Capitolo 1. Ci siamo sfiorati e poi...ciao

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Dicembre 2018

Quel giorno a Milano faceva freddo e c'era la nebbia, come sempre d'altronde. Aveva piovuto per tutta la notte e appena mi alzai dal letto mi resi conto che sarebbe stata una giornata buia e noiosa, ma fortunatamente ero in partenza e non sarei tornato prima del fine settimana. Il tanto atteso giorno era finalmente arrivato: la prima riunione a Maranello. Dall'ultimo campionato erano cambiate molto cose: un pilota nuovo, nuovi meccanici e persino un nuovo team principal. Dopo l'ennesima stagione iniziata bene e terminata in maniera pietosa la direzione aveva deciso di rivoluzionare tutto e in qualche modo mi sentivo un sacco di responsabilità sulle spalle, perché facevo parte di quel cambiamento che la scuderia aveva in mente. Dovevo essere all'altezza delle aspettative e stavo studiando molto per non deludere nessuno. Dopo la laurea mi offrirono un Master che avrei conseguito in primavera, poco prima dell'inizio del campionato 2019. E, subito dopo aver firmato il contratto mi misero a disposizione la possibilità di frequentare il reparto Progettazione e Progresso della scuderia. Imparai molto, con la consapevolezza che avevo ancora tanto da apprendere e la certezza che potevo farcela.

In effetti non era proprio il mio primo giorno, perché conoscevo molti dei membri del team e, avendo vissuto lì tutta l'estate ero molto affezionato a certi posti, eppure mi tremavano le gambe. E sapevo benissimo perché; avrei finalmente conosciuto Charles Leclerc!

La riunione era in programma per le dieci e ci si mette circa due ore e mezza ad arrivare da Milano, quindi alle sette uscii di casa e andai con la mia vecchia Ypsilon incontro al mio destino, che alle otto del mattino, una volta presa l'autostrada, non mi sembrava così crudele. Durante il viaggio ascoltai una Playlist randomica su Spotify, cercando di distrarmi ma senza successo. Il viaggio mi sembrò interminabile e quando finalmente arrivai a destinazione tirai un sospiro di sollievo. Decretai, parcheggiando tra due Giulietta nuove di pacca, che la mia macchina continuava ad essere la più vecchia di tutte. Scesi dalla macchina e provai svariate volte a chiuderla ma il telecomando non andava. Iniziai a scuoterlo senza ottenere alcunché. «Andiamo!», sbuffai perdendo la pazienza. Niente.

Nel mentre una macchina nera mi passò dietro, sfrecciando a grande velocità. Con la coda dell'occhio vidi che era una Ferrari 488 nera: assolutamente pazzesca... un po' come il gran pezzo di gnocco che la guidava. Charles Leclerc uscì dall'auto e, a differenza mia la chiuse con un semplice click.

Rimasi a guardarlo mentre lui nemmeno si accorse di me, troppo occupato a guardare lo schermo del cellulare e a muovere velocemente le dita sulla tastiera touch. Mentre lo osservavo, con fare per niente discreto, riprovai a schiacciare il telecomando e finalmente la auto si chiuse! Mi avviai anche io verso l'entrata, oltrepassando la statua del cavallino rampante e attraversando la porta ad apertura automatica. La ragazza alla reception, Benedetta, era impegnata a parlare con Leclerc; completamente rossa in volto, continuava a ridacchiare in maniera nervosa. Lui era poggiato su un gomito e le parlava fitto fitto, interrompendosi quando mi vide. Mi ritrovai due paia d'occhi addosso, mentre i miei di occhi si incollarono sulla figura di Charles Leclerc. Non me lo ero immaginato così alto, e nemmeno così...muscoloso. I suoi occhi color nocciola mi guardarono con curiosità poi abbassò lo sguardo e si spinse in avanti, raccogliendo qualcosa da terra. Mi porse quel qualcosa che solo in seguito capii essere un guanto. Il mio guanto. Lo presi e nel farlo le nostre dita si sfiorarono; una scossa mi percorse tutto il corpo.

«Grazie.» sussurrai abbozzando un sorriso. Lui mi face l'occhiolino, poi si rivolse alla ragazza.

«Il boss è già arrivato?» chiese.

«Non ancora, in effetti sei stranamente in anticipo. Anzi, siete i primi. » rispose lei dandomi un'occhiata. Anche Charles mi guardò ancora, quanta volta con un'espressione dubbiosa ma non chiese informazioni su chi fossi, insomma in quel posto lavoravano centinai di persone, mica poteva interessarsi a tutti. Eppure...

Scintille || Charles LeclercWhere stories live. Discover now