesse allo studio e a prendersi una laurea, deve dare un futuro a questo bambino e purtroppo al giorno d'oggi senza si fa fatica a trovare un lavoro.
Chiuse i libri e sbirciò l'ora sul cellulare: le sei e mezza. Il suo stomaco aveva già iniziato a brontolare da tempo e ultimamente avvertiva sempre la fame, le voglie prima di dolce e poi di salato. Questo sicuramente si può definire come un buon segno dato che il bambino nella sua pancia deve crescere sano e forte.
<<Ho capito, andiamo a mangiare>> Parlò col suo pancino ormai evidente accarezzandolo, sistemò per bene la scrivania e poi scese in cucina.
Non è una grande cuoca, non ha preso affatto la passione di sua madre che invece è bravissima e sa cucinare qualsiasi cosa.
Mentre rompeva le uova nella padella le arrivò una chiamata: Niccolò.
In fretta si sciacquò le mani sotto il lavandino per poi rispondere <<Ciao amore!>>
Tiene il cellulare tra l'orecchio e la spalla mentre con una forchetta strapazza le uova.
<<Wendy, me sei mancata>>
<<Ma se ci siamo sentiti stamattina ahahaha>>
<<Lo so ma sento la tua mancanza, nun vedo l'ora de tornà a Roma qui è un incubo. Se magna de merda in Inghilterra>>
Non potè fare a meno di ridere portandosi una mano sulla pancia.
<<Da quanto che nun te sentivo ridere così, dovresti farlo più spesso>>
Sorride alla sua affermazione, sentiva tanto la sua mancanza, eccome se gli mancava. Ma non di quella mancanza tipo "Ci vediamo domani" no, di quella mancanza assurda. Quella mancanza che ti porta un vuoto in riempibile dentro lo stomaco, e non bastava una uscita con le amiche, la musica a tutto volume, il tuo libro preferito, un film, non bastava un semplice abbraccio, non bastava un cavolo di niente per colmare quel senso di vuoto. Gli mancava e basta, e nessuno poteva farci niente, nessuno tranne lui.
E lei lo amava, Dio quanto l'amava. L'avrebbe scelto sempre, anche se ci fosse stato un ragazzo con cui non avrebbe mai litigato, lei preferiva litigare con lui che stare con un altro. Lei preferiva piangere per lui che ridere con chiunque altro.

Scosse la testa cercando di distogliere il pensiero anche se spesso si fa fatica a mascherare i sentimenti, sono così ovvi che è impossibile farne a meno.
<<E..la registrazione dell'album come va?>>
<<Bene bene, è quasi pronto>>
Spense il fornello prima che si bruciasse e dispose le uova in un piatto.
<<Sono molto fiera di te>>
<<Lo so. Sei stata la prima a crederci quando nessuno ci credeva, nemmeno io>>
Si sedette a tavola, gli occhi iniziarono a farsi lucidi.
<<Wendy?>>
Prese un bel respiro.
<<D-dimmi>>
<<Non pensare a niente, a voi ci penso io.>>

Tu sei ovunque, dentro e fuori di me. Tu sei in ogni mia intenzione, pulsazione, direzione. Tu fabbrichi gioia pura in uno sguardo e io dimentico tutto quando ti sono accanto. Tu sei il mio sorriso d'improvviso passeggiando per la strada, quando nei momenti più impensati mi vieni in mente. Tu così vero da non sembrare vero sei la mia follia e la cura alla follia. Questo rimane, le emozioni non hanno date di scadenza sul retro. Tu sei stato, sei e sarai. Resterai sempre il mio segreto più bello.
Riguardo al futuro oggi rispondo così a chi ha paura e sente il cuore congelato. Fa' che la tua voglia di amare sia sempre più forte della paura di soffrire ancora. Trova un sentimento per cui "valga l'allegria e non la paura" .  E a chi ti dice che tutto ha una fine rispondi ridendo: "Andrà tutto bene. Le cose belle finiscono? Quelle brutte non iniziano neppure.

Ovunque tu sia - Ultimo Where stories live. Discover now