32°- Arrivo.

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Rhaegan e Ondine si erano oramai adattati a quel tipo di vita. Nonostante si sentivano ancora in gabbia dentro quella enorme nave da trasporti, non potevano fare altro che avere pazienza.

- Tu, ragazzo! Sei per caso di queste parti?-
Rhaegan era tranquillo che ammirava la bellissima vista che sporgeva in uno degli alberi maestri della nave.
- Come dice signore?-
Domandò il ragazzo, scendendo da sopra la piattaforma innalzata.
- I vostri tratti, i capelli bianchi e quello strano ciondolo che portate al collo.-
L'uomo sapeva il fatto suo, e l'aveva incuriosito al tal punto da essere così sfacciato da chiederglielo.
- Venite da Atlantide?-
Rhagan si limitò ad annuire. Nell'ultimo periodo non ne andava molto fiero provenire da quel regno. Le storie su Kidagakash giravano molto velocemente e non erano per nulla buone. Voleva rimanere fuori da quella storia.
- E' una bellissima città, ragazzo. Se non fosse per la famiglia reale...-
- Che io sappia l'unica rimasta in vita della famiglia reale è la regina.-
Quella strana persona si grattò il mento, come se stesse riflettendo.
- Ricordo perfettamente, sapete. Io vivevo ad Atlantide, molto tempo fa. Prima ancora che la regina morisse, erano in quattro in famiglia. Il re è morto in battaglia, ma...aveva un figlio maschio. Lo sapevate?-
Gli lanciò un'occhiata. Rhaegan rabbrividì, scosse la testa cercando di camuffare l'ansia.
- Mh. Se non sono troppo vecchio per ricordarlo, e non lo sono, tutti i membri della famiglia Nedak avevano quello strano colore di capelli...-
Adesso guardava il ragazzo intensamente, come se si aspettasse una risposta o una confessione da parte sua.
- Ecco io---
- E' strano che voi state tornando in quel regno proprio adesso, no?-
Ma prima che Rhaegan potesse rispondere, una voce alle sue spalle lo chiamò.-
- Ti ho cercato ovunque, dov'eri finito?-
Era Ondine. Aveva avuto un tempismo perfetto, pensò Rhaegan.
- Mi scusi, ora...devo andare.-
E così raggiunse la ragazza e a passo veloce si allontanarono il più possibile da quello strano uomo.
- Mi hai salvato.-
Sussurrò il ragazzo. Ondine sorrise, nonostante non capiva di cosa stesse parlando.
- Ero venuta a dirti che ci siamo quasi. In lontananza riesco a scorgere una grande città, sembrerebbe anche abbastanza antica.-
A Rhaegan gli si illuminarono gli occhi. Non poteva credere che dopo tanta fatica e dopo quel lungo viaggio erano quasi arrivati.
Correndo, superò Ondine e arrivò a sporgersi fino alla fine della nave. All'orizzonte, ancora molto piccola, vedeva Atlantide.
- Ci siamo...-
Sussurrò a se stesso.
Il cuore gli batteva forte, ancora non riusciva a crederci.
Quella era la sua terra, il posto dove era nato e cresciuto fino a quando era ancora bambino.
Era curioso di sapere se dopo quella terribile catastrofe avevano ricostruito gran parte della città. Voleva sapere se Atlantide era cambiata oppure se fosse rimasta identica a come la ricordava lui.
Adesso, il desiderio di entrare nuovamente nel palazzo reale, nelle sue stanze, visitare nuovamente quei posti a lui cari e anche conoscere la nuova regina.
Doveva essere lui per discendenza il nuovo sovrano del regno. Se fosse tornato prima della morte di suo padre a quest'ora poteva esserci lui seduto su quel trono.
Desiderava fin da bambino prendere il posto del suo amato padre, sapeva che sarebbe stato un re giusto e buono.
-Va tutto bene?-
A farlo tornare alla realtà fu il delicato tocco di Ondine.
- Oh si, sto bene.-
Rispose semplicemente, non aveva voglia di aggiungere altro.
Stranamente gli sembrava che tornare lì gli avrebbe procurato bei ricordi e una sensazione di famiglia o di casa. Ma si sentiva ancora come un estraneo.
Non aveva idea come avrebbe potuto accoglierlo sua sorella. Ma la vera domanda che da anni lo tormentava ormai, era perché Kida non lo avesse mai cercato.
Erano molto uniti da piccoli, lo considerava come il suo grande eroe ma era come se tutto il regno lo avesse cancellato.
Decide di non pensarci fino a quando non fosse arrivato ad Atlantide. Sarebbe andato dalla regina e le avrebbe spiegato tutto. Era la cosa più giusta da fare.
- Su, andiamo a preparare le nostre cose. Mi sono stancato di stare su questa nave. -
Ondine percepì il suo stato d'animo. Il suo sguardo non era più come quello che aveva alla locanda dove si erano conosciuti la prima volta. Questo le dispiaceva, perché lo amava.

Il sole era già calato da parecchie ore, era buio pesto sulla nave. La sola cosa che emanava una flebile luce era la città di Atlantide, che adesso appariva molto più grande.
Il suono di una campana fece balzare dalle loro brande i passeggeri, che dormivano ancora profondamente.
- Terra! Terra!-
Gridavano gli uomini al timone. Erano arrivati al porto.
Rhaegan e Ondine si prepararono  molto più velocemente degli altri, erano ansiosi di abbandonare finalmente quella nave fredda e puzzolente.
Quando misero piede sulla terra umida e fredda del porto, tirarono un sospiro di sollievo.
Nonostante fosse notte fonda, c'era movimento in quel regno. Alcuni uomini scaricavano le loro merci, altri andavano a pesca, e chi girovagava per le strade illuminate.
Guardando tutto quello Rhaegan rimase meravigliato. Sorrise.
- Sono tornato a casa. -

Queen of fire.Where stories live. Discover now