16 - Ti racconterò ogni mio ricordo

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Alex

E mica se l'aspettava, questa improvvisata, la stronzetta bassotta!

Davvero. Con il vestito natalizio e il cappellino scintillante assomiglia a una gnoma.

Si è pittata la bocca di rosso fluorescente. Praticamente, sembra averla strofinata su un letto di fragole mature, assorbendone il colore.

Ma è tutta rossa, perfino le scarpe in vernice.

Con un paio di cornette sulla testa, potrebbe impersonare una diavoletta tentatrice. Una diavoletta dall'animo felice, però.

Perché è lieta di vedermi, ci scommetto il violino, anche se cerca di non mostrarlo.

Ha la bocca schiusa e le pupille, mentre mi fissa, si stanno via via allargando.

Si dice che quando si è colpiti da una persona attraente, il cervello rilascia una quota considerevole di dopamina, che provoca la loro dilatazione. Questo avviene perché eccita le terminazioni nervose degli occhi. È scienza. È l'effetto-figaggine di Alex su Eloise.

Ma anche se le pupille non fossero grandi quanto due mongolfiere, coglierei ogni goccia della sua tempesta di emozioni dalle guance, che sono rosse fluo come tutto il resto.

In realtà, non era previsto il mio ritorno a Palazzo Reale per Natale. Dovevo passarlo in Inghilterra, con una virata a Liverpool, per staccare un po' da tutto. Lì ho una persona a me vicina, l'ingegnere Daniel Spencer, con cui mi sento regolarmente. È un vecchio amico della Corona. Sua moglie, Clarice Irwin, è una donna speciale, molto materna nei miei riguardi. Sono parenti del defunto e celeberrimo Xavier Powell, un tale che ha fatto la storia del circo inglese negli anni Novanta. Il classico pezzo grosso nel settore dell'intrattenimento, insomma.

Papà cerca di convincere la compagnia a venire qui da un po' di tempo. Vista la sua risolutezza, sono certo che un giorno si esibirà a Comendeen. Da quello che so, adesso il circo sta vivendo una nuova era. Si è fuso con un'altra attività circense e di mezzo ci è andata la sorella di Clarice, nonché moglie di Xavier.

Io, dal canto mio, non faccio nulla per forzare questo intrallazzo. Figuriamoci. Vado dagli Spencer perché con loro sto bene. Stop. Ma qualcosa in questi giorni ha minato la mia serenità, al punto da non poter trarre piacevolezza neppure da loro.

Sono rincasato a seguito di una telefonata pregna di vaghe confidenze. Ecco tutto.

Sapevo che Eloise, Emma e quella fetente di Abigail Brown erano state invitate qui per le feste, ma pensavo che il loro soggiorno sarebbe durato non più di due giorni.

Ciò che non sapevo era il preambolo al Natale, la merdosa luna di miele che qualcuno – chissà chi, eh – si era "dimenticato" di comunicarmi prima che partissi.

In seguito, appresi i fatti, ho chiamato Daniel, ho declinato con educazione l'invito e ho solo aspettato di concludere il mio impegno istituzionale con i Windsor per risalire il Regno Unito in fretta e furia.

Mi auguro di aver fatto in tempo. Che nulla sia stato realmente pregiudicato. Che Eloise non abbia compiuto ciò per cui credo la odierei più di quanto non l'abbia detestata in passato.

Ho già vagliato le mie mosse: la bassotta rimarrà qui fino a che non sputerà la verità insieme alle sue ossa, a costo di mettermi a pregare papà affinché la trattenga a Palazzo Reale ben oltre Capodanno.

Io sono regina  Where stories live. Discover now