§ 5. Cordoglio

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— Caro Cédric, non ci avevi detto di avere un'amica così carina!

Jeanette era volata sulla soglia della porta, pronta a elargire gli onori di casa, non appena aveva scorto l'auto del figlio parcheggiare nel vialetto dopo che era andato a prendere la compagna di corso alla stazione.

Laura abbassò gli occhi, arrossendo un poco. — Troppo buona, signora.

Lui le lanciò uno sguardo distratto. Nonostante nascondesse dei lineamenti aggraziati, dietro quei fondi di bottiglia, non possedeva una fisionomia in grado di affascinarlo. Era più interessato alla sua capacità di premere i tasti al giusto ritmo.

— Ho fatto preparare una bella stanza, per te. Cédric, vuoi accompagnarla? Non dirmi che il tuo bagaglio sta tutto in questa piccola borsa!

— Non posso trattenermi, signora. Ho un esame appena dopo le feste e devo rimettermi a studiare sodo.

— È secchiona anche più di me! — bisbigliò Cédric con l'intento di farsi sentire dalla ragazza, che gli scagliò un'occhiata malevola.

— Oh, che peccato! Beh, vorrà dire che saranno due giornate intense. Sei arrivata in tempo per una magnifica colazione. Abbiamo tanti ospiti, sotto Natale, e sono già quasi tutti riuniti in sala da pranzo. Devi assolutamente assaggiare il mio eggnog all'inglese! Vieni, ti faccio strada... oh, ma che scortese, non ti ho chiesto se avessi bisogno di riposare...

— Non si preoccupi, sto bene così.

— Séguimi, allora!

Dominique e Benedict irruppero nel salone come due uragani, catalizzando i rimproveri della madre. Descrissero una circonferenza attorno ai tre, rincorrendosi, senza badare ai richiami, per poi fuggire in giardino. Fu in quel momento che l'attenzione di Laura fu attirata dal pianoforte.

— È questo? — chiese a Cédric, con un'ombra di stupore.

— È questo. Magnifico, non è vero?

Lei sollevò una rispettosa mano per poterne sfiorare la superficie levigata.

— Oh, quello, sì! Mio marito lo ha comprato a un'asta, è stato un vero affare. Per Cédric, sai, perché lui è davvero bravissimo. E devi sentire che suono meraviglioso fa! Limpido, pulito, vibrante... persino a me è parso di saper suonare!

— Anche Laura è una musicista eccellente. Da quant'è che prendi lezioni? Beh, ha iniziato a suonare anche prima di me.

— Tu non hai mai preso lezioni, caro! — gli fece notare sua madre, incisiva, come se le lezioni avessero potuto fare la differenza.

— È un Pleyel, — constatò Laura senza smettere di fissarlo, come incantata. — Metà Ottocento? Forse poco più recente. A quale epoca risale?

— Non saprei, di preciso, — rispose lui. — A giudicare dalle fattezze, direi fine Ottocento. Puoi suonarlo in ogni momento, se ti va.

— Sì... mi va. — Lo disse sospirando, come se avesse appena accettato un appuntamento romantico con la sua anima gemella.

— Ma no, ragazzi... non è il momento. E la nostra colazione? Ci sono anche i french-toast!

— La colazione può aspettare. È sempre il momento di suonare.

— Sempre! — confermò la ragazza, sedendo allo sgabello imbottito senza fare complimenti.

— Beh, in questo caso... sentitevi liberi di raggiungerci quando vi aggrada. Se poi vorrete intrattenerci con qualche esibizione, saremo più che felici di essere i vostri devoti spettatori.

Le corde d'oroHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin