Losing control

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«Tutto deve essere segreto, difficile, misterioso. Master Bison deve avermi scambiato per un corriere, che fa sempre e non chiede mai! Non ho diritto di sapere proprio nulla fino all'ultimo momento, io!»

Balrog non sembrava nemmeno sé stesso, senza guantoni e canottiera lacera. La camicia bianca conteneva a stento il suo malumore, che gli curvava la schiena; e il cielo nuvoloso sulla sua testa imitava minacciosamente il suo borbottare. La pentola di fagioli ha smesso di bollire, comunque, non appena s'è imbattuta in un'affiche sgargiante: ci è voluto qualche tempo per decifrare la lingua, ma dopo qualche attimo ha capito che si trattava di un piccolo torneo di judo per giovani appassionati nella palestra comunale di una cittadina confinante, la sera seguente.

Il luogo e il tempo perfetti per "osservare" i possibili obiettivi.

**

«Ci siamo, quindi.»

Dopo ben venti minuti passati di fronte allo specchio a pettinarsi e a cercare di rendersi quanto meno riconoscibile possibile, il pugile in borghese ha chiuso la porta della camera d'albergo, e guardandosi intorno s'è diretto alle scale, che ha sceso ad una velocità impressionante. Si era segnato il luogo della gara sulla mappa turistica che aveva acquistato appositamente, ma non essendo la geografia il suo forte si è perso nel tentare di raggiungerlo; e quando finalmente ci è riuscito, l'evento era pressoché terminato.

Senza disturbarsi nemmeno ad entrare, ha sbirciato i finalisti da una larga finestra al pianterreno. Non aveva mai assistito a lotte di judo, prima; sapeva dell'esistenza di quello sport giusto per sentito dire. Gli incontri duravano pochissimo, erano probabilmente i più corti che avesse mai visto; gli sfidanti sembravano abbracciarsi e fare una strana danza, e appena uno finiva schiacciato, l'altro si tirava in piedi di scatto per darsi un sacco di arie. Soltanto uno sembrava un po' più tranquillo degli altri, il numero sulla sua giacca era il 32; spazzava gli avversari come foglioline nonostante non sembrasse eccessivamente forzuto, e si limitava ad esultare con un sorrisino compiaciuto. Certamente doveva avere la facilitazione dell'età, dato che mostrava almeno un paio d'anni in più degli altri concorrenti. Ciononostante, a Balrog è parso proprio quanto faceva al caso suo - soprattutto nel momento in cui ha vinto anche la finale, venendo decretato campione in mezzo a mille urla.

Per questo, al termine della partita, l'ha seguito con discrezione; e dato il fatto che "32" indossava un bomberino bianco e un cappello della medesima tinta, giungere dietro di lui e al suo gruppetto in un angusto locale è risultato abbastanza facile. Erano ormai vicini al confine del paese, quindi praticamente nella periferia della "Grande Marsiglia".

A quanto pareva, il giovanotto intendeva festeggiare la vittoria con degli altri amici che lo attendevano là; e una volta entrato si è subito dato da fare con gli alcolici.

«Voulez-vous commander?»

Il pugile ha alzato un'occhiata infastidita al cameriere che aveva raggiunto il suo tavolo, e intuendo che gli stava chiedendo di ordinare, ha indicato la prima cosa che gli è capitata dal menù; l'esile cameriere, spaventato a morte dal semplice sguardo, ha annuito ed è mezzo corso a servirlo.

Mentre attendeva che l'attenzione di tutti si discostasse un po' dal festeggiato, Balrog si è guardato intorno, intento a riflettere sulla scusa con la quale avvicinarsi e scannerizzargli le iridi. Sperava di riuscirci prima della fine della serata; bastava che lui andasse al bagno per poterlo avvicinare da solo, e dato che lo scanner era fatto a mo' di fotocamera professionale, il gioco sarebbe stato presto fatto.
Tuttavia, ha concluso tra sé e sé, se il ragazzo avesse continuato a lungo a bere in quel modo non ci sarebbe mai giunto sulle sue gambe.

Distratto dall'arrivo del cameriere con la sua abominevole ordinazione a base di odoroso pesce, Balrog è dovuto tornare ad interessarsi al suo judoka tutto d'un tratto.
«Abel! Tu es en retard!! Pourquoi n'es-tu pas venu cet aprés-midi?»
Sforzandosi un po', la spia ha capito che "32" si era indispettito sia del ritardo che dell'assenza al torneo del suo interlocutore. Il giovane con cui stava parlando, in effetti, non l'aveva mai visto, e pareva essersi aggiunto alla schiera ignorando il fatto che il festeggiato fosse del tutto alticcio. I capelli corti corti sottolineavano le linee aguzze del suo viso, e sembravano innaturalmente dorati alla luce del potente lampadario sotto il quale si era fermato. La sua altezza era assolutamente nella media, lo si capiva chiaramente dal confronto con i coetanei che lo circondavano; la larga giacca di denim che indossava, abbinata ai pantaloni, gli dava un'aria massiccia, ma quell'apparenza era chiaramente tradita sia dalla postura che dalla dimensione minuscola dei polsi che facevano capolino dalle maniche risvoltate grossolanamente. Ha mormorato un poco come per giustificarsi, a capo basso; e il festeggiato, per tutta risposta, ha riso di gusto.
«Abruti! Je ne devrais pas te parler, tu es un perdant!»
Non che avesse idea di cosa diamine avesse appena sentito - dal solo tono Balrog ha potuto evincere che si trattava di qualcosa di abbastanza offensivo.

Alzando la testa, il ragazzo vestito di jeans ha aggiunto nuovi concetti alla sua spiegazione muovendo animatamente le mani; e grazie al silenzio che si stava creando attorno alla scenetta, qualche sillaba è riuscita a raggiungere le orecchie di Balrog che, attentissimo a quanto accadeva, è rimasto colpito dalla gravità del suo tono.
Per tutta risposta, "32" ha appoggiato il bicchiere sul tavolo con un gran frastuono e gli ha voltato le spalle. Preso da uno scatto d'ira che ha fatto sbarrare gli occhi persino alla spia, quello che a quanto pare si chiama Abel ha afferrato il braccio all'ubriaco, l'ha voltato con uno strattone e l'ha preso per il colletto, sollevandolo dal pavimento; senza dire nulla, però, l'ha subito scaraventato a terra e se n'è uscito, in mezzo al silenzio più totale, guardando semplicemente dritto davanti a sé.

«Est-ce que tout va bien, Adrien?»
«Quelque chose devrait aller mal?!»
Tirandosi nuovamente in piedi, barcollando per l'alcool ma evidentemente non infortunato, Adrien - ovvero il lottatore numero 32 - ha alzato il calice al soffitto, e il caos è ricominciato come se nulla fosse accaduto.
Balrog ha spiluccato distrattamente dal piatto che aveva sotto il naso. Anche questo Abel lo aveva colpito - se la "bambola" che cercava non era il festeggiato, allora poteva essere lui. Ma per saperlo non c'erano molte alternative: doveva scannerizzare prima l'uno e poi l'altro, e ha deciso che gli sarebbe convenuto aspettare che Adrien andasse da qualche parte lontano dalla folla per tentare dapprima con lui. Oppure agire... In mezzo al caos?

Preso improvvisamente da una buona idea, il pugile improvvisato giornalista si è alzato e si è diretto al centro della festa, arraffando nel percorso un calice libero.
«Adrien, félicitations!»
La sua stazza non sarebbe certamente potuta passare inosservata in mezzo a tutte quelle oche delle invitate, e il suo tono di voce - sebbene lo stesse notevolmente dissimulando - è stato quanto ha attirato anche l'attenzione dei maschietti.
«Qui est-tu?» Il tono con cui quel giovane gli ha chiesto di presentarsi è bastato per irritarlo.
«Photographe pour le journal municipal-» ha inventato, cercando di sembrare il più francese possibile.
«Rapidement» ha concesso il giovane sgarbatamente, sorridendogli per la fotografia.
«Yeux ouverts, eh.» In effetti, aveva molta paura che non tenesse gli occhi abbastanza aperti; ma i suoi timori si sono rivelati inutili. Click; in un attimo, la scansione è partita. «Bonsoir» ha mormorato tra i denti, voltandosi e andandosene in fretta; era al colmo dell'agitazione, perché se per caso il corpo perfetto per diventare bambola fosse stato il suo, molto probabilmente sarebbe tornato alla base (e quindi, poi, a casa) prima dei suoi due colleghi.

Giunto all'esterno del locale, però, ha dovuto ritirare le sue speranze.
«E ora dove lo trovo l'altro?!»
Senza idea di cosa fare per ritrovare quell'Abel, Balrog ha preso a passeggiare per le vie adiacenti, riflettendo sulla possibilità di studiare le abitudini del gruppo nella speranza che presenziasse in qualche altra riunione non troppo temporaneamente distante.
In effetti, se era stato invitato ed aveva fatto indispettire il festeggiato con un semplice ritardo, non doveva essere troppo estraneo alla cerchia. Ha così deciso di tornare in albergo, cambiarsi, e vedere cosa accadeva nel locale, specialmente per sentire possibili allusioni al prossimo incontro.

La sua fortuna è stata immensa.

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