4 - Inginocchiati a me

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Alex

Non sono uno che procrastina, in genere.

Preferisco portare a termine un compito il prima possibile, anche se questo richiede uno sforzo maggiore.

Eppure, questa sera mi impegnerei in mille modi pur di arrivare tardi alla sala dei Troni.

Assistere alla snervante sfilza di saluti ufficiali è l'incombenza più noiosa per un principe. O, almeno, per un principe senza pazienza come me. Ma non è solo la noia a rendermi restio. È l'intera serata.

Che palle.

Questo è il "grande" giorno, purtroppo.

Rifiuto ancora il ballo che si terrà subito dopo i saluti, rifiuto la cena a base di tonno e caviale,  rifiuto l'incontro con Eloise. Più passano i minuti, più si accentua la mia repulsione. E, se fino a qualche giorno fa la mia era una contrarietà dettata solo dalla testa, ora si è trasformata in un qualcosa di fisico.

Fatico a camminare. Le gambe sembrano lunghi marshmallow senza consistenza. Quelli da bancarella, che i bambini mangiucchiano con avidità, tanto per intenderci. Ho bisogno di una sedia a rotelle, non scherzo. Inoltrarmi in un corridoio zeppo di membri della servitù, impalati come semafori ai margini, non è mai stato così difficile.

Ed è assurdo che io stia quasi strisciando i piedi a causa di una donna. Una senza volto, senza voce, senza aurea, ma che ha già un tipo di ascendente che non mi piace affatto.

È un ascendente pericoloso, abile a indebolirmi. E indebolire uno come me non è roba per principianti. La mia corazza è forgiata da una maglia dura di pelle umana. Niente ferraglia, nessun elmo, né schiniere o guanto d'arme di chissà quale pregiata fattura. Sono inspessito dai segni di ogni dolore incassato, dalle ingiustizie subite. Da torti che non riesco a superare e che ora emergono per vivificare.

Se sono ancora in piedi è perché, con le mie sole forze, mi sono detto di dare alla vita una seconda possibilità. Ora odio pensare che una ragazza possa scalfirmi e prendersi la mia armatura per farne uno straccio da mercato.

Sì. Una ragazza.

Ma non bisogna fraintendermi. Lei è solo una orrenda eccezione. Amo profondamente le donne. Le considero al pari di noi uomini in tutto, in ogni campo, persino superiori a noi. Sono supreme, incantevoli, speciali, diamanti che si incastonano sul suolo di un mondo spesso melmoso. Lo impreziosiscono. Lo ripuliscono. Lo rendono un posto respirabile. Se non ci fossero, io stesso preferirei non esistere.

Sono belle se timide, tenere e alla ricerca di protezione; sono belle forti e determinate; sono belle sempre, corredate da qualsiasi particolarità o ideale e, se fossi bravo con le parole, scriverei di loro fino al mio ultimo respiro. Struggenti canti d'amore come facevano Saffo e Catullo, che possano rendere onore.

Meritano solo il nostro rispetto e quando scorgo che manca, mi ficco in mezzo a queste potenziali situazioni incresciose per riequilibrare il tutto.

È la verità.

L'anno scorso, al castello vi era una coppia di servitori scozzesi. Erano marito e moglie. Lui stalliere, lei addetta alle pulizie delle cucine. Un giorno le notai un livido sul braccio. Lei mi disse che si era fatta male scontrandosi con un mobile. Dopo qualche giorno, fu la volta di un occhio bordato di nero. Le accarezzai una guancia, le sussurrai che i mobili non tirano i pugni e lei cacciò fuori la verità, piangendo sulla mia spalla: il marito le metteva le mani addosso.

Io sono regina  Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin