S'infronda di vestigia plumbee il fodero
Di questa stanza e mesto sopraggiunge
Il gelo degli abbracci ricalcati;
Inezie di cui mai terremo il novero.Passato è il giorno e noi con lui, ma tinge
Ancora il cielo di sereno un timido
Baglïore di gaiezza, riverbero
Del dì che fu, ché nulla si rimpiange.Divisi per tornare puri e forti
Di noi stessi; sottratti a questo macero
Di sentimenti stretti in una sfinge.
Velati e avidamente riscoperti.Divelti. E finalmente liberi.