Last effort

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Ho parlato di caos, in riferimento al rumore dello spesso vetro che s'è infranto a seguito del calcione di quel militare; ma in confronto a quello che è accaduto il quarantacinquesimo giorno di prigionia, il quarantaduesimo ti parrà un nonnulla.

Tutto è iniziato con un rumore simile ad un potente tuono. Le vibrazioni determinate da qualsiasi cosa fosse appena esplosa hanno fatto fare un piccolo salto ad Abel, che era praticamente disidratato del tutto e quindi steso sul letto, le mani a coprire il viso.
Una volta in piedi, per la velocità con la quale si era alzato, la sua testa ha iniziato a girare; e la situazione è peggiorata quando un inquietante odore di fumo ha raggiunto le sue narici. Ha guardato in ogni angolo della stanza, non immaginando che quanto stava andando a fuoco era l'intera struttura, là fuori - ma rendendosene conto non appena il fondo del corridoio ha iniziato a colorarsi di rosso.
In pochi minuti, la temperatura entro la stanza era arrivata intorno ai cinquanta gradi centigradi, e il soffitto sopra il lavandino era caduto - rompendo il tubo dell'acqua, che si è riversata a terra e iniziando a surriscaldarsi a sua volta.
Abel non sapeva cosa fare. Il fumo aumentava di minuto in minuto, facendogli lacrimare gli occhi, e ben presto lingue di fuoco si sono unite alle scintille rilasciate dal circuito elettrico che alimentava le lampadine: il muro si è sgretolato e pezzi di materiale rovente sono andati a cadere sulla pozza d'acqua facendo schizzare gocce bollenti dappertutto, la pelle del prigioniero compresa.
Il rumore era assordante, la puzza insopportabile, e tutto questo va unito alla consapevolezza del giovane che non v'era speranza di uscire vivo da quell'inferno.
Senza ragionare, ha sprecato le sue ultime energie a picchiare contro il vetro e ad urlare, facendolo sì tremare ma senza riuscire a smuoverlo minimamente: era fuori di sé, e se solo non fosse stato allo stremo delle forze avrebbe potuto sfondarlo senza dubbi.

«Aiuto, aiuto!»

Sapeva che non poteva essere rimasto nessuno nella base; la sua voce era rivolta innanzitutto a sé stesso, per cercare di spronarsi da solo ad abbattere tutta la parete, se non il vetro, e poi a Iddio stesso, perché quantomeno mettesse fine alle sue sofferenze.
Ma come ben si sa, quest'ultimo agisce sempre e solo con i suoi giri strani, e ad una richiesta - per urgente che sia - non risponde mai in modo diretto e semplice.

**

«Appena entrato dovresti trovarti in un corridoio dalle luci aranciate. Esso porta ad una sala operativa; forse nei computer sono rimasti dei dati, quindi inserisci la chiavetta con il virus. Ci penserà lui. Mi raccomando: se c'è qualcuno là dentro, magari il nostro collega, portalo fuori - vivo o morto»
«Roger.»
Charlie Nash, Tenente dell'Air Force Stanunitense, non è mai stato un tipo di molte parole. Certo che le sue relazioni erano tra le più dettagliate che chiunque potesse sperare di ricevere; ma non amava parlare neanche con amici cari al livello di Guile, che tra l'altro era un suo sottoposto.*
Né era un tipo ottuso, o uno che avesse idea di cosa sia la paura. Era riflessivo, prudente, razionale, finché umanamente è possibile esserlo. E persino dotato di uno stile inconfondibile, con un ciuffo di capelli biondissimi che gli scende davanti al viso, lungo fino al mento, gli occhiali quadrati e la piastrina identificativa in mezzo al petto lasciato nudo sotto uno smanicato arancione. Chiunque lo riconoscerebbe a decine di metri di distanza, anche tu che hai potuto vederlo all'inizio del capitolo - forse per la prima volta.

Senza alcun indugio, quindi, dato l'ok alla radiolina con potenza di segnale raddoppiato, si è calato dalla stessa entrata che aveva usato l'ultimo infiltrato. Erano tutti tranquilli sulla sua missione dato che la base era stata abbandonata; lui soltanto conservava una buona dose di diffidenza, riguardo la sicurezza del luogo. Gli sembrava proprio una trappola, e per questo era abbastanza nervoso.
«Sto percorrendo il corridoio. Cinquanta metri alla fine.»
Parlare con il trasmettitore, per una volta, l'ha aiutato a tranquillizzarsi soprattutto in virtù del fatto che l'unica risposta è stata un «Roger» simile in tutto e per tutto a quello dato da lui stesso poco prima - gli piacevano particolarmente la chiarezza e la velocità, durante le comunicazioni.
Ha accelerato il passo e usato un calcione per spalancare il portone d'alluminio.
«Vedo i computer.» Nulla di diverso dai giganteschi schermi in dotazione all'aeronautica: si è quasi sentito a casa mentre cercava un'entrata per la chiavetta, trovandola senza troppi problemi.
«Installato» ha mormorato qualche attimo dopo l'inizio del processo, lo sguardo ancora incollato allo schermo. E proprio mentre finiva di pronunciare quella semplice parola, qualcosa è esploso nel locale che aveva sotto i piedi, facendo crollare la parete dalla quale era entrato e costringendolo a correre in direzione delle viscere del bunker.
«Evacuare, Charlie!»
La voce del sottoposto che aveva il compito di guidarlo, che in genere non aveva problemi a sovrastare qualsiasi cosa, ha raggiunto a fatica i suoi timpani tramite la radiolina.
«Impossibile. L'uscita è bloccata. Sto andando ad est - è l'unica alternativa»
«Approvato! Veloce!»
Dall'inclinazione delle sopracciglia del Tenente, ciò che dev'essergli venuto in mente a sentire tali parole deve essere stato: C'era bisogno di specificarlo?

Le sue gambe non avevano forse mai corso così velocemente, mentre un portone dopo l'altro continuava a sperare che lo strano pavimento metallico non gli cedesse innanzi. Con sicurezza ha continuato a dirigersi ad est, un bivio dietro l'altro, le orecchie ben tese perché non riusciva a credere che Bison non si fosse lasciato qualche ostacolo alle spalle ben più impegnativo di qualche lingua di fuoco dietro di lui. Doveva aver preveduto l'arrivo di qualche inviato alla base; dov'era la trappola?!
Il rumore di esplosione si è replicato per tre volte, le fiamme si sono propagate anche e soprattutto tramite la rete elettrica; ma la velocità di Nash ha fatto sì che il soffitto cadesse sempre dietro di lui, e mai lungo la strada che doveva ancora percorrere.

«Aiuto, aiuto!»

Sentendo un urlo, ad un certo punto, non ha potuto che fermarsi. La voce sembrava lontana, ma ne ha subito visto il proprietario: si trovava dietro una spessa vetrata, e stava cercando di tirarla giù con dei pugni molto flebili. Si è avvicinato, e con un movimento del braccio - «Strike!» - ha creato un boomerang luminoso, capace di mandare quel vetro in frantumi.
Il giovane rinchiuso là dietro continuava a tossire e non sembrava in sé. Chissà da quanto era rinchiuso in quella stanza...
L'ha preso in spalla, come un sacco, e ha continuato il suo percorso verso l'altra uscita nota ai colleghi: quella a est.
«Tutte le stazioni! Ricevete?!»
Non aveva dubbi sul percorso da seguire, non voleva comunicare che aveva trovato qualcuno di vivo - non ce n'era alcuna necessità con una tale urgenza. Ma aveva un bisogno assoluto di sentire la voce di qualcuno di familiare, di ricevere... Degli ordini.
Incredibilmente, la radio ha iniziato a tossicchiare.
«Charlie! Riceviamo livello 2 e vediamo il GPS --» Interferenza. «... Giusta»
«La direzione è giusta?»
«Confermo!»
Qualche attimo di silenzio, durante il quale l'inferno ha invaso le orecchie della squadra in superficie.
«Ci saranno una quarantina di gradi qui sotto» ha poi gridato il tenente, bisognoso di compagnia.
«Tutto quel che vediamo sono lingue di fuoco, quindi sei ancora fortunato. Cento metri all'uscita»
Un ultimo sforzo... Contro le sue stesse aspettative, Nash ha scoperto di avere ancora a disposizione abbastanza energia da poter sprintare verso l'ultima porta.

**

*È quanto scritto in streetfighter.fandom.com: "Charlie is Guile's superior officer and close friend."

♥ [Seguono spoiler sulla saga, lel.] ♥





Mi risulta, chiaramente da ignorante totale in materia, che [wikipedia.org, voce italiana per "United States Air Force"] il First Lieutenant [Charlie in fandom.com] sia in verità sotto il Major [Guile sul medesimo sito]. Ma tengo per buona l'ipotesi che Guile sia stato promosso al grado superiore dopo il decesso del suo "close friend": così tutto è perfetto.

[Forse, lo ammetto, mi sto facendo un sacco di problemi inutili dato che a te non potrebbe interessare di meno una questione così marginale. Ma non per nulla ho riservato tali piccolezze ad un asterisco con tanto di spoiler alert! « ( ͡° ͜ʖ ͡°) » ]

was it all a Dream?Where stories live. Discover now