21°- Canto delle sirene.

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A quel tempo, venivano narrate molte storie sui pirati. Vere o false che fossero.
La gente aveva solo un argomento in bocca, nonostante quella non fosse la zona più frequentata da quei "cani di mare", come li chiamavano la gente del posto.
Vi erano state alcune truffe e alle volte addirittura assalti.
A tutti venivano mostrati come persone senza scrupoli, armati fino ai denti, pronti ad uccidere perfino i bambini pur di avere un po' d'oro.
La gente aveva paura, ma Rhaegan credeva che in parte fosse dovuto al fatto che la gente si faceva un'idea troppo esagerata. Per quanto anche lui fosse stato messo in guardia e di non girare troppo vicino al porto di Peterhead, si limitava soltanto ad ignorare la faccenda.
Ne sarebbe stato fuori sicuramente, pensava.

E mentre con quel pensiero si allontanava dal porto, piena di gente ubriaca e poco di buono, sentì un urlo. Erano le grida di una ragazza che provenivano dalla nave con le vele nere.
Rabbrividì terrorizzato.  Le navi con quel tipo di vela dovevano per forza appartenere a pirati.
Pensò che stava per commettere una pazzia; senza farsi troppo notare si avvicinò a quelle voci e diede una leggera occhiata.

Non riusciva a credere ai suoi occhi. Impugnò la spada e con tutto il coraggio che aveva si precipitò davanti alla ragazza, prima che un uomo potesse colpirla nuovamente sul viso.
- E tu chi diavolo sei?-
L'uomo abbastanza vecchio che puzzava di rum gli aveva appena puntato un coltello sul collo.
Ondine era dietro Rhaegan, stringeva forte un lembo della sua camicia.
- Vattene da qui o ti uccideranno!-
Gli sussurrò sull'orecchio, in modo che potesse essere ancora in tempo per scappare.
- Lasciatela andare.-
Esordì al gruppo di uomini che si erano raggruppati intorno a loro.
- Questa l'abbiamo trovata noi, e possiamo farle ciò che più ci piace. Ora spostati o ti trapasso con la spada.-
L'uomo sorride divertito, ma Rhaegan non si mosse. Il vecchio tornò serio, adesso sembrava parecchio arrabbiato.
Afferrò il ragazzo dalla camicia e lo sollevo pochi centimetri da terra, non poteva reagire. Lo spinse poi di lato gettandolo a terra, come se fosse un giocattolo, facendogli sbattere forte la testa su una trave.
Rhaegan sentiva che tutto intorno a lui girava, vedeva doppio a causa della botta alla testa. Il punto che aveva sbattuto gli faceva tremendamente male. Era incapace di muoversi.

Mentre cercava in tutti i modi di rimettersi in sesto scorse Ondine, con le lacrime che cercava di respingere quei uomini. Il più forte e grosso di loro la tirava per il lungo vestito, ma lei indietreggiava cercando una via di fuga. A quel punto le strapparono il vestito, scoprendo le sue gambe.
- No vi prego, vi supplico.-
Ondine cercava di respingerli con le gambe spingendo l'uomo, troppo forte per lei, ma altri uomini tenevano ferma mentre ridevano di gusto.

Rhaegan si rifiutò di vedere ancora una scena simile. Si alzò da terra, corse verso l'uomo che era inginocchiato su Ondine e lo tirò con tutta la forze che gli restava. Il vecchio cadde a terra e a quel punto gli piantò un bel pugno sul naso.
Afferrò poi la sua spada che era caduta ai loro piedi, la puntò verso il resto degli uomini.
- Chi è il prossimo?-
Un uomo dall'aria coraggiosa si fece avanti, ma Rhaegan facilmente lo disarmò e così indietreggiò arrendendosi.
Nessuno degli altri mozzi osò sfidarlo. Era molto abile con la spada grazie al padre, che da bambino, lo esercitava più di tre ore al giorno.
Porse la sua mano alla ragazza che la strinse subito rialzandosi. Il vestito era stracciato, aveva qualche livido sparso sul corpo e il viso, non poteva andare in giro in quel modo.

Le accarezzò piano il viso, era così spaventata e indifesa, ma le brillavano gli occhi. Fu a quel punto che Rhaegan si accorse che era innamorato di lei. Era riuscita a salvarla da un destino orrendo e ora la portava al sicuro trionfante.
La prese sulle sue braccia e la portò via da quel posto, al sicuro.
Una volte arrivati al suo alloggio le porse un nuovo vestito. La domestica della locanda era stata così gentile da prestargliene uno suo, visto le condizioni in cui era quello di Ondine.
- Posso chiederti cosa ci facevi in una nave piena di pirati?-
- Mi hanno trovata sulla spiaggia. Mi hanno presa per i capelli e costretta a salire su quella nave...-
Ancora una volta delle lacrime rigarono il suo volto.
- Cosa volevano farmi? Voi umani siete così insensibili, arroganti e crudeli!-
- Come?-
Rhaegan la guardava con stupore, non aveva idea di cosa stava parlando. Ma lei non aggiunse altro, rimase in silenzio mentre lui le ripuliva il taglio insanguinato che aveva sotto l'occhio.
- Cosa intendi dire con "voi umani"-
- Nulla. Non riuscivo a capire cosa volessero da me, perché mi trattavano in quel modo.-
Il ragazzo scosse la testa davanti a tale ingenuità.
- Beh, conoscendo i pirati probabilmente avevano intenzione di picchiarti o stuprarti. Non dovresti vagare da sola per il porto, è pericoloso.-
Ondine non capiva una sola parola di quello che le stava dicendo il ragazzo, voleva solo ringraziarlo per il suo prezioso aiuto e per aver rischiato la sua vita per salvarlo.

- Perché mi hai salvata?-
- Cosa volevi che facessi? Guardare mentre abusavano di te? O legata e picchiata per solo il loro divertimento? Non mi pento di ciò che ho fatto.-
Lei sorrise finalmente, contenta della scelta che aveva fatto.
Rhaegan ricambiò quel sorriso così luminoso, così sincero. Abbassò lo sguardo, i suoi occhi celesti sbadatamente andarono a finire sulle gambe ancora nude dalla ragazza.
Arrossì spostandosi.

- Dovresti andare a cambiarti, e se vuoi puoi farti anche un bagno caldo.-
Ondine si alzò dal letto, non aveva recuperato ancora tutte le forze. Si avvicinò a lui, stranamente si sentiva nervoso. La ragazza allungò un braccio toccando lentamente il suo viso.
- Sei ferito.-
Affermò sfiorando il piccolo taglio che aveva Rhaegan sulla guancia. Le sue mani erano fredde e morbide, così delicate.
- Ho avuto ferite peggiori.-
Sovrappose la mano alla sua, che scivolò sul suo cristallo che aveva appeso al collo come sempre.
- Cos'hai di diverso tu, Rhaegan?-
Sussurrò mentre prendeva un respiro profondo e chiudeva gli occhi.
Rhaegan non capiva, cosa intendeva con quelle parole? Perché era così misteriosa e strana?
Osservò per un momento il suo viso angelico, i suoi lineamenti, il colorito della pelle e delle guancia. Così perfetta.

Prese il suo cristallo, la sua luce era blu. Lo avvicinò alla ferita che aveva sul volto, lo poggiò per qualche secondo. Il taglio lentamente si stava richiudendo e la sua pelle quasi guarita. Il cristallo di Atlantide aveva grandi poteri, fra questi quello di curare le ferite.
Mentre riponeva la collana al petto, si avvicinò alle sue labbra lasciandole un lento bacio.

Ondine guardò Rhaegan, nei suoi occhi c'era come il riflesso del mare; grandi e profondi come un oceano in tempesta. Nel suo viso vedeva qualcosa, non era più l'innocenza di pochi istanti fa. Si allontanò di pochi centimetri da, stranamente sorrideva, ma non capiva il perché.

La ragazza sembrava molto più bella, più solare. Rhaegan era completamente attratto da lei. Gli accarezzò il viso facendo scivolare la sua mano lentamente sul collo del giovane. E improvvisamente iniziò ad intonare una canzone.

" Incontrai un coraggioso marinaio,
i suoi occhi color del mare.
Mi rapì col suo sguardo.
Lo attendo ogni luna,
ma celar mi devo."

Rhaegan sgranò gli occhi. Non credeva a ciò che stava sentendo, com'era  possibile che la stessa canzone che aveva sentito giorni fa adesso era lei a cantarla.
Provò ad indietreggiare, ma lei lo teneva dal collo e non cercò di opporsi. Rimase immobile a guardarla.
- Vuoi uccidermi?-
Le sussurrò quasi vicino l'orecchio. Ondine aveva cantato solo una parte della canzone, quella più bella. Forse aveva lasciato l'ultima strofa per dopo.
- Come potrei farti del male...-
Era confuso, spaventato da quel comportamento. Rimase a guardare il suo viso, lei tornò ad accarezzargli il viso.
- Mi sono innamorata di un essere umano, sono rimasta a guardarlo invece di affogarlo nelle profondità dell'oceano.-
Gli sussurrò vicino il suo collo, a Rhaegan vennero in brividi lungo la schiena.
- Sei...innamorata di me?-
Lei annuì con le lacrime agli occhi mentre stringeva la fronte con la sua. Lui le posò le mani sui fianchi e l'avvicinò a sé.
- Non mi importa cosa sei, non ho paura di te.-
La guardò un'ultima volta mentre lentamente l'attirò, si stendevano sul letto di quella locanda.

Queen of fire.Where stories live. Discover now