27 - Parlando alla luna

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Eloise

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Eloise

Tromsø: è questa la cittadina su cui tra un'oretta atterreremo. La immagino mozzafiato.

Infatti è terra di fiordi, e da quanto so combina larghe estensioni di foreste innevate con remoti villaggi di pescatori. Offre infinite possibilità esperienziali, tra cui l'escursionismo tra i ghiacciai. Senza contare le spedizioni in slitte trainate dai cani e il probabile avvistamento delle balene nelle sue acque. Faremo tutto e io non sto più nella pelle, anche se in me non alberga solo la voglia di esplorare un nuovo posto nel mondo.

Desidero anche stiracchiare le gambe, lo ammetto, perché fare avanti e indietro per l'aereo privato dei principi non mi basta più.

Senza contare il fastidio che mi procura questo gonfiore addominale a cui non riesco a porvi rimedio. Forse dovrei smetterla di ingurgitare quintali di anacardi e noci brasiliane, ma Alex non chiude mai questa dannata busta che sembra non avere fondo. Se ne abbuffa lui, me ne abbuffo io, e quando poco fa ho provato a dirgli di toglierla di mezzo, mi ha sussurrato di non preoccuparmi perché una pancia che si gonfia è una pancia che vive, ed è deliziosa proprio per questo. È stato carino.

Poi ha divagato al suo solito modo da sbavatore seriale: sostiene che sarei uno schianto da infarto miocardico anche con un peso maggiore, e che, tutt'al più, un protratto eccesso calorico si andrebbe ad addensare principalmente sul mio culo, per la sua gioia.

Non mi sfiora, però. Non mi tocca. Ci viviamo il viaggio lievitando di peso e discutendo come due anziani sposini giunti a festeggiare le nozze d'oro, anche se l'occhio mi cade spesso sulla patta dei suoi pantaloni cargo, sulle mani da violinista ampie ma eleganti, sulle vene del collo massiccio e sulle labbra, due petali carnosi e disegnati dalla sopraffina mano di Dio.

In verità, sto cercando il più possibile di riacquisire ogni più piccola percentuale di quiete dopo che mi è stata sottratta da mamma mentre preparavo la valigia con Macy. Non voleva che partissi. Voleva che passassi più tempo a casa e in distilleria. Mi ha detto che le sto scivolando via dalle dita come un liscio drappo di seta, e che oggi trascorrerà la giornata a rammaricarsene.

Pazienza.
Questo non mi ha dissuaso dal prendere un volo.

Perché il rammarico, per lei, non corrisponde al timore di un mio semplice allontanamento o alla mancanza che avverte del mio spessore lavorativo. Questi sono pretesti ai quali aggrapparsi per celare il vero problema. Ha solo paura che possa avvicinarmi troppo a colui che considera – ancora, e ancora, e ancora – il mio malevolo aguzzino. Il ragazzo che, visti i precedenti, ci metterebbe un attimo a distruggermi ulteriormente la vita.

Lo so, forse il mio non è il comportamento di una buona figlia, ma non riesco a modificarmi. Ormai comincio a fregarmene di ciò che pensa.

Io sono regina  Where stories live. Discover now