Months-lasting hibernation

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L'ambientazione cambia di nuovo, come s'è probabilmente evinto. Il giovane #7 ha preso il posto - sulla poltrona, nella cella, nella sala allenamenti - del poco più grande #6, il nostro Abel, che è stato trasferito a fianco dei corpi che lo hanno preceduto in uno stato simile al coma. 

Chissà cosa si prova quando si è in quello stato. Molto probabilmente l'anima di Abel ha potuto ridestarsi, disponendo di ogni energia necessaria a farlo; è finalmente riuscita a guardare indietro e incontrare nuovamente lo sguardo affettuoso dei genitori, o sentire frusciare la brezza sulle sue guance, accompagnata dalle campane e dal tepore del sole in primavera. Forse ha avvertito la morbidezza del pelo chiaro di Petit sotto le dita, o la mano di Georges che stringeva la sua per aiutarlo ad alzarsi. O ancora, avrà potuto ripassare i nomi delle celebrità di cinema e sport che affollavano i muri della sua stanza; attori del calibro di Mel Gibson, Jackie Chan e Fei Long e campioni sportivi come Zangief, per fare un importante nome.
Fatto sta che la graduale perdita di lucidità o consapevolezza o, ancora, volontà che lo aveva così a lungo afflitto, è andata disperdendosi con il lungo passare del tempo. Se avesse potuto, sarebbe tornato quello di prima; era la presenza di un'alta percentuale di quello strano potere a impedirglielo. I ricordi che ha riconquistato gli hanno donato qualcosa che aveva completamente perso - la speranza - e sono riusciti a restituirgli persino qualche forza interiore; solo che non vi era modo di sfogarla.
Immagina, ad esempio, cosa Abel ha potuto fare per opporsi all'atto di due studiosi che, di punto in bianco, gli hanno prelevato un'ingente quantità di sangue per misteriosi fini. A malapena se n'è accorto, il poveretto, che non è riuscito ad aprire gli occhi per vedere che aspetto avessero le uniformi a distanza di mesi dall'ultimo sguardo che aveva potuto lanciare loro.
Non che avesse idea di essere immobile da tutto quel tempo, sia chiaro.

«Cosa state facendo?»
La domanda che aveva in mente si è materializzata quasi come per magia all'esterno della sua mente, pronunciata da una voce che gli risultava quasi familiare.
«Ci serve il DNA per un esperimento.»
«Non ho ricevuto alcun tipo di avvertimento della vostra venuta. Che esperimento?!»
La voce di Balrog si è fatta man mano più minacciosa nel rivolgersi ai due dipendenti dai capelli bianchi e lo sguardo stanco che se ne stavano tremolanti a pochi centimetri da lui: era il suo turno di guardia sulla sesta bambola, e non avrebbe permesso alcuna anomalia. Non aveva alcuna intenzione di finire nei pasticci e dover magari compilare dei moduli.
«Bison vuole creare dei cloni per avere più soggetti a disposizione con meno sforzo.» Questo cambiamento di strategia significava quasi certamente che Sagat era tornato senza concludere la missione. Strano!
«E non vi ha dato alcun lasciapassare?»
«Sì, in effetti... Ecco.»
Rumore di un foglio che viene afferrato e piegato.
«Uhm, d'accordo allora. Fate in fretta.»

Il compito di rimettere i settantotto chilogrammi del corpo #6 (due in meno del solito, a causa della massa sanguigna asportata) nell'acquario è stato volentieri affibbiato al pugile, che a malapena ricordava di averlo condotto là personalmente dalla Francia; mentre i due scienziati sono subito usciti dalla stanza circolare con le sacche scarlatte sottobraccio, diretti al laboratorio dal quale ordinariamente uscivano giusto per adagiarsi sulle brande, una volta ogni dodici ore.

È assolutamente ignoto come sia stato possibile sviluppare un tale livello di tecnologia, da parte di scienziati senza dubbio molto qualificati e anche decisamente motivati. Fatto sta che il DNA era il penultimo passaggio per la creazione di corpi in modo artificiale. Era vero, Sagat stava tornando da chissà dove a mani vuote; quantomeno stava tornando, e questo era ciò che interessava davvero al Capo. L'infernale seconda poltrona era ormai pronta al collaudo, e il soggetto adatto a superare il test pur essendoci era uno solo - al momento. Appena un clone avesse dato segni di vita, si sarebbe proceduto con la doppia scarica: Bison contava ormai i giorni in attesa di vedere quelle masse informi sui suoi schermi fare dei movimenti o assumere forme meno evanescenti. Solo che si trattava del primo di una breve serie di abbagli ai quali, certo, ha saputo rimediare, ma che comunque sono andati a macchiare la serie di fortunatissime coincidenze che gli hanno permesso di raggiungere i livelli attuali con le sperimentazioni scientifico-tecnologiche.
In particolare, il corpo #7 - il piccolo brasiliano catturato da Vega - ha fatto prima a raggiungere il livello di Abel e superarlo, sebbene di poco, che gli studiosi a fare assumere un aspetto convincente ai cloni. In effetti, appena prima di essere ibernato, Abel era stato invitato - costretto - ad affrontare Balrog, per testare la sua capacità in via definitiva. Costui è un ottimo pugile, ecco perché Bison lo tiene con sé; batterlo non è facile, sicuramente, e difatti aveva riportato la seconda vittoria sulla bambola.
«Non ha tattica, solo forza bruta. Quando riusciva a beccarmi mi faceva molto male, ma schivare e difendersi è la prima regola» aveva commentato, grondante di sudore e molto divertito. Il Capo non si era mostrato contento; sapevano tutti del suo orgoglio ad avere per sottoposti lottatori del livello di Balrog, ma la sua più recente creazione si era rivelata indegna dei fini per i quali era stata concepita. Ed in questo umore Abel era stato rinchiuso nell'acquario.
Ecco spiegato il motivo per cui, non appena il brasiliano è riuscito a battere il pugile, Bison non ha esitato ad ordinare di testare la seconda macchina, senza dare minimamente retta a tutti i suoi sottoposti che sostenevano l'impossibilità di un successo senza un periodo anche minimo di allenamenti per permettere al #6 di ambientarsi e magari migliorare ancora un attimo. Niente. Bison voleva chiaramente sbarazzarsi di quell'automa diventato ormai debole, ingombrante e dannoso per via della sua strenua resistenza, e rimpiazzarlo a tutti gli effetti con il successivo, più malleabile e di conseguenza facilmente controllabile.
Così, tenendo buono il Settimo Corpo come sostituto del Sesto in caso di imprevisti, si è dovuto procedere ad estrarre  di nuovo quest'ultimo dall'acquario, controllare - finalmente - il suo stato di salute, e adagiarlo ancora semi-cosciente sulla seduta della seconda poltrona delle torture.

was it all a Dream?Where stories live. Discover now