1971, Incidente #1

158 10 4
                                    

La mattina dopo mi svegliai tardi e feci una corsa per preparami ed andare a scuola. Arrivai poco dopo le 8 e per fortuna la prof entrò qualche secondo dopo di me, così non si accorse che ero arrivata tardi.

"Oggi ragazzi, volevo presentarvi il progetto che dovete fare prima delle vacanze di Natale" annunciò.

Io appuntai tutto ciò che avrei dovuto fare. Non era semplice come progetto ma ci si poteva provare. Lei era una prof che pretendeva e sapeva cosa voleva. Per fortuna anch'io sapevo cosa si aspettava da noi, ormai la conoscevo. Si complimentava spesso con me, in effetti e ne andavo fiera. Quella volta non volevo essere da meno.

Alla fine della lezione la prof disse che aveva delle novità da darci.

"Oggi non solo vi ho annunciato il progetto per il voto finale del semestre, ma vi presento anche un nuovo alunno" disse con fierezza "Mio figlio Alex"

Un ragazzo in ultima fila si alzò e si avvicinò alla prof. Inizialmente non avevo realizzato. Poi lo riconobbi. Non ci volevo credere. Ma non era maggiorenne? Perchè era in classe con me? Doveva essere almeno tre anni avanti a me.

"Ha purtroppo perso un anno e mezzo e quindi deve recuperare con voi" disse con fierezza.

"Spero di poter fare amicizia con voi" disse poi lui guardando me.

"Si è trasferito qui da un'altra scuola. Anna, perché poi non fai vedere la scuola ad Alex?" mi chiese la prof.

"Volentieri" risposi. Cos'altro potevo fare? Rifiutare? Così la prof mi avrebbe preso di mira. Non ne ero sicura, in realtà. Lei era sempre oggettiva, ma quella volta era una sua questione personale quindi non sapevo come avrebbe potuto reagire.

"Avrà le tue stesse lezioni. Magari potete anche studiare insieme" mi disse quasi come se fossi una studentessa modello. In realtà avrei preferito fare altro piuttosto che studiare con lui.

"Okay. Nessun problema" risposi. Anche in questo caso non sapevo cosa rispondere.

Al suonare della campanella e per le successive ore dovetti spiegare ad Alex come funzionava quella scuola e fargli vedere dov'erano le aule, i laboratori, gli armadietti e lo studio del preside. Ci tenevo che sapesse tutto, soprattutto quell'ultima stanza. Era una frecciatina da parte mia, sperando che lui l'avesse colta.

"Mi ha fatto piacere rivederti, Anna" disse quando uscimmo da scuola.

"Anche a me" mentii spudoratamente.

"La tua amica oggi non c'è?" chiese.

"No, non so dove sia" risposi. In realtà in mensa, mentre Alex era a prendere il cibo, la avvisai e le dissi di non venire con me per paura che lui potesse mettere le mani anche su di lei. Accettò dopo molte pretese.

"Peccato. I tuoi amici famosi, invece?" chiese ancora.

"Penso siano in studio. Di solito ci vanno dopo le lezioni" risposi freddamente.

Lui cercò di accarezzarmi i capelli, ma io mi scansai. Forse non si ricordava di ciò che mi aveva fatto perché era ubriaco fradicio. Ma io lo ricordavo molto bene.

"Sei schizzinosa, ragazzina" disse con tono arrabbiato.

"Semplicemente ricordo bene cosa è successo l'ultima volta, a differenza di qualcun altro" feci io con lo stesso tono che aveva usato lui.

"Non so a cosa ti riferisci" rispose lui. Sembrava dicesse la verità.

"Lo sai benissimo. Ma non lo ricordi. Meglio così" dissi infine andandomene. Lui mi corse dietro.

"No, scusami. Adesso mi spieghi" fece Alex in modo arrogante.

Mi girai verso di lui con uno sguardo cattivo. Decisi di sputtargli tutto addosso, senza vergogna nè paura. "Una sera mi hai trascinato in un locale, ti sei ubriacato e mi hai quasi stuprato. I miei amici te lo hanno impedito e ti hanno portato in galera" gli spiegai velocemente e me ne andai senza ricevere risposta. Non mi interessava avere una risposta da lui. Ero incazzata nera come non lo ero mai stata.

Mi prese poi per il braccio. "Mi dispiace. Non ricordo di averlo fatto" disse. Lo guardai male. Lo scrollai di dosso. Cosa me ne facevo delle sue scuse?

"Bene. Ora ti ho fatto vedere la scuola, ho fatto il mio dovere. Con te non ci studio, fatti i progetti con qualcun altro. Magari con chi non ti provochi un'erezione" conclusi la conversazione.

Lui non mi corse più dietro. Ero stata forse troppo cattiva e lui ci era rimasto male, ma non vidi la sua reazione. Probabilmente avrebbe detto tutto alla madre che mi boccerà sicuramente il progetto. E questo non era giusto, ma pensai che ciò che avveniva fuori da scuola doveva rimanere fuori. Almeno era quello che speravo accadesse.

Tornai a casa a piedi perché i ragazzi e Teresa erano già andati via. Li avevo avvisati tramite la mia amica, era colpa mia se adesso ero rimasta sola e senza un mezzo di trasporto. Forse era il caso di prendere il motorino, così non avrei neanche scomodato i ragazzi.

Mentre passeggiavo verso casa sentii un rumore venire da dietro di me. Qualche ragazzo patentato e col motorino che tornava a casa. Quando si avvicinò a me rallentò e vidi che era Alex.

"Vuoi un passaggio?" chiese fermandosi vicino a me.

"No, grazie" risposi riavviandomi per la mia strada.

"E' per farmi perdonare. Non avrei dovuto" disse lui.

"Perché dovrei crederti?" chiesi girandomi verso di lui e guardandolo negli occhi.

"Sono sobrio ora e non ho motivo di farti del male" rispose.

Sembrava sincero. E poi io non potevo giudicarlo, lo avevo incontrato una sera e non avevo avuto modo di frequentarlo e di conoscerlo davvero. Infine accettai il suo invito sperando di non sbagliarmi. Salì sul motorino dietro di lui e mi ressi.

"Dimmi dove abiti" disse mettendo in moto il suo motorino.

Gli indicai la via di casa e lui si avviò. Dopo aver preso una strada rettilinea accelerò. Andava a una velocità superiore a quella consentita. Non sapevo quasi niente del codice stradale, ma quello mi sembrava eccessivo. Non riuscivo a dire niente un po' dalla paura e anche dal forte vento che impediva di far capire all'altro cosa si stava dicendo. Mi fidai pensando che stessi sbagliando.

Poco dopo vidi una macchina venire di fronte. Ero tranquilla, era normale che ci fossero altri veicoli in strada. Mentre si avvicinava però notai che non era nella corsia giusta e questo non era normale.

Alex non rallentò per evitare l'incidente, andava sempre molto veloce.

"Alex, rallenta! Attento alla macchina!" urlai nel suo orecchio.

Lui non percepì il messaggio e correva nella direzione della macchina che era sempre più vicina. Vedevo i fari dell'automobile negli occhi, il vento sul viso non mi faceva respirare e non riuscivo a dire una parola. Ero bloccata e fissato incessantemente l'altra auto venirci in contro.

Non riuscì a pensare a nient'altro che sentii lo scontro frontale tra il motorino e la macchina. Feci un volo e caddi sull'asfalto della strada. Colpì la testa a terra e vedi il motorino cadere a pochi metri da me. Poi tutto nero, non vidi più niente.

Once Upon a Time In England [Queen | Roger Taylor]Where stories live. Discover now