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Le ultime cose che riuscì a ricordare erano quei fari che venivano veloci nella nostra direzione e poi il nulla, solo buio. Successivamente arrivarono due ambulanze e la macchina dei carabinieri, mi trasportarono velocemente in ospedale e quando arrivai avevo bisogno immediatamente di una trasfusione di sangue. <<È incinta, ha perso molto sangue>> Sentivo le voci e quella di mia madre imprecare e urlare di salvarmi ma io non reagivo.
<<Salvate mia figlia, la mia bambina>>
Pianse appoggiata alla spalla di mio padre
<<Faremo tutto il possibile signora>>

[..]
Ero ancora a casa di Adriano quando il mio cellulare squillò, sulla schermata il nome della mamma di Wendy, Laura. Subito mi allarmai perché sicuramente era successo qualcosa.
<<Wendy ha appena avuto un incidente, era con Cristian>>
Quando ebbi metabolizzato eravamo già fuori dalla porta, sentivo il cuore uscirmi dal petto. Entrammo in macchina, Adriano accese il motore e partì velocemente in terza <<Dai accelera cazzo!>>
<<Più veloce de così sbandiamo>>

Arrivati all'ospedale mi guardai attorno in panico poi un infermiere si avvicinò
<<Cercate qualcuno?>>
<<Una ragazza ha appena avuto un incidente...>> Spiego col fiato corto <<Si trova al pronto soccorso>>.
Seguimmo le indicazioni e una volta arrivati intravidi i suoi genitori, preoccupati come non mai attendere davanti all'ambulatorio
<<Niccolò, meno male che sei arrivato>>
Si avvicina sua madre con un'aria disperata e distrutta.
<<Cos'è successo?>>
<<Si è fatta dare un passaggio da Cristian e poi, una macchina è venuta in contromano>>
Mi raccontò scoppiando in lacrime e tenendo le mani sul viso frustata. La vista si fece offuscata e le lacrime si fecero spazio sul mio viso, il senso di colpa poi mi invase. Se solo l'avessi accompagnata io non sarebbe mai successo, perché l'ho lasciata andare via sola?

<<Si sa qualcosa?>>
<<Ancora niente, stiamo aspettando>>
Mi sedetti e cercai di prendere fiato, la mia Wendy.
Se le fosse successo qualcosa a lei o al bambino non me lo sarei mai perdonato, una parte di me si sarebbe perduta e non sarebbe mai più tornata indietro. Lei è quella persona che nonostante le mie insicurezze, la mia testardaggine e le cazzate che ho fatto mi è stata sempre accanto e la mia vita senza di lei non sarebbe la stessa.
<<Nic vedrai che andrà tutto bene>>
Guardai il mio migliore amico e lo strinsi in un abbraccio, avevo bisogno di conforto e lui era lì.
Una mezz'ora passò, quei trenta minuti ad attendere furono i più lunghi e frenetici della mia vita, avevo bisogno di sapere che stava bene e di vederla, vedere i suoi grandi occhi azzurri guardarmi come nessuno mi guarda.
Un uomo col camice bianco lungo uscì e ci alzammo contemporaneamente.
<<Dottore allora!?>>
<<È fuori pericolo per il momento>>
Tiriamo un grande sospiro di sollievo
<<Scusi ma cosa significa per il momento?>>
Chiese suo padre <<Vedete, vostra figlia ha subito un distacco della placenta molto forte. Con una trasfusione siamo riusciti a salvare la vita sua e del bambino ma bisogna vedere come reagirà. L'impatto è stato mortale, se sarà forte è molto probabile che resti fuori pericolo>>
<<Certo che è forte! Possiamo vederla?>>
<<Sì ma non tutti insieme, a turno>>
Laura mi guarda <<Vai tu Niccolò>>
<<No no, è giusto che andate voi>>
<<Conosco mia figlia, chiederà di te e vorrà averti al suo fianco>> Mi incoraggiò, ancora una volta le chiesi se era sicura e dopo aver annuito con la testa li sorpassai e seguì il medico. Entrammo in una piccola saletta bianca e con un nauseante odore di disinfettante. La vidi in quello stato e mi fece sentire male; così piccola e innocente con un tubicino attacco al braccio nel quale scorreva un liquido trasparente.
Gli occhi ancora chiusi e la bocca semi aperta, mi avvicinai a passo lento, non volevo farle male.
Mi sedetti sulla seggiola affianco al suo letto, le presi la mano e gliela baciai, lei subito aprì gli occhi e mi sorrise <<Sei qui>>
<<Sono qui piccola>> Una lacrima le scivola, subito gliela asciugo <<Va tutto bene>>
<<Il mio bambino è morto?>> Porta una mano sulla pancia, scuoto la testa
<<No, non pensarlo nemmeno. State entrambi bene, siete vivi per un miracolo>> Mi guarda con gli occhi pieni di tristezza e di lacrime <<Ho pensato di essere morta>>
Le accarezzai piano la guancia, avevo le mani così fredde ma non importava <<E invece sei qui Wendy, senza di te nulla ha senso>>
<<È tutto finito piccola>> Avrei tanto voluto stringerla per infierirle calore e protezione ma in quello in cui si trovava avevo troppa paura di farle male.
<<Abbracciami, ti prego ne ho bisogno>>
<<E se ti faccio male?>>
<<Puoi mai tu farmi male?>> Mi avvicino e la abbraccio, piano. Restammo così qualche minuto, poi ci staccammo e ci guardammo negli occhi
<<Hai pianto Nic?>> Posò la mano sulla mia guancia calda
<<Sì, ho avuto paura di perderti>>
Le dissi tenendo gli occhi bassi prima che qualche lacrima potesse cadere sulle lenzuola. Lei mi prese il viso tra le mani asciugandomi gli occhi <<È tutto okay, sono viva>>
<<Ma se solo non avessi permesso che ti allontanassi sola...non avresti rischiato>>
<<Niccolò, non potevi saperlo. Non è colpa tua chiaro? Non è neanche colpa di Cristian..>>
Oh invece eccome se lo era, gli avevo detto di lasciarla stare e invece lui ha fatto l'esatto contrario.

Uscito da quell'ospedale provavo una rabbia
incredibile, non riuscivo a fare a meno di pensare che se non avessi permesso che uscisse a quell'ora incinta e al buio non sarebbe successo tutto questo. Vedo Adri che mi guarda e apro bocca <<Che c'è?>>
<<Nic se vuoi puoi restare a dormire da me>>
Entrammo in casa, accese le luci e io mi avvinai alla cucina per prendere dell'acqua. Avevo proprio bisogno di fare una bella dormita, erano le tre del mattino e tutto mi sembrava troppo buio.
Adri mi fece segno di andarcene a letto, lo seguii e entrati in camera sua, quella sempre disordinata e con l'odore intenso di vaniglia del profumo per ambienti che sua madre è fissata a mettere. Mi passa un suo pigiama da indossare, sicuramente mi starà stretto perché è più magro di me e più alto.
Mi limitai ad fissare il soffitto crepato come il mio cuore in quel momento, vidi Adriano avvicinarsi, sdraiarsi e poggiare la testa sul mio petto chiudendo gli occhi.
Questa scena si ripete ogni volta che mi vede triste.
Il gesto di mettere la testa sul mio petto equivale a dire "sono qui accanto a te, non ti preoccupare" e la sua vicinanza mi fece sentire subito meglio.
<<Adri?>>
Alzò la testa e tornò a guardarmi negli occhi mostrandomi che ho tutta la sua attenzione.
<<Non ti devi preoccupare per me>>
Scosse la testa.
<<Invece sì che mi preoccupo>>
I suoi occhi adesso mi fissano come se volessero leggere i miei. Distolgo lo sguardo perché so che ci riuscirebbero benissimo.
<<Domani mattina andiamo ancora in ospedale?>> Mi chiede alzando la testa e mettendosi a pancia in giù.
<<Sì, adesso dormiamo>>
Mi lascia un bacio sulla guancia, spegne la luce e ci addormentiamo entrambi.
L'indomani mi svegliai con il peso del braccio di Adriano attorno al mio corpo, lo scostai piano per non svegliarlo e mi alzai per dirigermi alla cucina e preparare il caffè.
<<Buongiorno>>
Mi giro e vedo Adriano in boxer e con i capelli bagnati da doccia,
<<Buongiorno, è pronto il caffè>>
Dico versandoglielo nella tazzina di ceramica
<<Grazie>>
Mi siedo al tavolo davanti a lui per fare colazione.
Sua madre ci ha fatto trovare due cornetti ancora caldi, molto spesso Adriano si lamenta di lei perché è molto ansiosa e non lo lascia respirare, quante litigate ho sentito in questa casa...
<<Dopo vestiti che andiamo in ospedale>>
Mi alzo e vado in bagno a lavarmi. Indossai gli abiti della notte scorsa maglietta nera e i jeans anch'essi neri strappati sulle ginocchia. Misi al collo la chiave e la baciai sperando mi portasse fortuna, soprattutto a Wendy.
<<Ci sono Adri, andiamo>>

Apro gli occhi, non so quante ore ho dormito ma sicuramente tante perchè quando mi sono addormentata avevo ancora la flebo nel braccio mentre ora non c'è più. Mi guardo attorno e tutto è troppo bianco, mi mette la nausea. Ero sola finché non entrò l'infermiera per controllarmi <<Buongiorno Wendy, come ti senti?>>
La scrutai in volto, come potevo stare? Dopo l'incidente che avevo avuto e aver rischiato di perdere il mio bambino. <<Mi fa un po' male tutto>>
<<È normale, l'antibiotico ha fatto effetto. Hai dormito come un ghiro!>> Sbuffo, quante ore mi terranno ancora rinchiusa qui?
<<Ti ho solo portato la colazione, ho capito me ne vado. A dopo cara>> Mi lascia il vassoio sul comodino, sbircio dentro e mi viene su un conato di vomito; yogurt magro e cerali.
Potrebbe sembrare di lusso essendo in un ospedale ma io odio lo yogurt, non sopporto l'odore e il sapore.
Poco dopo la porta si apre e no, non è un infermiera ma Niccolò seguito da Adriano.
Sul mio volto stavolta comparve un grande sorriso <<Ehi>>
<<Ciao piccola, come ti senti?>> Mi abbraccia, il suo profumo mi fa tornare in mente l'infanzia.
<<Un po' meglio, ciao Adri>>
Saluto il castano che successivamente fa cenno di uscire per andare a prendere dell'acqua alle macchinette, in realtà so bene che è una scusa per uscire dalla stanza e lasciarci soli.
Faccio spazio a Niccolò sul mio letto, si siede e appoggio la testa nell'incavo del suo collo. Mi prende la mano e me la stringe <<Che dicono i medici?>>
<<Che non mi terranno qui molto, non mi sopportano>>
Gli scappa una risata mostrandomi quel sorriso meraviglioso e ingenuo
<<Ti sei già ribellata?>>
<<Beh, meglio. Almeno potrai tornare a casa>>
Alzo la testa e gli schiocco dei sulla guancia
<<Oggi non dovevi andare in studio?>>
<<Sì ma volevo stare con te, se non ti dispiace ahaha>>
<<Affatto, anzi..>> Mi strinse di più a sé infondendomi quel calore e quella sicurezza che solo lui sa trasmettermi.
<<Nic>>
Dai diglielo, è il momento giusto, non puoi continuare a fare finta di niente.
<<Dimmi>> Gioco con la sua collana, la chiave che tiene sempre appesa.
<<Ti amo>>
<<Che cosa hai detto!?>>

TO BE CONTINUED...

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