24 - 7,5 sulla scala di Mohs

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Eloise

Mi incammino verso la sala da pranzo per fare colazione. Fuori non nevica più. Anzi. Le nuvole si stanno diradando alla velocità del vento, facendo spazio a un debole sole. Buon per Fabian, Charlotte e il monarca, che si apprestano a raggiungere l'isola di Skar per trascorrere lì la loro giornata.

Dovevo andarci anch'io. Fabian mi aveva promesso panorami mozzafiato, ma nulla ha potuto competere con il desiderio di lasciarmi segare il fiato da lui.

Un desiderio mio. Deliberato, per quanto possa sembrare il contrario.

Ci tengo a puntualizzarlo, perché sarei un'ipocrita ad affermare che ho declinato l'invito per un gioco. Sono rimasta a Palazzo Reale perché voglio spendere le mie ore con Alex, enumerare i suoi brividi, contargli i battiti del cuore, centellinare i suoi respiri.  Sentirlo sulla pelle ed essere sua. Sua per un giorno.

Al diavolo le incomprensioni, i litigi, le scenate. È un eccitante intrigo fatto a uomo, e grazie a lui ho vissuto uno stralcio di sogno degno di nota. Non mi ero mai sentita così travolta prima di ieri sera. Potrei paragonarlo a uno tsunami di ottocento chilometri orari. E io associarmi a una riva inghiottita dal moto invasivo delle sue acque.

Devo riconoscergli una insolita capacità, quella di saper dilatare il tempo. In piscina abbiamo passato non più in quindici minuti insieme, eppure mi sono sembrati finestre di tempi aperte sull'eternità.

Un giorno solo, quindi, per noi diventerà un anno. E sono pronta a viverne ogni suo mese nell'equivalente di ore e minuti.

Sapere che Dahlia è stata per lui poca cosa mi ha risollevato a un livello che non mi sarei mai aspettata. È come se prima di sapere la verità avessi pensato: un secco virgulto si è frapposto tra due mandorli in fiore, e ha fatto loro ombra. E invece no. Non ci siamo mai ottenebrati perché lui lo ha abbattuto per entrambi. Non cedere a un'altra donna significa che io metto in discussione le sue scelte, oltre che la sua quotidianità, e che siamo ancora nel pieno della nostra primavera, una stagione di riscoperta per noi, dopo quanto abbiamo patito negli anni passati.

Sono a pochi passi dall'arco di ingresso. Dall'interno della sala si espande un placido tintinnio di stoviglie. È possibile che Alex sia già dentro e mi stia aspettando.

Cosa accadrà? Con che spirito mi accoglierà?

Con quello di un demone assetato del mio corpo o con quello di un educato padrone di casa?

Perché oggi, vista l'assenza della restante parte della famiglia Colbain, è lui a sostenere queste mura e a gestire centinaia e centinaia di stanze. Ha il controllo su cose e persone.

Ha il controllo su di me.

Il mio cuore accelera all'improvviso e fa guizzo nel torace. Mi tasto dunque il petto, tentando di ammansirlo. Socchiudendo gli occhi, però, torno a ieri. L'impalpabile ricordo di ciò che è avvenuto non è l'unica eredità che porterò del nostro incontro. Possiedo residui tangibili: ho un capezzolo in fiamme. Avverto ancora i suoi denti spietati nella carne. Ho dei segnacci sul collo. Non se ne vanno.

Mi avrebbe sculacciato, se Scott e Benneth non lo avessero impedito. E io, che dovrei scappare, mi ritrovo a dire che avrei voluto quel palmo su di me. Non so perché. Forse per sapere cosa si prova a essere un burattino nelle mani del diavolo.

Io sono regina  Where stories live. Discover now