§ 21. Amore fraterno

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— No, non mi troverete in casa ancora per un po' di giorni. Non so di preciso quando tornerò. — Cédric lanciò uno sguardo al violino, nella custodia, appoggiato sopra la scrivania nella camera di Jeremy. Stanco della posizione semiseduta, scivolò ancora un po' sotto le coperte, reggendo il cellulare accanto all'orecchio. — Sono a casa di un amico, fuori città. Molto, fuori città. Ho davvero bisogno di tornare al passo con lo studio.... ma quali sconcezze, cosa avete capito? — Rise, suo malgrado. — Siamo qui per "lavorare", piuttosto. Prometto che tornerò presto, davvero.

Dall'ingresso arrivò il suono del campanello, premuto a lungo per un paio di volte.

— Adesso devo andare. Ci sentiamo presto.

Chiuse la chiamata, si alzò con movimenti cauti e, in pigiama come si trovava, si avviò per andare ad aprire. Che Jeremy avesse dimenticato qualcosa?

Al contrario, si trovò davanti un violinista dai capelli scarmigliati e il volto segnato dai graffi di una caduta.

— Che hai fatto? Sembri sconvolto! — proruppe, avvertendo superfluo domandagli perché si trovasse lì anziché a scuola.

— Lui non c'è?

— È uscito per comprare delle cose.

Cédric si scostò per farlo entrare, visto che sembrava tanto impaziente. Conservava a malapena l'apparenza del Vasily che lui conosceva. Si guardava intorno col fiato corto – doveva aver corso a rotta di collo – volgendosi a destra e a sinistra con quegli occhi spiritati e arrossati. Indietreggiando, urtò il tavolo della cucina e la custodia dello Stentor finì per rovesciare la tazza del caffè avanzato dalla colazione, spargendo il liquido in parte sulla tovaglia e in parte sul pavimento.

A Cédric venne d'istinto prenderlo per le spalle per costringerlo a prestare attenzione, e scandì bene le parole: — Vasily, che cosa è successo?

Il ragazzo si sottrasse, dirigendosi in camera da letto. Cédric lo seguì.

— Anche tu lo sapevi? Eravate d'accordo fin dall'inizio?

— Su cosa?

— Lui morirà! Con il violino... Che lui sarebbe morto, dopo che fossero tutti distrutti, dopo il violino... tu lo sapevi? Eri in complotto con lui?

— Non stanno così, le cose, hai capito male! Riprenderà soltanto a scorrere il suo tempo, e poi... poi tutto tornerà...

— No! — ansimava, rischiando di affogarsi. — È venuto da me quell'uomo con i capelli albini. Era così ovvio che non fosse umano!

Cédric lo fissò orripilato mentre, implorante, si avvicinava a lui.

— Non capisci che cosa succederà a Jeremy se distruggi il violino? — Vasily lo indicò con l'indice, giacere sul tavolo quale inoffensiva natura morta. — Lui morirà! È la presenza di almeno uno di loro che lo tiene in vita a questo mondo! Se non ci sarà più il violino, lui... lui...

— Come puoi essere sicuro che ti abbia detto la verità? Come fai a sapere che non si tratti solo di una menzogna per impedirci di vincere contro di loro?

Vasily scosse la testa, tentando di bloccare il pianto convulso con il dorso della mano. — Non discutere su questo. Hanno già vinto in un modo o nell'altro. Hanno già vinto! Però, io... io... non posso lasciartelo fare!

— Aspetta di parlare con Jeremy, prima di trarre qualsiasi conclusione. Forse lui può darci altre spiegazioni!

— Cédric... hai capito quello che ti sto dicendo?

— E tuo fratello, allora?

— Mio fratello... è più forte di così. Siamo più forti di questo! Dimostrerò a tutti che può tornare in sé lo stesso... che non abbiamo bisogno di sangue sacrificale! Perdonami, Cédric, perdonami, se puoi!

Le corde d'oroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora