1971, Disintossicazione #2

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La mia vita ormai era quasi distrutta. Avevo perso tutte le persone a me care. Mi erano rimasti solo i miei genitori e Paola, anche se non sapevo se avrebbe resistito a tanto ma ci speravo.

I miei genitori comunque quel giorno sarebbero tornati in Spagna ed essendo sabato li accompagnai all'aeroporto per salutarli. Teresa e Paola avevano deciso invece di passare la mattinata con i Queen in modo che Paola li conoscesse meglio e non si fermasse all'apparenza.

"Ehi mamma!" dissi prendendole la mano per fermarla. "Non dimenticare il beauty." Glielo porsi.

"Grazie tesoro" fece lei prendendolo.

Eravamo ormai al check-in e io non potevo passare. Abbracciai forte mia madre e le diedi un bacio. Lei ricambiò con affetto. Eravamo molto unite, ci eravamo avvicinate tantissimo dalla mia partenza per Londra.

"Ciao, Annina" mi sussurrò "Ci vediamo per l'estate. Mi raccomando" e si sciolse dall'abbraccio.

Poi salutai mio papà. Anche lui mi strinse forte. "Fai la brava" disse soltanto.

Li guardai andarsene finché non riuscì più a vederli. "Buon viaggio" dissi a bassa voce e me ne andai verso la fermata dei taxi. Ne presi uno e dissi al taxista la mia destinazione.

"Cosa ci fai tutta soletta?" mi chiese l'uomo alla guida.

"Sono venuta a salutare i miei genitori. Sono tornati in Spagna" risposi. Volevo fidarmi, anche se ne avevo passate per non fidarmi della gente.

"Quindi sei spagnola. Si sente che non sei di qui" riprese il taxista.

"Già, solo da parte di mamma" dissi.

"Tuo padre da dove viene?" chiese ancora. Ma quante cose voleva sapere?

"Germania" risposi un po' fredda per fargli capire che non volevo più rispondere alle sue domande.

"Perché sei a Londra?" fece di nuovo l'uomo mentre guidava.

"Mi porti a destinazione e facciamola finita" dissi bruscamente. Ora non volevo fidarmi più.

"E se non lo faccio?" chiese retoricamente.

"Non svolge il suo lavoro" risposi.

"Sei furba" mi disse. Io non risposi. Voleva provocarmi e questo mi urtò.

"Mi faccia scendere qui" dissi all'improvviso. Non riconobbi quella strada, non sapevo dove mi stava portando. Ero spaventata ma non lo davo a vedere.

Nonostante glielo abbia detto l'autista non si fermò. Provai ad aprire la portiera ma c'era la sicura, non potevo neanche saltare fuori. Allora notai che c'erano anche altre macchine e parecchi pedoni. Mi misi a urlare più forte che potevo in modo che mi sentissero.

A quel punto l'autista del taxi si rese conto che stavo attirando l'attenzione di chi era in giro e quindi accostò al marciapiede, sentì che tolse la sicura alle portiere e senza neanche lasciare i soldi scattai fuori dal taxi e corsi più veloce che potevo e più lontano possibile. Non lo vidi mai più quell'uomo.

Corsi fino allo sfinimento. Ripercorsi la strada a ritroso e mi ritrovai in un quartiere familiare. A quel punto sapevo ritrovare la strada di casa senza problemi ma si stava facendo buio. Quindi decisi di andare a casa di Roger che era a qualche isolato ed era sicuramente più vicina rispetto a casa mia.

Non ricordavo bene quale fosse l'abitazione ma per fortuna attraverso una finestra al secondo piano dove la luce era accesa scorsi Roger intento a provare qualche nota. Decisi di urlare il suo nome per farlo accorgere di me. Funzionò. Poco dopo mi venne ad aprire.

Once Upon a Time In England [Queen | Roger Taylor]Where stories live. Discover now